Cosa hanno in comune fra loro haiku e sogno?
Haiku e sogno sono entrambi prodotti dalla mente creativa: di giorno l’uno, di notte l’altro.
Ma quello che li rende estremamente simili è il fatto che entrambi parlino per immagini, malgrado il sogno possa presentarsi come una sequenza di immagini mentre usualmente quelle che compongono lo haiku sono due soltanto (o, occasionalmente, tre…).
Entrambi mostrano, non raccontano.
Sia lo haiku sia il sogno portano con sé un senso che è tanto più coinvolgente quanto più numerose sono le possibili chiavi di lettura ; ed entrambi possono essere definiti prodotti che danno voce e corpo a risorse inaspettate nel momento in cui le rispettive immagini vengono alchemicamente accostate fra loro.
Inoltre i sogni, come gli haiku, possono talvolta essere letti anche al rovescio, arrivando finanche a dire l’esatto contrario…
Il sogno, prodotto accurato che la mente genera nel corso del sonno REM, è la manifestazione di molteplici e condensate istanze, emozioni e bisogni sfuggiti ad una efficace elaborazione diurna.
Filtrati di giorno, impigliati nel pettine dell’inconscio, di notte ne subiscono la condensazione in un’unica soluzione, che la maggior parte delle volte soddisfa numerosi sensi ed è altresì definita lavoro onirico.
Simile ad un mosaico, nel sogno si declinano le intuizioni, i desideri, gli atti mancati cui il sognatore aspirava, talvolta ostacolato da realtà contingenti esterne o interne, dunque anche inconsce.
Può capitare che il sogno assuma la forma di una premonizione.
Ciò in realtà accade perché dettagli rimasti inosservati alla mente conscia non sono sfuggiti a quella preconscia e non-conscia, così che il cervello si prepara anzitempo a vivere un accadimento programmato nel futuro imminente, giungendovi però in una condizione di maggior ricettività e attenzione.
Regioni sottocorticali del nostro cervello, ontogeneticamente più arcaiche, captano in modo istintivo e fulmineo informazioni che sfuggono alla corteccia cerebrale, comunemente denominata in italiano “materia grigia”, preposta a funzioni di pensiero più sofisticate e dunque richiedenti più tempo per formulare, concepire, interpretare.
Attraverso il sogno le emozioni irrisolte trovano spazio, possibili sbocchi, soluzioni. Esso diviene una sonda che si espande facendo spazio ai desideri più reconditi, legittimandoli.
Tuttavia, il lavoro onirico può anche avvalersi di una funzione definita da Sigmund Freud “censura onirica”. Il suo effetto può rendere misterioso, criptico e non sempre di facile lettura un sogno portatore di desideri “proibiti”, cioè non accettati dal sognatore come congrui alla sua vita diurna.
Essa fa affondare il ricordo del sogno stesso nell’oblio, proteggendo la mente conscia dall’esposizione a fatti a cui è impreparata, benché nel contempo la soddisfi facendole vivere inconsciamente le emozioni attraverso quello stesso sogno così poco o per nulla chiaro all’atto di rievocarlo.
“‘Ecologicamente” l’inconscio può sognare e sognare ancora – in innumerevoli versioni – una medesima situazione, cosa che accade quando cerca di far superare un evento difficile alla persona che lo ha sperimentato, mettendo più volte in scena lo stesso copione del fatto accaduto, in varianti che favoriscano, dopo una sequenza di sogni altresì detti “ricorrenti”, il raggiungimento del lieto fine.
E, dunque, ci accorgiamo di aver sognato, però al risveglio abbiamo la sensazione che il sogno sprofondi nell’oblio al punto che riusciamo a rammentarci solo pochi frammenti, talvolta uno, talaltra nessuno.
Questo è l’effetto della censura onirica.
Freud dedica molto interesse a questa funzione, che pare serva a tutelare dalle valutazioni, dalle razionalizzazioni e dal giudizio super-egoico la delicata e multiforme vita sommersa e desiderante di cui disponiamo e di cui spesso siamo poco consapevoli, ma da cui è possibile attingere energia nei momenti di travaglio o di passaggio e di forte cambiamento.
Se vogliamo capire come funziona la censura onirica sul ricordo dei sogni è sufficiente assimilarla alla marea, la quale, crescendo, cancella le tracce lasciate sulla battigia.
Il sogno di Giulio
Nella nostra veste di haijin conosciamo un po’ tutti a livello intuitivo come si arriva a scrivere uno haiku.
Qui di seguito, invece, voglio rendervi partecipi di un sogno che fa utilizzo di varie immagini fra loro inanellate.
Quello che cercherò di mostrarvi (attraverso il succinto racconto di qualche mese del mio lavoro) è come il sognatore può esordire da un’immagine di partenza, creare un’elaborazione della suddetta immagine tramite il lavoro inconscio, per poi produrre una seconda immagine in giustapposizione ai contenuti iniziali, spiazzando in primis se stesso (il sognatore) ma anche lo stesso ascoltatore…
Con la descrizione di questo caso, di provenienza squisitamente psicoanalitica, intendo dunque mettere in evidenza quanto incisiva sia la vicinanza fra la formazione inconscia del sogno e l’accostamento di immagini nella composizione poetica dello haiku.
