Adolescente: chi sei?” di Stella Morgese
Ho un amico musicista. Raccontava: “Usciamo a notte alta da una serata. Per noi, la mia band, una notte di lavoro in un piccolo teatro della periferia urbana. Gli occhi stanchi, certo, e con gli strumenti in spalla e poca voglia di parlare, ci incamminiamo nella penombra verso un parcheggio di terra rossa, desolato, piatto come le nuvole rasate in autunno, pesanti sulle nostre teste . Schiamazzi e musica da lontano, anzi, ossessive percussioni tradotte ritmicamente da uno squarcio luminoso puntato verso il cielo, ad infastidire un antico silenzioso buio.
Occhi stanchi, ma ancora svegli per guardare.
Uno sciame di ragazzi barcolla verso di noi, in un movimento disomogeneo ed indeciso. Spintoni e voci appannate dall’alcool che in una folata ci investe, penetrante. No, non tutti. C’è chi tiene contegno, lucido, e guida gli altri. Lo sguardo basso per non incrociare quello della generazione assente ‘per lavoro ’, noi, che per caso incrocia loro quella notte dopo avergli dato vita, lì, in un parcheggio desolato.
Occhi stanchi, ma ancora svegli per guardare.
Una ragazza, in netta minoranza nel genere, non propriamente altera come un’ape regina, sembra lì lì per perdere l’equilibrio. Ride e piange insieme in un lamento di parole biascicato sulle labbra verniciate di bordeaux. Un cuore, un piccolo cuore nero pende da un chiodo che le trafigge un lobo. Le ginocchia le si piegano ad ogni passo, quasi si avverte un tintinnio di articolazioni ossute, velate di nylon maculato. Poi dice qualcosa di più chiaro: chiede al gruppo di rallentare il passo ed in un gesto inatteso, si accoccola all’improvviso lì davanti a tutti, per ‘mingere’. Fa la pipì. Più di uno tra i ragazzi prontamente abbozza un ancestrale istinto, una spinta impressa al bacino, senza cuore, lì davanti a tutti.
Lei piange, si divincola: ha cuore, lì davanti a tutti.”
Che effetto ci fa?
Adolescenza.
L’adolescenza è considerata un complesso ed ampio processo evolutivo che traghetta l’individuo dall’infanzia alla vita adulta...
Durante la sua fase iniziale, detta più precisamente pubertà , si assiste allo sviluppo dei caratteri sessuali primari e secondari ed al “growth spurt”, ovvero una improvvisa accelerazione della crescita con cui si raggiunge la statura definitiva. Pertanto, essa può essere intesa come quella parte della adolescenza in cui si verifica la maturazione fisica…
Questa fase dura dai 10 ai 18 anni di età…
L’avvio di questo complesso processo è dovuto alla secrezione ipotalamica del fattore di rilascio delle gonadotropine(GnRH) in modalità pulsatile, determinando la secrezione degli ormoni luteinizzante(LH) e follicolo-stimolante(FSH) da parte delle cellule gonadotrope dell’adenoipofisi.
Cosa faccia scattare questo passaggio rimane nell’ambito del prodigio. Non si sa molto, e molto ancora vi sarà da comprendere in futuro.
Eppure è sotto gli occhi di tutti.
Che effetto ci fa?
Un linguaggio anatomico e biochimico asettico che sfugge nel significante e nel significato, estraneo nel segno e nel suo misterioso oggetto.
Ci riconosciamo in questo micro-mondo di organi e molecole? Che effetto ci fa? Discorso da tecnici.
L’adolescenza propriamente detta, fa riferimento ad un concetto più ampio di adattamento psicologico e comportamentale dell’individuo che lo condurrà al raggiungimento della completa autonomia psichica e lavorativa…
E’ il tempo in cui l’individuo si ‘mentalizza’, ossia, comincia a ‘pensarsi’ come portatore di pulsioni che affiorano dal suo corpo. Corpo e mente si inviano messaggi l’un l’altro in un dialogo tanto affascinante quanto inquietante. Compito impegnativo è separarsi dall’ immagine corporea infantile, più quieta e silenziosa, per ricollocarla nei panni di un corpo sessuato e tumultuoso, sconosciuto e pericoloso, fuori governo. Il corpo, la parte più appariscente della intera trasformazione, viene investito durante l’adolescenza di esasperate valenze affettive e relazionali, e di volta in volta si valorizza o si svalorizza, si veste o si traveste in accordo coi propri rimandi psichici.
