tratto da : FUNZIONE GAMMA N.39
http://www.funzionegamma.edu/articolo.asp?id=214&id_numero=39L'inespresso, paradossi temporali, l'arcaico, il tardivo, voci embrionali e voci senili, “pre-natali” e post-natali”, frammenti biografici tratti ora dall'infanzia ora dalla maturità – che si accapigliano, si fraintendono nell' inaudito dialogo: emblemi impersonali del Tempo, sono le persone del “dramma visionario” allestito da Bion (Furio Di Paola, 1995) .
Trovo che sia una definizione condivisibile della Trilogia Memoria del Futuro, ( Il Sogno, Presentare il Passato, L'Alba dell'Oblio ) , la summa del pensiero di Bion, ma anche uno spaccato di quello che può accadere nel corso di una seduta come l'intende Bion.
Nella nostra cultura, che predilige gli aspetti razionali della psiche, gli stati non ordinari di coscienza vengono spesso guardati con una certa diffidenza, sospetto e a volte con vero e proprio terrore, in quanto fanno emergere gli elementi irrazionali e quindi “incontrollabili” della natura umana (Virginia Salles, 2003). Percepire o sentire la realtà o vivere esperienze assolutamente insolite si possono esperire con il suono dei tamburi, vari tipi di danze tribali, il vorticare dei Dervisci, l'assunzione di piante allucinogene, le varie tecniche respiratorie (pranayama), LSD.
E' comprensibile, pertanto, che la proposta di Bion “No memory, no desire, no comprehension”, sia stata considerata e/o temuta negli anni '70 come
Ricerche di neurofisiologia hanno dimostrato che la privazione sensoriale, selettiva o totale, o la ripetitività possono permettere l'uscita dal tempo psicologico e pertanto liberano infinite memorie emotive personali e/o collettive con l'annullamento della percezione dello spazio circostante.
Per Sonia Neves Langlands, Bion può anche essere considerato come un pensatore della complessità, che è caratterizzata da un non-riduzionismo , un non-determinismo , un non-equilibrio e una non-linearità . Da ciò deriva la difficoltà di capire la sua opera a causa di molti fattori: la circolarità dei concetti o il processo a spirale dei concetti stessi, la comprensione di uno passa attraverso la comprensione degli altri . Bion parla di costruzione in psicoanalisi, non in quanto ricostruzione della storia del soggetto , ma costruzione nel senso di un' interazione creativa ; la psicoanalisi di Bion si occupa di un transfert ma non nel senso di qualcosa di già esistente che si ripete, come diceva Freud, ma nel senso di una transienza , di qualcosa che è in transito e per cui non si è mai passati ma che si sta vivendo per la prima volta ( Sonia Neves Langlands) .
Il Tempo , nel suo significato di
Da quanto si è detto finora si comprende che Bion intende per
Il punto di partenza della teoresi di Bion,la parola d'ordine, è che gli psicoanalisti devono avere come scopo centrale la ricerca della verità! Quella verità stimolata/pensata/creata/ legata alla realtà psichica, che ha un tempo interiore diverso dal tempo legato alla realtà esterna (Bion, 1973). Questo tempo interiore è quello che dovrebbe essere sempre presente in seduta. Ciò rende comprensibili quando Bion ci propone delle sue paradossali proposizioni, come quando scrive che gli eventi dell'analisi, sparsi lungo quello che per l'analista è l'arco di molti anni, non sono per il paziente altro che frammenti di un istante dispersi nello spazio. Oppure quando sostiene che la distanza temporale che separa una proposizione da un'altra può essere assunta come misura della distanza di un elemento dall'altro in uno spazio in cui tutti gli elementi coesistono contemporaneamente. Ed ancora quando afferma che l'analisi può essere considerata come un momento nel tempo stirato in modo da diventare una linea o una superficie sottile costituita da un momento.(Bion, 1973).
Per Bion lo psicoanalista dipende da un'esperienza che non è sensuale (Bion, 1973), i fenomeni non-sensuali formano la totalità di ciò che viene comunemente inteso come esperienze mentale o spirituale; si evince che l 'analista deve essere in grado di ignorare l'esperienza di natura sensuale allorché si presenta formalizzata nella memoria (Bion, 1973): il paziente comunica informazioni che hanno importanza in virtù di criteri suoi propri e l'analista si deve limitare ad interpretazioni che sono un'espressione di un rapporto di K (è un segno quasi - matematico che indica conoscenza) con il paziente. Queste interpretazioni non devono essere espressioni di L (amore)o H (odio) ( Bion, 1963).
