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Ferenczi ,la nostalgia dell’oceano e le immersioni subacquee. di Guglielmo Campione





"Mar che ti volgi ovunque è riva e chiami

Cuor che ti volgi ovunque è pena e l’ami:

Ritornan l’acque e i sentimenti al fondo,

ma per salire puri ancora al mondo".



Clemente Rebora “Frammenti lirici”, 1913



L'acqua da sempre scandisce le fasi esistenziali dell'uomo, prestando la propria immagine ai simbolismi della vita, del trascorrere del tempo, di una dimensione metafisica - religiosa e magica - speculare rispetto alla realtà percepibile.

Qual è il substrato ancestrale che giustifica la nostra profonda attrazione verso questo ambiente?

Il rapporto con i pesci e i mammiferi marini così ricercati da noi subacquei, per esempio, si basa solo sulla curiosità, sulla voglia di avventura e sulle tendenze ordaliche delle immersioni tecniche o sulla condivisione con i mammiferi marini del comune cervello emotivo degli affetti, delle gratificazioni e del piacere, della lattazione e alla gestazione gravidica e degli indubbi comportamenti gruppali e linguistici dell’uomo e di questi animali ?

C’è di più che l’etologia comparata?

La psicoanalisi, aprendosi all’antropologia, alla mitologia, alla mistica, alla biologia, alla letteratura ha dato un irrinunciabile contributo di riflessione su questo argomento.

Analizzerò qui due irrinunciabili esempi storici di tale apertura: la corrispondenza tra Freud e il premio nobel Rolland dal febbraio 1923 a maggio 1936, lo scritto Thalassa di Ferenczi del 1924 e alcuni passi dall’opera “La regressione”.di Michael Balint, allievo di Ferenczi.

Accennerò alla leggenda dell’uomo pesce e dell’identificazione con esso che affascinò e interesso anche il più grande filosofo italiano del novecento Benedetto Croce in una sorta di autoanalisi fatta in tarda età: la leggenda come viatico per un viaggio all’interno di se stesso bambino al di là di tutte i rigori scientifici sin lì usati.

Infine traccerò alcune mie ipotesi interpretative della leggenda.



IL SENTIMENTO OCEANICO



Freud deve a Rolland, la sua elaborazione del cosiddetto “sentimento oceanico ”.

La metafora oceanica, l’oceano come simbolo dell’illimitato, dell’unità in cui le molteplicità si dissolvono e gli opposti coincidono, è molto diffusa in tutte le tradizioni mistiche per descrivere la scomparsa dei limiti dell’Io. Tra i mistici cristiani ricorre spesso l’espressione: ”Io vivo nell’Oceano di Dio come un pesce nel mare”. Definisce una condizione permanente di quiete, calma, silenzio interiore anche quando si è coinvolti in pensieri e attività rivolte al mondo esterno. Il soggetto rimane consapevole del proprio stato di coscienza, mentre simultaneamente è conscio di pensieri, sensazioni, azioni.

Ramakrishna per descrivere l’ineffabile utilizzava spesso la metafora della bambola di sale, misura della profondità dell’oceano: “non appena entrata nell’oceano, cominciò a fondersi. Allora chi è in grado di ritornare e dire la profondità dell’oceano?” Freud aveva inviato Rolland l’avvenire di un’illusione, il suo scritto sulla Religione.

È nella lettera del 5 dicembre 1927 che Rolland lo invita a distinguere il “sentimento oceanico” dalla religione organizzata .

Il nucleo autentico del sentimento religioso è il “sentimento oceanico”, cioè l’esperienza mistica di unità con il mondo. Questo nucleo è vivo quando è viva l’esperienza dell’unità di tutte le cose:

Freud rispose in prima battuta così: Il sentimento dell’infinito non è altro che la nostalgia della condizione infantile preedipica, quando il bambino non è ancora in grado di percepire un confine tra sé e la madre.

Successivamente nel 1929 (14 luglio) Freud gli risponderà che il sentimento oceanico non gli aveva dato pace e che in un nuovo lavoro (Il disagio della civiltà, 1929) cita il sentimento oceanico e tenta “di interpretarlo nel senso della nostra psicologia.

Rolland (17 luglio 1929) si dichiara onorato che il sentimento oceanico lo abbia stimolato a fare una nuova ricerca e dice infine che Oriente ed Occidente sono le rive dello stesso fiume di pensiero e che in entrambe le rive ha potuto riconoscere lo stesso “fiume oceano”...

Nel 1936, in Un disturbo della memoria sull’acropoli: lettera aperta a Romain Rolland (Opere, vol. 11, pp. 473-481), Freud dedica a Rolland, questa confessione privata di una accurata analisi di un episodio di amnesia occorsogli durante un viaggio in Grecia sull’Acropoli di Atene di Fronte al Partenone che ha a che vedere con le tematiche della Fede-Fiducia, credulità/incredulità, piacere/dispiacere, potenza/impotenza, sentimento di estraniazione, depersonalizzazione, doppia coscienza, scissione della personalità.