Tuttavia, la propria immagine non è solo quella corporea, così ampiamente rimaneggiata dall’esuberante concerto ormonale puberale, ma a quella vi si affianca una nuova immagine sociale, mediata dalla veste corporea debuttante, che ricerca autonomia dalla famiglia confondendosi nel gruppo dei pari. Quante volte ci saremo sentiti dire: “ Come sei diventato grande!”, essendo il giudizio espressione della statura raggiunta in centimetri, e traslato per magia sul piano sociale senza alcuna ritualizzazione del passaggio che rimane, soprattutto nel contesto contemporaneo, sfumato e malcerto.
Insomma, l’immagine corporea e sociale che ci viene ‘imposta’ dalla ineluttabile crescita ci catapulta nell’ignoto dato scontatamente per conosciuto. Chi non ci è passato ? Si affrontano, così , spinte ambivalenti tra il desiderio della scoperta e la paura che essa incute, la voglia di autonomia e la nostalgia dei punti fermi affettivi.
L’angoscia, probabilmente carica di ‘spine’ culturali, è affrontata con un ritiro in difesa nel gruppo di appartenenza(il branco) nel quale si cerca di entrare, o con attaccamento a nuove figure di riferimento: un professore carismatico, nella più romantica delle circostanze, un mito dello spettacolo nel quale identificarsi, un campione delle sport al quale ispirarsi, uno chef in tv da emulare, il grande amore da cui dipendere.
Il corpo e la mente evolvono in una dimensione francamente sessuata fino a stabilire l’identità definitiva.
Questo stretto passaggio può costare caro.
Il processo evolutivo della propria identità sessuata può interrompersi bruscamente e si può innescare pericolosamente il rifiuto del corpo sessualmente maturo e di ciò che esso reca con se, percepito come portatore di bisogni inaccettabili e capricciosi da cui difendersi, con conseguenze durature quanto la stessa vita. Il rifiuto si può esprimere in molti modi, spesso camuffati, irriconoscibili. Il passaggio cerca vie non decodificate e purtroppo attualmente auto-gestite, in generale con aggressioni proprio verso il corpo( il piercing, per fare un esempio), prove di coraggio(“…e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire…”), fino agli estremi francamente temibili come il suicidio, atto estremo di potere distruttivo sul proprio corpo. Nelle forme di auto-mutilazione si possono riconoscere l’anoressia, la bulimia, la tossicodipendenza. L’aggressività può essere etero-diretta con la violenza verso i propri genitori, verso l’altro, o verso le cose con gli atti di teppismo. Una modalità di espressione del malessere oscura e poco comprensibile ad uno sguardo superficiale.
La ‘libido’ che prorompe si esprime a tutto tondo, coinvolgendo ogni aspetto della propria carta di identità personale.
Non c’è nulla che riguardi la persona che non riecheggi nell’ambito della sessualità, non c’è nulla che accada nella sessualità che non riecheggi nella psiche della persona. Le complesse implicazioni cerebrali di aspetti cardine della funzione riproduttiva e sessuale spiegano la grande variabilità delle possibili ripercussioni del vissuto adolescenziale sulla sessualità di ogni individuo, energia vitale che rimarrà centrale nella vita di tutti.
No, non è sotto gli occhi di tutti.
Ci riconosciamo in questo inconfessato mondo? Che effetto ci fa?
L’adolescenza dà i numeri.
L’adolescente è detto tale perchè deve imparare a vivere. Adolescens: che si sta nutrendo, ossia non totalmente nutrito. Per i Romani questo periodo si concludeva intorno ai 25 anni. Oggi può perdurare fino ai 35 anni, se pensiamo alla completa autonomia del proprio sostentamento economico.