L'importanza dell' “atto di fede” per arrivare ad essere “O” è sottolineato da Claudio Neri (2004) che considera F (la Fede) come fattore di una funzione psichica dell'analista, che è necessaria per riuscire a sostenere un paziente che si sente disperato e privo di risorse, attendendo che il suo desiderio di vivere si presenti nuovamente. Sempre Neri (2004) ci ricorda che la fede è accompagnata da due particolari “toni del sentimento”, di cui Freud ne parla in Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921 ) e ne L'avvenire di un'illusione (1928). Il primo è l'idealizzazione: nella fede è in questione qualcosa di alto, nobile, straordinario. Il secondo è l'illusione: uno stato mentale che preserva la fede, tenendo distante la verifica della realtà. A mio parere tenere a distanza la verifica della realtà può significare percepire il passare del tempo come più rapido o come più lento, significando che la durata del tempo può essere inferiore o superiore a quanto è in realtà. Sappiamo che la percezione del tempo si trova in stretta correlazione con la funzionalità e la fisiologia del cervello. Sappiamo anche che Bion supponeva che la mente e la personalità abbiano una controparte fisica nel sistema nervoso centrale. (Bion, Memoria del Futuro - Il Sogno, cap. 38) ed inoltre quanto bisognasse studiare la relazione tra corpo e mente (o personalità o psiche) ( Cogitations , edizione italiana, pag. 315). Oggi sappiamo che Edelman, Penrose, Searle danno per scontato che esiste una precisa correlazione univoca tra stati mentali e stati cerebrali di un individuo . Credo che ci sia un collegamento tra “l'atto di Fede”, così come è proposto da Bion e i comportamenti de i brahamani o degli asceti: fissare il pensiero tra due parole (potrebbe essere fissarsi sul fatto prescelto siano nostri concetti di contenitore/contenuto, Temporalità / Atemporalità , simmetrico/asimmetrico?), oppure su un punto fisso (un ideogramma?) dello spazio che li circonda, per arrivare ad essere Brahman . Il Brahman è realtà, è coscienza, in sanscrito è definito sat, cit, ananda cioè l'essente, pensiero o coscienza pura, felicità . Ipotizzo che “O” può corrispondere a quello che è da Sankara, maestro induista, vissuto circa alla metà dell'VIII° secolo della nostra era, definito il “quarto stato” della coscienza, quello che segue il sonno profondo. E' lo stadio della memoria del vuoto della scena mentale constatato in quel momento, potrebbe definirsi un sonno profondo lucido, vale a dire un'assenza di rappresentazioni. L'ingresso in questo stato presuppone infatti che la coscienza finita si sia spogliata di ogni intenzionalità, vale a dire abbia abbandonata l'estroversione originaria che le fa sempre cercare il suo bene – e temere il suo male – al di fuori di se stessa (M.Hulin, 1996) . Ritengo che la “dream – like memory” è quella che Sankara, definisce ” come “esperienza vigile intera” (M. Giampà, 2006). Bion suppone che esiste uno spazio mentale multidimensionale la cui estensione e le cui caratteristiche non sono non – pensate e non – pensabili (c. 314) ed in questo spazio si situa la “dream like memory” e la conseguente esperienza di essere in “O”. Pertanto Bion ci propone un "allenamento della mente", attraverso un sostare nell'attimo presente, che porta ad un annullamento della memoria, del desiderio, persino quello di comprendere e di guarire, per poter vivere ciò che ci propone l'incontro e andare a cercare la parte più "profonda" nostra e dell'altro (at-one-ment) "O" (L. Caldironi e M. Giampà., 2000). Il tutto è connesso con la stimolazione di sentimenti primitivi nell'analista e nell'analizzando. Si acuiscono fatti emotivi come l'amore, l'odio, il terrore fino al limite della sopportabilità da parte della coppia. Per Bion lo spazio e il tempo derivano dalla capacità di tollerare l'assenza del seno materno, nella seduta esiste, come abbiamo già accennato uno spazio-tempo psicoanalitico, caratterizzato da fenomeni mentali che non rimangono circoscritti alla fisicità corporale ma permettono una comunicazione da inconscio ad inconscio che travalica i corpi e il tempo condiviso nella seduta. Si vive nel presente da differenziare da un presente congelato dagli attacchi sadici ed invidiosi che distruggono il passato ed il futuro. Il presente della seduta è caratterizzato da momenti di sintesi e congiunzione costante del fatto selezionato che permettono di integrare elementi fino ad allora dispersi. In questo modo può comparire una memoria spontanea che per Bion è la realtà psichica, non sensoriale. Per Olga Belmonte Lara de Nieves e Elsa del Valle Echegaray (2004) questa memoria spontanea è una congiunzione osservata nell'oscillazione tra la posizione schizoparanoide e depressiva e nel flusso contenuto verso contenitore. Ciò detto Olga Belmonte Lara de Nieves e Elsa del Valle Echegaray (2004) credono che esiste una certa ambiguità nelle concezioni dello spazio e del tempo in Bion, perché sebbene insiste sempre su una sua origine mentale emozionale, in qualche momento sostiene la differenza tra i tempi e gli spazi mentali e gli obbiettivi o reali.
