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l'estasi,la preghiera,la meditazione,la creatività artistica e scientifica,
l'esplorazione dello spazio e degli abissi marini,l'agonismo sportivo.
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Al di là dell’Io.I nuovi orizzonti della psicologia transpersonale di Virginia Salles
“E dolce morire nel mare”... ripete instancabilmente Jorge Amado nel suo bellissimo libro Mar morto. é dolce morire nel mare perché nelle sue acque scure, nel mare profondo, c’e Lei: Jemanjà, la madre e amante di tutti gli uomini.
Dal mare profondo, dal buio della sua tana, emana un dolce richiamo, un richiamo forte e silenzioso, un canto profumato di mistero e d’amore che arriva alle orecchie di tutti. E tutti la desiderano e la temono: madre dei seni che piangono, madre guerriera, madre amante, madre che conosce tutti i più nascosti desideri.
Secondo il mito di Bahia solo la morte può spalancare le porte del viaggio infinito verso l’ambita meta che tutti si struggono di raggiungere.
Il mito di Jemanjà ci racconta di un’avventura interiore e di come la natura (o la psiche) premi cosi generosamente chi riesce a varcare la soglia: ”Viaggiano nelle terre senza fine e conoscono tutti i segreti del mondo”. Una morte iniziatica quindi, un passaggio verso il “senza limite” che non pone termine naturale all’esistenza, ma la trasforma profondamente, momento culmine di una tappa dello sviluppo psicologico.
Di questa morte e di questa trasformazione ci parlano anche gli antichi misteri greci, le religioni e i riti iniziatici delle varie culture. Miti e riti di rinascita erano diffusissimi in tutto il mondo antico ed erano destinati a produrre questa morte e il conseguente rinnovamento. In tutte queste tradizioni i partecipanti sapevano cosa significasse trascendere l’esistenza quotidiana e esplorare realtà molto al di là della coscienza ordinaria e ciò avveniva durante i sacri misteri di morte e rinascita, nei riti di possessione, nello sciamanesimo ecc.
La psicologia transpersonale s’interessa in modo particolare di questo tipo di esperienza al di là del confine e del loro potenziale trasformativo. Questo confine è la nostra identificazione con l’Io incapsulato nella nostra pelle e separato dell’unità della vita.
Indagando nelle profondità dell’inconscio umano Jung s’imbatté in “qualcosa” che trascende la persona, qualcosa che non appartiene più alla collettività, ma al transindividuale. Si potrebbe sostenere che il fondatore della psicologia analitica abbia rielaborato in chiave psicologica l’antica idea del divino dentro ogni uomo. Jung può essere considerato il primo psicologo transpersonale, il primo che abbia lanciato un ponte tra la psicologia occidentale e i livelli di coscienza proposti dai sistemi psicologici orientali.
Le testimonianze e la conoscenza dei percorsi meditativi portano alla consapevolezza che la crescita umana varca i confini dell’Io e ciò costituisce un punto determinante della visione evolutiva della psiche e delle tecniche terapeutiche transpersonali.
I vissuti transpersonali vanno al di là dell’esperienza fenomenica comune, in particolare corrispondono a quello stato di coscienza in cui sparisce ciò che Jung chiama “la persona” e si dissolvono i confini apparenti tra l’Io e il mondo esterno.
Sviluppando il pensiero, tra gli altri, Jung, Neumann, Perls, Maslow, la psicologia transpersonale, pur riconoscendo quanto rilevanti siano i nostri vissuti infantili e biografici, ritiene fondamentali gli elementi della psiche che trascendono l’individuo e affondano le radici nell’inconscio collettivo e nella dimensione spirituale. L’attivazione di questi livelli profondi della psiche determina sia le tappe dello sviluppo individuale sia le tappe dello sviluppo della coscienza collettiva.
La perdita del senso di unità e interrelazione con il tutto ha avuto implicazioni drammatiche non solo per quanto riguarda lo sviluppo della coscienza, ma anche dell’etica e dei valori, e ha inoltre impoverito il concetto psicologico di salute mentale. Descrivendo la sua visione del mondo Albert Einstein sostiene che un essere umano è parte di un intero chiamato universo e che sperimenta pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto, una specie di illusione ottica della coscienza. Tale illusione è una prigione che ci confina ai nostri personali desideri e all’affezione verso le poche persone a noi vicine. Il nostro compito, secondo Einstein, deve essere quello di liberarci da questa prigione attraverso l’allargamento del nostro circolo di conoscenza e comprensione fino a includere tutte le creature viventi e l’interezza della natura nella sua bellezza.