In questo periodo della vita il numero delle sinapsi, cioè delle connessioni tra le cellule nervose del nostro cervello è molto alto, ma ancora in via di progressivo sviluppo. Ciò significa che anche da un punto di vista anatomico non sono perfettamente conclusi i processi maturativi della corteccia pre-frontale. E’ questa la sede in cui arrivano continue informazioni dalle cosiddette aree associative sensoriali che ci permettono di recepire,integrare, elaborare, coordinare, filtrare le informazioni del mondo esterno fino all’emergere di concetti cui segue la ‘creazione’ di una azione. E’ ciò che chiamiamo intelligenza. Per semplificare: memoria, linguaggio,pianificazione, esperienza, conoscenza, analisi e sintesi sono un complesso elaborato di queste connessioni. Un sistema ancora immaturo, anche nei suoi connotati biologici. E’ molto probabile che a causa di ciò la percezione del reale nell’adolescente sia ancora incerta e sfumi rischiosamente verso l’ideale, nel proprio mondo intrapersonale. Esempio di dimensione ‘trasognata’ ideale è la musica, di cui tutti abbiamo esperienza emotiva e che durante l’adolescenza è sentitamente vissuta.
In una recente indagine italiana gli adolescenti pongono al primo posto la salute nel concetto di benessere personale, seguito dall’auto stima e dal sostegno familiare. Non si rilevano differenze significative tra maschi e femmine ad eccezione che per la voce “Essere apprezzati per quello che si è”: pare essere più importante per le ragazze che per i ragazzi. Gli interlocutori preferiti per argomenti ‘sensibili’ sono la madre e gli amici. Il dialogo declina di circa un decimo all’anno dai 14 ai 18 anni ed in percentuale i maschi sono meno comunicativi delle femmine. Con la madre si parla di problematiche legate al corpo, il peso e l’alimentazione per esempio, difficoltà scolastiche e progettualità futura. Con gli amici si parla di sentimenti e sessualità. Il padre raramente è un interlocutore costante e se lo diventa, accade prevalentemente per i maschi sui temi della salute e della progettualità . I docenti sono al terzo posto per i ragazzi come punto di riferimento sui temi che stanno loro a cuore. Il 10% degli adolescenti ammette di avere relazioni in chat. Oltre il 55% degli adolescenti riferisce frequentazione di siti espliciti su sessualità. Questo comportamento è correlato a maggior numero di partner, abuso di alcool e droghe, modelli irrealistici sulla sessualità. Tra i desideri delle ragazze è molto rappresentato il bisogno di parlare di sessualità con la madre e piacerebbe molto loro riuscire a parlare col partner dell’aspetto fisico. I maschi desidererebbero molto avere come interlocutori figure sanitarie sulle loro problematiche psicologiche, ma riesce a farlo solo un quarto degli intervistati a causa di due grossi ostacoli: l’imbarazzo e il timore della mancanza di privacy. Temi scottanti come malattie sessualmente trasmesse, disturbi del comportamento alimentare e tossicodipendenza hanno un interlocutore unico: internet.
L’educazione sessuale ha come fonte principale la comunicazione e la trasmissione dei saperi tra pari, auto-gestita.
Il 70% delle ragazze ed il 50% dei ragazzi ammette la propria difficoltà a comprendere i propri bisogni e la direzione dei propri desideri. L’80% delle ragazze ed il 68% dei ragazzi non riesce ad esprimerli.
E’ solo il numero delle sinapsi neuronali prefrontali che non consente sufficiente assertività?
Il gruppo sociale degli adulti è in cerca di numeri per riempire i vuoti legati al suo silenzio, alla sua assenza ‘per lavoro ’ . Il gruppo sociale degli adulti, ‘ i nutriti’ nella etimologia della parola, deve accompagnare l’individuo più giovane fino alla totale maturazione della corteccia prefrontale nell’interesse dei suoi adolescenti e non contro di loro, affinchè il periodo più fragile in tema di competenze nella valutazione dei rischi e delle scelte, possa essere arginato da sponde sicure.