Questo conferma la sensazione che la chiusura rispetto al sentimento oceanico continua a tormentarlo ancora dopo dieci anni dalla provocazione di Rolland. Si potrebbe a questo punto pensare che ciò che gli è precluso non è la mistica e la musica ma l’ingresso nel materno, nel femminile, in ciò che per Ramakrishna diventa la visione diretta della dea Kalì, l’eterno femminino, che per Freud rimase il continente nero.



THALASSA DI SANDOR FERENCZI



“La filogenesi o evoluzione della Specie, è un processo evolutivo degli organismi vegetali e animali dalla loro comparsa sulla Terra a oggi”. La filogenetica studia l'origine e l'evoluzione di un insieme di organismi, solitamente di una specie. Un compito essenziale della sistematica è di determinare le relazioni ancestrali fra specie note vive ed estinte .

Nel XIX secolo fu proposta da Ernst Haeckel la teoria della ricapitolazione espressa nelle sue parole “Tutte e due le serie dell'evoluzione organica, l'ontogenesidell'individuo e la filo-genesi della stirpe a cui esso appartiene, stanno fra loro nel più intimo rapporto causale. La storia del germe è un riassunto della storia della stirpe, o, con altre parole, l'ontogenesi è una ricapitolazione della filogenesi”.

Ferenczi riprende questo concetto ma si spinge molto in là per il 1924. Il testo è divisa nella parte ontogenetica e filogenetica.

Rifacendosi a Haeckel Ferenczi dice che la nascita dell’uomo è contrassegnata dal trauma: una catastrofe e che i frammenti di questa storia perduta sono conservati come geroglifici nella psiche e nel corpo. Ferenczi propone di applicare ai grandi misteri della Genesi della specie il metodo di decifrazione psicoanalitico usato per comprendere i piccoli misteri della storia individuale.

Nelle produzioni psichiche individuali e collettive con grande frequenza si assiste all’immagine del pesce che nuota nell’acqua.Secondo Ferenczi questo simbolo sta contemporaneamente sia per significare il coito che la situazione intrauterina.

Ma aggiunge Ferenczi, non potrebbe darsi che questo simbolismo esprima anche una parte di sapere filogenetico inconscio relativo al fatto che discendiamo da vertebrati acquatici ? (il famoso amphiouxus lanceolatus antenato di tutti i vertebrati e anche dell’uomo secondo le teorie in voga nel 1924).

Tutta l’esistenza intrauterina dei mammiferi superiori non sarebbe altro che una ripetizione dell’antica forma di esistenza acquatica.

La stessa nascita rappresenterebbe la ricapitolazione individuale della grande catastrofe che con il prosciugarsi degli oceani ha costretto numerose specie animali a d adattarsi alla vita terrestre e rinunciare alla respirazione tramite branchie per sviluppare i polmoni.

Citando Bolsche allievo di Haeckel secondo cui gli antenati dei genitali maschili sono i Pasci e che per la salamandra il corpo materno diventa l’equivalente dello stagno, Ferenczi arriva ad azzardare che placenta e amnios sono gli equivalenti del modo di vita acquatico del pesce.

“Alcuni aspetti del simbolismo dei sogni suggeriscono l’esistenza di una profonda analogia simbolica tra il corpo materno e l’oceano da una parte, la terra madre nutrice dall’altra. L’uomo prima della nascita sarebbe un endoparassita acquatico e dopo la nascita un ectoparassita aereo della madre, per un certo periodo. Anche la terra e l’oceano erano i precursori della maternità e costituivano essi stessi una organizzazione protettrice, avvolgendo i nostri antenati animali.

Il simbolismo marino della madre è più arcaico di quello della Terra, più tardivo, dove il pesce gettato dal prosciugamento degli oceani ha dovuto adattarsi per il tempo necessario a trasformarsi in anfibio.

Numerosi miti primitivi cosmogonici rappresentano la terra che emerge dagli oceani.

Il fatto di essere salvato dalle acque e di galleggiarvi può simboleggiare sia la nascita (il parto, l’approdo sulla terra) che il coito mentre cadere nell’acqua costituisce il simbolo ancora più arcaico: il ritorno all’utero.

La leggenda del diluvio universale potrebbe essere rovesciata: la prima grande minaccia è il prosciugamento e l’emersione della terra dell’Ararat sarebbe la catastrofe originaria lì dove l’arca di Noè rappresenterebbe il corpo materno che contiene la vita.