In netto contrasto con la maggior parte dei modelli psicologici e psicoterapeutici che si sono formati secondo il paradigma di tipo cartesiano-newtoniano, quindi sulla “separatività”, la psicologia transpersonale si fonda su una visione unitaria della realtà e persegue un mutamento di paradigma che vede l’essere umano come un complesso sistema, parte integrante dell’universo in cui vive in costante e interdipendente relazione e propone un’alternativa rivoluzionaria al concetto meccanicistico della “mente contenuta nel cervello”.
Stanislav Grof (1) considera le problematiche psicologiche da un punto di vista evoluzionistico e ritiene che l’attuale crisi mondiale che minaccia l’esaurimento delle risorse vitali del pianeta e la nostra stessa sopravvivenza sia il risultato, sul piano collettivo, del presente livello di coscienza degli individui. Grof riconosce come imprescindibile il passaggio ad uno stato di coscienza superiore sia a livello individuale che collettivo. Tale prospettiva è solo apparentemente utopistica, perché in realtà la natura sembra aver provveduto i mezzi necessari e condotto degli sperimenti pilota in questo senso.
Grof ha studiato per molto tempo le persone che hanno vissuto in modo spontaneo potenti esperienze mistiche o hanno superato felicemente una crisi spirituale e ha constatato che il numero di queste persone è in costante aumento. Secondo Grof queste esperienze provocano, in chi le ha vissute, cambiamenti simili a quelli che si possono osservare nel corso di pratiche spirituali o di profonde autoesplorazioni esperienziali. Nel corso di tali esperienze:
· Si ha l’opportunità di attingere alle radici degli aspetti distruttivi della natura umana e di superarli portandoli alla coscienza. Quello che nella psicologia junghiana viene chiamato “l’integrazione dell’ombra”;
· Si raggiunge un rapporto più profondo con se stessi e con la natura (dal che deriva una maggiore sensibilità ecologica);
· Si consegue una maggiore apertura verso la dimensione spirituale dell’esistenza.
Grof ha chiamato queste esperienze “emergenze spirituali”, sottolineando così il loro doppio aspetto di “pericolo” e di “opportunità”. Egli ha sviluppato una potente tecnica di autoesplorazione esperienziale che utilizza la respirazione (come mezzo privilegiato di accesso all’inconscio), la musica evocativa e il lavoro sul corpo. Tale tecnica, denominata respirazione olotropica (2) , possiede un forte potenziale terapeutico perché fa emergere contenuti psichici inconsci (biografici, perinatali, transpersonali) ed è in grado di favorire lo sviluppo emotivo e spirituale degli individui. Un’esperienza del genere porta a trascendere i confini dell’Io e gli stessi limiti spazio-temporali. Possiamo identificarci con qualsiasi aspetto della natura, animali, piante etc., o vivere altre dimensioni archetipiche. Da questi vissuti derivano un cambiamento profondo della personalità, alcuni importanti “insights” e una comprensione della nostra intima connessione e unità con la natura.
Molti ricercatori nel campo della psicologia transpersonale ritengono che il crescente interesse per la spiritualità e la maggiore incidenza di esperienze mistiche spontanee rappresentino una tendenza evolutiva verso un nuovo livello della coscienza umana.
Dagli studi di Grof con persone che hanno vissuto queste esperienze di trasformazione è emerso che molte di loro non avevano mai parlato con nessuno per paura di “esser prese per pazze”. Molte altre hanno raccontato di aver commesso l’errore di parlare agli interlocutori sbagliati e di esser state ricoverate, sottoposte a cure farmacologiche, etichettate con definizioni psichiatriche, anche se nel profondo avevano colto il significato di ciò che era avvenuto ed erano convinte che la loro esperienza non fosse patologica.
Grof e sua moglie Cristina, dando ascolto a questa nuova esigenza, hanno creato nel 1980 una rete internazionale di sostegno a chi attraversa una crisi di risveglio spirituale: “Spiritual Emergence Network” (SEN).
In questi vent’anni il SEN ha compiuto grandi passi nell’affermazione del concetto di “emergenza spirituale” nell’arena della salute e della malattia mentale e ha promosso l’idea che possa esistere un intenso processo di trasformazione che, pur presentando aspetti drammatici, non è patologico.
Gli studi di Grof espandono la cartografia dell’inconscio umano, fornendo elementi preziosi ai fini della diagnosi differenziale tra la psicopatologia e la collocazione dell’esperienza non ordinaria in una chiave evolutiva, offrendo inoltre un modo alternativo di intendere e di trattare molti degli stati di coscienza che vengono automaticamente definiti come psicotici.