Inutile dire che uno haiku ben riuscito probabilmente funzionerà meglio se capace di creare un effetto “sogno ad occhi aperti”, evocando uno stato di rêverie, favorendo – similmente al sogno – più chiavi di lettura, restando “aperto” (e dunque insaturo), proprio come un sogno rammentato solo in parte, mai del tutto.
In una riflessione di Alyson Ludek con riferimento alle forti implicazioni fra madre natura e natura umana nella poetica di Michael Dylan Welch, (cosa che vedremo a breve anche nel sogno), la poetessa osserva che lo stesso haiku project (2003) di Welch evidenzia l’importanza per l’autore non solo dell’immagine sensoria, ma individua il legame fra lo haiku e la fotografia, e come entrambi registrino l’istante ritraendo l’esatto momento cui ci si riferisce.
(Welch haiku project,
Open Window http://www.brooksbookshaiku.com/welch/index.html )
Anche il sogno si compone di immagini, simili a fotogrammi.
Le persone che raccontano i propri sogni non descrivono un’idea del sogno, bensì l’immagine più o meno precisa rimasta impressa nella loro mente come un’istantanea sul negativo di una pellicola…
Molto spesso, fra l’una e l’altra, succedono anche cose che le persone possono dimenticare, tanto da far apparire il sogno assurdo per il suo “saltare” da un’immagine all’altra senza apparente collegamento fra loro, o più spesso con la biografia dell’individuo.
Tuttavia un “trattamento analitico” può individuare il senso sottostante che ad una ad una le tiene profondamente collegate… […]
Un’elaborazione onirica è, spesso e indubbiamente, un dono che la psiche fa a se stessa quando alcuni contenuti sono approdati alla coscienza in quanto maturi per dare corso ad un cambiamento.
Certi sogni costituiscono svolte nella vita di un individuo attento e ricettivo. L’intreccio sinergico di esperienze e loro elaborazione onirica risveglia risorse che nutrono un percorso di crescita personale vitalizzandolo a livello emotivo e cognitivo, facilitando l’intuizione e suggerendo dall’interno come il soggetto possa avanzare coniugando la sua vita al mondo e dialogando col mondo per la sua vita.
Un esempio può essere individuato in un miglioramento dentro un percorso clinico segnalato da un paziente al suo terapeuta attraverso il suo sogno.
Qui a seguire il caso di “Giulio”, pseudonimo che per ovvie ragioni di privacy adotterò in luogo del vero nome del soggetto in questione, un giovane paziente di 27 anni che ne ha accettato la divulgazione, dopo averlo portato da me in seduta.
Giulio ha perso dopo otto anni di fidanzamento la sua fidanzata, che qui chiameremo Speranza. Ho conosciuto Speranza quando dava segni di depressione e profonda sofferenza per la prolungata difficoltà a lasciarsi andare all’amore da parte di Giulio, che tendeva a sminuirla e criticarla per il suo carattere “troppo entusiastico, troppo romantico, troppo genuino”…
Speranza, che non riusciva a mangiare, a dormire, a respirare, ha infine lasciato Giulio con un atto di estremo coraggio, cui poi è seguita la collera del tempo perduto, non essendo stata amata per quello che realmente era sempre stata, dal suo fidanzato.
Dal canto suo, Giulio, malgrado sia stato lasciato da Speranza, ne segue il consiglio e decide di vedermi.
Scopre che il suo ideale di vita di coppia è fasullo, comprende che i suoi genitori simulano da anni di essere una famiglia felice (pur in mancanza di gesti o parole d’amore reciproci) e realizza che l’amore, quello vero, era invece in ogni molecola di Speranza. Decide quindi di riconquistarne il cuore, con gentilezza e pazienza, scoprendo il lato fragile ma ricco d’amore che ha sempre tenuto sepolto dentro di sé per timore di essere respinto,come gli accadeva col padre.
Decide di affrontare il rapporto sminuente che ha con quest’ultimo, insieme al quale lavora nell’azienda di famiglia, e con cui, per anni, ha avuto solamente dialoghi a monosillabi, nel tentativo di non esserne ferito.
Giulio porta in seduta il proprio transgenerazionale, collegando aspetti del suo mondo con quelli del padre, del nonno…
Finalmente, dopo un percorso terapeutico rivelatosi fruttuoso, sente che può fronteggiare suo padre e”tenergli testa”.