Ferenczi si pronuncia a favore di Lamark contro Darwin in quanto più centrato sulla psicologia e sul ruolo che le tendenze e le pulsioni interne hanno nella filogenesi ed in quanto Darwin non spiega, se non con il caso, la presenza di ripetizioni di forme e modalità di funzionamento che si presentano nelle nuove forme di evoluzione. Non c’è evoluzione senza motivazione interna, dice Ferenczi, né cambiamento che non corrisponda all’adattamento a una perturbazione esterna.

Il desiderio di tornare all’oceano abbandonato nei tempi primitivi, la Regressione Talassale, un ambiente umido che contiene sostanze nutritive.

La madre è il simbolo e il parziale sostituto dell’Oceano e non l’oceano della madre.

Tutte le specie sarebbero scomparse con la catastrofe del prosciugamento degli oceani se la loro sopravvivenza non fosse stata assicurata, nella fase di riadattamento terrestre, da alcuno fortuite e fortunate circostanze e dai tentativi di regressione alla vita endoparassitaria nell’amnios e in quella ectoparassitaria nell’aria respirando con i polmoni.

Un’altra analogia tra il feto nell’utero e l’animale nel mare è l’approvigionamento di ossigeno e nutrimento. Attraverso i villi coriali che galleggiano nel mare sanguigno placentare il feto per osmosi assorbe ossigeno e nutrimento come fossero branchie che assorbono per osmosi ossigeno dall’acqua. La placenta è un organo di aspirazione parassitaria .

Quando come subacquei dobbiamo imparare a regolare l’assetto tramite i polmoni ancor prima che attraverso il gav dobbiamo guardare i pesci che usano la vescica natatoria o come il capodoglio la diversa densità dello spermacete, o re imparare dai nostri antenati a pinneggiare in un certo modo per stare fermi in hovering oppure dobbiamo ancora guardare loro e reimparare a capire l’intensità delle correnti e la loro direzione dalla posizione dei pesci. La naturalezza dei nostri movimenti, la loro armonia e funzionalità non può che avere nei pesci il suo corrispettivo ancor di più se in apnea.

Il liquido amniotico raffigura l’oceano introiettato nel corpo materno, dove, l’embrione nuota come un pesce nell’acqua.

Ferenczi ricorda anche che le sostanze chimiche, trimetilamina, presenti nelle secrezioni sessuali sono chimicamente molto strettamente imparentate alle secrezioni dei pesci e che il ciclo dei 28 giorni mestruale è quello delle maree .

Inoltre è evidenziabile nei mammiferi acquatici, ridiventati terrestri e poi di nuovo acquatici come le foche, ma anche nelle anguille, nei salmoni, la tendenza regressiva geotropica, che le costringe a partorire o deporre le uova risalendo i fiumi per arrivare sulla terra o quasi.

Per rifarsi all’evoluzione dell’individuo e alla vita dell’essere umano Ferenczi sostenne che anche l’accoppiamento sessuale e il sonno sono attività che hanno la funzione di realizzare una regressio ad uterum .

Le diverse fasi dell’amore hanno lo scopo simbolico di far rivivere il piacere dell’esistenza uterina attraverso il progressivo annullamento dei confini dell’io dei due partners (la spoliazione, le carezze, il trapassamento dei confini corporei, il lasciare che il fiume inconscio possa inondare temporaneamente la coscienza priva di controllo e limiti, la petit morte dell’orgasmo). , l’angoscia della nascita e la gioia di sfuggire felicemente al pericolo da essa rappresentato.

Pene e vagina e anche a livello cellulare spermatozoo e ovulo riproducono sul piano simbolico il mortale pericolo superato vittoriosamente dopo il prosciugamento degli oceani (la rottura e perdita delle acque) attraverso una lotta di potere arcaica per procurarsi l’umidità che sostituisse l’oceano. Tant’è vero dice Ferenczi che quando l’uomo si separa dalle sue secrezioni sperimenta un sentimento di perdita (post coitum animal triste). Ferenczi dice che l’accoppiamento potrebbe essere una costrizione subita dai gameti e dai geni che spinge gli individui a unirli in luogo protetto. La catastrofe primordiale potrebbe aver avuto questa funzione di motivazione a questa spinta. Già Freud in “Al di là del principio del piacere” sulla fantasia del simposio di Platone, sostenne che quella catastrofe avrebbe scisso la materia in due parti, il mito dell’androgino, licitando in ciascuna di esse il desiderio di riunificarsi sotto il peso della pulsione di morte. A partire dalla materia inorganica gli esseri si sarebbero scissi e poi sarebbero tornati a cercare di riunirsi dopo una nuova catastrofe, il prosciugamento degli oceani.

L’orgasmo è dunque il sentimento oceanico di fusione e quiete che precedeva la comparsa della vita, la quieta morte della sostanza inorganica e i dolori e i dispiaceri esistenziali, residui delle tensioni prodotte dalle catastrofi.