Con gli occhi aperti.
Che effetto ci fa?
Il Mito di Fetonte e l’Adolescenza.
Elio, Sole Splendente, dalla conoscenza e dalla forza divine, cocchiere insuperabile di una pesante auriga tirata da cavalli impetuosi alitanti fiamme, ebbe un figlio dalla ninfa Climene: Fetonte. Suo prediletto, allevato da sua sorella Aurora, era ritenuto esser figlio di lei. Il fanciullo salì al nobile rango per esser stato rapito da Afrodite in persona che lo volle come custode della sua casa. Ma Fetonte nobile lo era di nascita e, stufo dello scherno dei suoi compagni che lo accusavano di pavoneggiarsi di ciò che non era, si rivolse a sua madre Climene, come racconta Ovidio, perché ella gli desse la prova che Elio fosse davvero suo padre. Climene lo inviò da suo padre perché fosse proprio lui a dargli certezze. Fetonte si mise in cammino verso il Palazzo del Sole e, una volta giunto, scorse suo padre Elio seduto su un trono di smeraldo, circondato dal Giorno , dal Mese , dall’Anno, dal Secolo e da un lato e dall’altro vi erano le Ore. La luce era talmente abbagliante che l’audace giovane dovette arrestarsi sulla soglia della sala del trono. Il padre con gentilezza gli chiese come mai fosse venuto a trovarlo. Fetonte: “Oh padre mio! Elio! Luce del mondo! Concedimi, o padre mio, di dimostrare a tutti in qualche modo che sono veramente tuo figlio.” Elio si tolse la corona splendente dal capo e così il giovane Fetonte potè avvicinarsi per abbracciarlo. Elio generosamente giurò che avrebbe soddisfatto il suo desiderio. Una promessa avventata, visto che Fetonte venne ben presto al dunque e chiese di poter guidare per un giorno intero l’auriga dai cavalli alati di suo padre. Una richiesta azzardata.
“Nella tua ignoranza,” disse Elio “tu chiedi una cosa che non può essere concessa neppure agli dei. Tutti gli dei possono fare quello che vogliono, eppure nessuno, salvo me, può salire sul mio carro di fuoco, neppure Zeus.” Tira e molla, Elio non potette rimangiarsi la parola data e Fetonte non si tirò indietro dal suo intento, nonostante i mille avvertimenti: “Non usare la frusta”, “Tieni ben strette le redini”, “Non spronare i cavalli”, “Volta a sinistra…. e volta a destra….e segui i solchi delle mie ruote…non troppo vicino alla Terra…non troppo vicino al Cielo…”. “Ecco, prendi le redini!” Fetonte saltò sul carro e partì. Un carico troppo leggero per quei possenti cavalli, il carro cominciò a vibrare e Fetonte spaventato da quella terribile macchina di fuoco allentò ben presto le redini, avvicinandosi troppo al cielo, fece evaporare tutte le nuvole, la terra prese fuoco e tutte le città furono ridotte in cenere. Zeus, dio degli dei, insofferente alla audacia dei giovani che cercavano di dare l’assalto al cielo, lanciò uno dei suoi fulmini uccidendo Fetonte che ricadde sulla terra come una stella cadente.
Fetonte, figlio del Sole, rappresenta lo spirito dell’adolescenza che ‘brucia’ le tappe nello stretto passaggio dall’ infanzia all’età adulta inventando propri riti di iniziazione, ignorando i tempi scanditi dalle lancette sul quadrante della trasformazione, la saggezza nel ticchettio delle ore, dei giorni, dei mesi, degli anni, maturata nei secoli come cultura.
Questa, in breve, l’adolescenza post-puberale, ma esiste una forma di adolescenza ‘pre-senile’, dal vello brizzolato, fino a forme perpetue. Essa ha caratteristiche speculari rispetto alla adolescenza propriamente detta, frutto dell’età conquistata che reinventa continuamente futuro. Ma questo è un altro argomento.
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