A questo punto, ecco che Giulio sogna…
Sono in montagna, a rilassarmi sulla sdraio in terrazza, quando sento un lieve fragore, guardo sulle montagne e vedo in lontananza una piccola frana, rocce che rotolano giù dal declivio e lo faccio notare a mia nonna, ma lei non vede niente. Ad un certo punto vedo come delle esplosioni, mentre le rocce che saltano via dalla montagna raggiungono la terrazza. Io e mia nonna entriamo subito in casa. Resto sulla porta a guardare i sassi che arrivano fino a dove poco prima ero seduto tranquillo… vedo persino la mia Vespa rossa che prima non c’era…
Mi accorgo anche che sulla terrazza è rimasto il mio cane Luis, tutto bagnato sebbene non stia piovendo, che faccio entrare in casa con me.
Una volta in casa, vado da mio nonno, ma mentre gli sto per dire quello che sta succedendo fuori, mia nonna mi blocca (senza che apra bocca capisco che non vuole fargli sapere nulla, perché lui è una persona molto ansiosa e incline a preoccuparsi).
Poco dopo arriva una vicina di casa, assai turbata, e prima che possa parlare con mio nonno la fermo e le dico che lui non sa niente.
Ad un certo punto compare Speranza, la porto sul terrazzo e le faccio vedere la montagna spianata.
Disegni realizzati al cellulare da Giulio per mostrarmi il cambiamento subito dalla montagna con la frana.
image a
image b
Come il disegno stilizzato ci indica, il caso di Giulio è un emblematico superamento del complesso edipico.
Prima c’era il padre-montagna, un padre tabù, che lui non osava affrontare.
Dopo il percorso terapeutico si stagliano invece due cime, di identica altezza dopo che il monte originario è parzialmente franato.
Le cime, Giulio – il padre di Giulio, costituiscono il sancito passaggio da ragazzo a uomo, un uomo ora capace di amare e di lottare per la donna amata, Speranza, ricondotta nel suo sogno insieme al cane Luis, che, nel corso della loro separazione, ha vissuto a turno da entrambi, coperto di vero amore…
Attualmente Giulio e Speranza sono tornati a frequentarsi, fanno insieme molti piccoli viaggi sulla Vespa e non solo, vanno d’accordo e riescono a divertirsi come mai in otto anni erano riusciti, oltre a parlarsi per ore…
A loro il mio più caro augurio di felicità…
Lucia Fontana
(Milano, 1973) è psicologa e psicoterapeuta.
Canto, danza, poesia, ikebana e fotografia le sue passioni di sempre.
Alla ricerca di sintesi nel suo stile poetico, approda allo haiku e al tanka sul finire del 2014, percependo questi componimenti come istantanee di un “qui e ora” di stupore e di bellezza nei riguardi della vita cosmica in ogni suo dettaglio, compresi quelli più umili e meno appariscenti.
Attualmente sta lavorando alla sua prima raccolta di haiku e di tanka (in forma di eBook).
Si è classificata al quarto posto nell’edizione 2016 del Concorso Internazionale Haiku indetto dalla storica associazione culturale “Cascina Macondo”; finalista al Premio letterario nazionale di Haiku 2017 promosso dalle Edizioni Empiria di Roma; classificata da “Haiku Euro Top” tra i cento migliori haijin europei per il 2016; menzione d’onore al III Annual international Autumn Moon Haiku Contest, 2016; quarto posto all’European Quarterly Kukai #18. A partire dal 2016 i suoi haiku e senryū sono stati ripetutamente pubblicati da svariati blog e giornali internazionali (Modern Haiku, Hedgerow, Akitsu Quartetly, Frameless Sky, Ershik, Failed Haiku, Otata, , , Haikuniverse, The Haiku Foundation, Writer’s Blog di C. Digregorio, The Asahi Shimbun, MoonBathing Journal, Stardust Haiku, Cattails, Brass Bell sino allo storico giornale giapponese The Mainichi Shimbun.
Da marzo 2016 ha un suo blog, Cha No Keburi,
riguardante la poesia breve d’ispirazione giapponese, sul quale si possono leggere sia diversi suoi componimenti , sia short poem dei migliori autori italiani e stranieri.
http://chanokeburi.it/chanokeburis-birthday/
Fra i suoi lavori si distingue nei reading delle raccolte di poemi a tema, come ad esempio:
http://chanokeburi.it/lucia-fontana-presenta-silloge-della-donna-womans-anthology/
http://chanokeburi.it/lucia-fontana-presents-snow-anthology-silloge-della-neve/
Ad aprile di quest’anno il suo My Haiku Life viene pubblicato nel canale YouTube di THF da Jim Kacian :
http://dipyoutube.com/watch?v=DwscFv_LltI
sul suo blog :
http://chanokeburi.it/haiku-foundation-hosting-selection-of-video-haiga-created-by-lucia-fontana-for-the-haikulife-haiku-film-festival-2017-of-international-haiku-poetry-day/
Nel maggio di quest’anno ha dato vita a “IncenseDreams”, di fatto il primo web journal in Italia dedicato alla pubblicazione (in italiano e in inglese) di haiku e senryū provenienti da ogni parte del mondo.
Link al pdf, issue 1st e video silloge
http://chanokeburi.it/incense-dreams-journal-of-haiku-and-senryu-issue-1-may-2017-pdf-and-mothers-anthology-video-by-lucia-fontana/