Paulo Cesar Sandler (2002) ritiene che il “senso di realtà” si sviluppa quando la persona tollera che l'oggetto che è conosciuto e l'oggetto che è sconosciuto sono lo stesso in un solo oggetto. La persona non nega la verità come gli idealisti né la divide come i realisti. Il senso di verità fa divenire possibile quella che mi sembra la posizione psicoanalitica fondamentale: la tolleranza del paradosso senza tentativi affrettati di risolverli.
Così come per Einstein è più corretto parlare di spaziotempo, in quanto i due aspetti (cronologico e spaziale) sono inscindibilmente correlati tra loro, per Bion è corretto parlare di uno spaziotempo della seduta.
Il sostantivo “tempo” (ingl. Time , ted. Zeit ) significa fondamentalmente la successione irreversibile degli istanti, dei minuti, delle ore, dei giorni, ecc.
La vita psichica dell'uomo si dispiega nel tempo. Tutti gli atti mentali ed i comportamenti, da quelli più semplici a quelli più organizzati e complessi, si collocano in un punto lungo il cammino cronologico della vita individuale
Il concetto del tempo che abbiamo in Occidente deriva dalla filosofia greca, dal tempo progettuale dei filosofi greci, da Platone che considerava il tempo
Parmenide sosteneva che la vera essenza della realtà è eterna: in cui coesistono presente, passato e futuro: l' “O”!
Henri Bergson è il più vicino al pensiero di Bion, il tempo deve essere considerato in termini temporali e non spaziali. Per avere un'idea di come il concetto di tempo si sia sviluppato in Bion, per quanto riguarda gli apporti dei filosofi e dei mistici in Occidente, rimando al lavoro di Paulo Cesar Sandler (2002, 2006) e per l'apporto del pensiero filosofico indiano, rimando al lavoro di Mario Giampà (2003).
Voglio sottolineare che quando Bion parla di
Per la metafisica (cioè la conoscenza) orientale, l'essere puro non è il primo e più universale principio, poiché esso è già una determinazione; bisogna dunque andare al di là dell'essere ed è perfino quel che più importa. Per questa ragione, in ogni concezione veramente metafisica (cioè conoscenza), bisogna sempre riservare la parte all'inesprimibile; altresì tutto ciò che si può esprimere non è che letteralmente nulla rispetto a ciò che oltrepassa ogni espressione, nella stessa guisa che il finito, qualunque sia la sua grandezza, risulta nulla a confronto dell'infinito (Renè Guénon).
Sarà la
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Bibliografia
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Belmonte Lara de Nieves Olga, del Valle Echegaray Elsa, Paradojas del tiempo Bion Deleuze – Alicia en el pais de las maravillas , Editorial Dunken, Buenos Aires, 2004
Caldironi Luca, Giampà Mario, "La memoria come sogno, "Dream-like memory", http://www.psychomedia.it/neuro-amp/straord/b12-giampa.htm
Di Paola Furio, Il tempo della mente – saggio sul pensiero di Wilfred Bion , Edizioni – Ripatransone (AP), 1995
Galimberti Umberto, Dizionario di Psicologia , Utet, Torino 2006
Giampà Mario, “Bion e il pensiero filosofica indiano”, “Attualità in Psicologia”, trimestrale di studi ed esperienze in psicologia, psichiatria e neuropsichiatria,. Edizioni Universitarie Romane, vol. 19 – n. 3 – 4 , 2004. Roma .
Guénon Renè , La metafisica Orientale , Studi iniziatici, Napoli, senza data
Hulin Michel, Sankara e il Vedanta, Il pensiero Indiano, vol. VII° , Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1996
Langlands Neves Sonia, Materia vivente e sistemi pensanti - pensiero e processo psicoterapeutico a partire dall'opera di Bion. Dattiloscritto
Neri Claudio, Quali funzioni svolgono la fede e la fiducia nella seduta e nel lavoro analitico? Letto al Centro di Psicoanalisi Romano, 19 marzo 2004, dattiloscritto.
Riccio Dino e coll, L'ultimo Bion a confronto con l'ultimo Freud sulle antinomie fondanti l'esistenza umana (nostre “cogitations”) , dattiloscritto, convegno Bion Torino, 97
Safra Gilberto, Fundamentos teologicos das teorias psicanalitica: Winnicott e o cristianismo, Bion e o hinduismo , IDE, n° 35, Sociedade Brasileira de Psicanàlise de São Paulo, Brasil, 2002
Salles Virginia, Le potenzialità terapeutiche degli stati non ordinari di coscienza , parte prima, Giornale Storico di Psicologia Dinamica, n. 54, Di Renzo editore, 2003
Sandler Paulo C., O desassossego de Russell, as irrelevancias de Dirac, IDE, junho 2002, n° 35
Traduzione italiana: http://www.psychomedia.it/pm/inther/psan/sandler.htm
Zimerman David E., Bion da teoria à pratica, uma leitura didatica , Artmed Editora S. A., Porto Alegre, Brasil, 2004.
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