Ci sarebbero state cosi 5 catastrofi:





FILOGENESI
ONTO E PERIGENESI
I CATASTROFE
COMPARSA VITA ORGANICA
MATURAZIONE CELLULE SESSUALI
II CATASTROFE
COMPARSA ESSERI UNICELLULARI INDICIDUALI

NASCITA CELLULE GERMINALI MATURE
 NELLE GONADI
III CATASTROFE



IV CATASTROFE






V CATASTROFE

INIZIO RIPRODUZIONE SESSUATA
COMPARSA DELLA VITA NEL MARE

PROSCIUGAMENTO OCEANI, ADATTAMENTO VITA TERRESTRE

COMPARSA SPECIE ANIMALI CON GENITALI

ERA GLACIALE

PROGRESSIVA OMINIZZAZIONE

NEGLI ANIMALI PLACENTARI SI SVILUPPA IL CORPO CALLOSO CEREBRALE CHE PERMETTE LA CONNESSIONE DEI 2 EMISFERI E L’INTEGRAZIONE DI PULSIONI , AFFETTI E RAGIONE .
FECONDAZIONE
SVILUPPO EMBRIONE NELL’UTERO


NASCITA



SVILUPPO PRIMATO GENITALE



PERIODO DI LATENZA
PRE ADOLESCENZIALE
LE PULSIONI INUTILIZZATE
DEVONO POTERSI SUBLIMARE
IN REALIZZAZIONI INTELLETTUALI
 E MORALI




























In cerca di avventura, sostiene Marylene Thomere, i subacquei da soli con le proprie risorse, consapevolmente e deliberatamente si espongono a un pericolo reale esterno con un misto di paura, piacere e sperando di tornare in una zona sicura.

Il cercare questo brivido è filobatismo contrapposto al non sopportare di vedere minacciata la propria sicurezza- ocnofilia.

La subacquea può configurarsi talvolta anche come attività controfobica per Fenichel: ciò che si desidera anche se pericoloso è cercare di controllare il pericolo, fornendo una sensazione di intenso piacere della vittoria su di sé, un ‘ansia narcisistica.

Nel fare il filobata in immersione il subacqueo si attacca ocnofilicamente ai suoi strumenti tecnici che secondo Balint rappresentano contemporaneamente la dipendenza dalla madre amorevole da cui dipende la vita e il fallo potente del padre che sfida la sicurezza materna e vuole conoscere l’oltre.

Ci sarebbe quindi una tendenza, avrebbe detto E Facchinelli, claustrofilica (amore degli spazi chiusi, si pensi agli speleosub e ai cenotes messicani o ai blue Hole) alla regressione uterina e nelle nostre immersioni che ci permettono ancora una volta di sperimentarla.

Ed una tendenza all’esodo, all’uscita, alla nascita, alla riemersione sulla terra sotto la spinta da claustrofobia, seguita da una temporaneo sollievo ma anche dalla nostalgia del ritorno.

Questa ambivalenza di sentimenti negativi e positivi si trova nella semantica antica: l’idea di profondità implicita nel pensiero greco arcaico che utilizza la parolaBathos sta a indicare un che di positivo, sinonimo di folto, fitto, ricco, spesso del tutto diverso dal significato negativo che i latini attribuivano alla parolaProfundis, inteso invece come mancanza di misura, smodato, fondo, come spazio vuoto smisurato in grado di inghiottire e divorare uomini e navi.


Bibliografia

Balint M., Balint E., La regressione, Cortina , Milano, 1983

Croce B., 1885, La leggenda di Niccolò Pesce, Giambattista Basile, vol.II

Campione G, "Immergersi nella mente , immergersi nel mare : l'immersione come realtà psichica,  
                        2015 MediAterraneum Editore . 

Campione G., Revisione della letteratura sul sentimento oceanico, Stati della Mente,  
                       http://statidellamente.blogspot.com

Facchinelli E., Claustrofilia, Adelfi

Fenichel O. (1951), Trattato di psicoanalisi, Astrolabio.

Ferenczi S. (1924) "Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità", Cortina.

Freni S., La dimensione mistica nell'esperienza psicoanalitica, 
               http://www.psychomedia.it/pm/modther/integpst/freni.htm Carere Comes T. Mistica,  
               religione e psicoanalisi, http://www.psychomedia.it/pm/modther/integpst/frenintro.htm

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Freud S., Un disturbo della memoria sull’acropoli: lettera aperta a Romain Rolland, Opere, 
                Boringhieri vol. 11

Imbriani Vittorio, Poesie

Rebora Clemente “Frammenti lirici”, 1913

Thomere M., Les liaison dangereuse avec la mere, Hommes et perspectives.