La potente tecnica psicoterapeutica esperienziale sviluppata da Grof, denominata “respirazione olotropica”, non solo possiede forti qualità terapeutiche, ma è in grado di attivare autentiche esperienze di trasformazione psicologica.
Vorrei a questo punto ricordare il famoso racconto indiano dell’elefante nella stanza buia: le persone che lo toccavano lo descrivevano ognuna in modo diverso. Chi toccava l’orecchio lo descriveva come un ventaglio, chi la proboscide lo descriveva come un serpente, chi invece toccava la zampa lo descriveva come una colonna.
Questa metafora può essere utilizzata per rappresentare la parzialità e incompletezza delle varie scuole di pensiero in campo psicologico in quanto ognuna si limita a descrivere un aspetto del mondo interiore e dell’esperienza soggettiva.
Penso che il tentativo di delineare la sagoma dell’elefante, cioè una visione unitaria che possa almeno avvicinarsi alla verità, costituisca la nuova sfida, non solo in campo psicologico. La psicologia transpersonale auspica questa trasformazione, questo passaggio a un livello superiore di complessità e integrazione.
Sono stati fatti alcuni passi in tale direzione. Già nella prima metà del secolo scorso Aurobindo compiva un tentativo di unificazione dei sistemi psicologici spirituali orientali scrivendo La sintesi dello Yoga, trilogia che ancora oggi colpisce anche per la sua straordinaria bellezza.
In Occidente il primo libro di Ken Wilber, Lo spettro della coscienza, pubblicato negli anni settanta, ormai un classico della letteratura transpersonale, riconosce la validità e complementarità di tutte le scuole di pensiero in campo psicologico e propone una loro integrazione coi livelli di coscienza proposti dai sistemi psicologici spirituali orientali in una visione unificata della coscienza.
Il più ampio e riuscito tentativo di sintesi dei svariati aspetti della psicologia è il lavoro di Wilber intitolato Il progetto Atman, pubblicato nel 1980. In questa modernissima riformulazione della evoluzione umana appaiono integrati oriente e occidente, psicologia tradizionale e misticismo, aspetti convenzionali e contemplativi, antichi e moderni.
La psicologia transpersonale insieme a una visione unitaria dell’universo e dell’essere umano propone una varietà di pratiche di autoesplorazione esperienziale atte a trasformare le emozioni e collegare la psiche individuale al sostrato dell’essere.
Queste pratiche non sono proprietà esclusiva di una singola tradizione religiosa o di un insegnamento spirituale ma patrimonio dell’umanità. Ad esso possiamo attingere ogni volta che aspiriamo ad andare oltre lo sviluppo psicologico convenzionale, oltre l’autocoscienza. Ciò implica lo sviluppo della funzione trascendente della psiche, la consapevolezza della nostra intima relazione con la totalità dell’esistenza, la natura, gli altri esseri umani e la terra in cui viviamo.
Bibliografia:
Amado, J., Mar morto, Milano, Mondatori, 1985.
Aurobindo, S., La sintesi dello Yoga, Roma, Astrolabio, 1967.
Einstein, A., Come io vedo il mondo, Roma, Newton Compton 1975.
Grof, S., Oltre il cervello, Assisi, Cittadella Editrice, 1988.
Grof, S. - Grof Ch., Emergenza spirituale, Como, Red, 1993.
Grof, S. - Grof, Ch., La tempestosa ricerca di se stessi, Como, Red, 1995.
Grof, ., La mente olotropica, Como, Red, 1996.
Grof, S. - Grof Ch., Il gioco cosmico della mente, Como, Red, 1998.
Grof, ., Psicologia del futuro, Como, Red, 2001.
Wilber, K., Lo spettro della coscienza, Edizione Crisalide, 1993.
Wilber, K., Il progetto Atman. L’evoluzione umana nella prospettiva transpersonale, Milano, Tecniche Nuove, 1997.
Note:
(1) Stanislav Grof, psichiatra, nato a Praga, vive da molti anni negli Stati Uniti, paese nel quale ha approfondito le sue ricerche sugli stati non ordinari di coscienza e sugli effetti delle sostanze psichedeliche. é uno dei fondatori e maggiori teorici della psicologia transpersonale.
(2) Da holos = totalità e trepo = mi volgo in direzione di.
Virginia.sl@libero.it
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GUGLIELMO CAMPIONE
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