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La mente può trovarsi in stati diversi , il sonno ,il sogno, la trance,l'ipnosi,l'attenzione fluttuante,
l'estasi,la preghiera,la meditazione,la creatività artistica e scientifica,
l'esplorazione dello spazio e degli abissi marini,l'agonismo sportivo.

Stati della mente pubblica lavori originali o già pubblicati con il consenso degli autori, interviste e recensioni di libri e promuove eventi culturali e scientifici.

La gestione del male nel gruppo . di Leonardo Montecchi.






"Nella mia anima non chiamo nessuno,
non ho bisogno di nessuno, posso fare da me"

Nicolaj Stavrogin al monaco Tichon 

I Demoni , Dostojevski.



Questa affermazione ha delle conseguenze all'interno di un gruppo nel senso che va a costituire il nocciolo della resistenza alla convocazione.
Infatti un compito qualsiasi troverà un ostacolo insormontabile in questa dichiarazione di autosufficienza. Tuttavia questa coscienza e' falsa perché la negazione del vincolo con l'altro nasconde a se un tipo di socialità non cosciente che José Bleger chiama simbiotica e Jean Paul Sartre seriale.
E' quella socialità muta che vincola gli individui senza che se ne rendano conto ma che emerge in situazioni particolari.
Qualche giorno fa,ad esempio, mia moglie ed io eravamo a Roma e aspettavamo l'arrivo del treno in una stazione della metropolitana.
Una condizione di serialita'. Ognuno faceva per se, senza interazioni. Improvvisamente l'altoparlante comunica che il treno non sarebbe arrivato per via di un incidente o di qualche altro impedimento, poi dice che ci sarebbe stata una navetta sostitutiva uscendo dalla stazione a destra,senza precisare altro.
Usciamo assieme a tante persone,cerchiamo la navetta disorientati come tanti. A questo punto emerge la socialità per interazione:
"cosa hanno detto? Mah,fanno sempre così! La navetta potrebbe essere qui, o li.
Qualcuno traduce in una altra lingua,qualche altro cerca spiegazioni. Si dialoga,si cerca una soluzione alla situazione di difficoltà. C'è un compito comune che fa emergere vincoli che fino ad allora erano rimasti muti.
La stessa cosa succede in un gruppo che ha come compito parlare degli ostacoli che impediscono di realizzare i progetti i sogni,i desideri e di qualsiasi altra cosa.
In questo caso inizialmente gli integranti del gruppo possono comportarsi come tanti Stavrogin. Ognuno parla per se, fa un monologo, che ha la forma di un lamento, gli altri sembra che non esistano,o se esistono,si presentano come un ostacolo al desiderio di scaricare i propri malumori a meno che non si configurino come spettatori silenziosi e compiacenti che ascoltano senza fiatare lo sfogo di chi non chiama nessuno nella propria anima.
Non è facile uscire da questa situazione contraddittoria, ognuno parla di se e per se come se fosse in una bolla. Una volta,in questo gruppo,una integrante racconto' un sogno che esemplifica bene questa situazione:
"Ho sognato che ero una ballerina che ballava sul ghiaccio ed ero rinchiusa in una bolla di cristallo come un carillon"
La bolla e' una difesa che non permette l'accesso dell'altro e' una resistenza narcisistica che necessita di un ambiente caldo per potersi sciogliere.
Dunque il problema, in questo caso,sarebbe come "rompere il giaccio" cioè rompere la dissociazione fra il campo ambientale costituito dal gruppo qui ed ora con me, e il campo psicologico, dominato dalla difesa narcisistica.
Tecnicamente siamo in una fase di pre-compito in cui emergono le appartenenze istituzionali come se queste definissero l'essere:
"Sono un professore di matematica, sono un medico, sono un cameriere, sono un ciclista, ma anche: sono un borderline, sono un bipolare,sono uno schizofrenico. Alcune sono identità fattiche nel senso di "lei non è il cameriere, lei fa il cameriere" come dice Sartre nell'essere e il nulla, altre come
" sono schizofrenico", " sono borderline" appartengono al processo di reificazione del' essere che è l'effetto di una procedura di ricodificazione di flussi decodificanti.
Queste identità' istituzionali ostacolano il passaggio dalla fase di pre-compito a quella di compito.
C'è un problema: questo circuito narcisistico-istituzionale-identitario,produce un godimento freddo.
Come dice Stavrogin:
" mi inebriava la tormentosa coscienza della mia bassezza".
C'è però un percorso nel godimento masochista che introduce l'altro, si trova nel Deleuze del freddo e crudele,e prima ancora nella critica di Reich all'idea del masochismo primario su cui Freud fonda il godimento al di la del principio di piacere,tipico della pulsione di morte.
La ripetizione dell'identico e' una coazione che genera godimento ma è' un godimento freddo e necrofilo:
"una sera si diresse verso un cimitero,e gli adolescenti che trovano piacere nel violare i cadaveri delle donne morte da poco,poterono se lo vollero,ascoltare la conversazione che segue.(...)"
dice il conte di Lautemont nei canti di Maldoror.
Dunque ci si presenta il problema di come uscire dal cimitero freddo e ghiacciato delle appartenenze istituzionali, dal ordine simbolico del nome del padre come direbbe Lacan.
Per uscire da questo ordine serve un contratto che definisca gli spazi i tempi i ruoli ed il compito, ed è con il contratto che emerge la colpa per il piacere che si prova nel sentirsi chiusi e costretti, quel sentimento che Facchinelli ha chiamato claustrofilia.
Qui ritorniamo al masochismo nella interpretazione di Deleuze quando dice:
" La colpa rende libero il masochista. La colpa si identifica con l'umorismo"
Il sentimento di colpa in un gruppo e' strettamente legato all'apprendimento.
Sembra che la conoscenza sia legata alla colpa di trasgredire il divieto di mangiare il frutto dell'albero proibito. Ma la punizione della costrizione nelle regole del setting permette di provare il piacere nella conoscenza,di ridere nell'apprendimento e di deridere tutti i ruoli in commedia.
L'umorismo, di cui Armando Bauleo era la più grande espressione che io abbia conosciuto con la sua risata contagiosa,ripristina una circolazione libidica basata su una legge materna che riscalda l'ambiente e produce un atmosfera creativa,un piacere caldo in cui può emergere qualcosa di nuovo ed è a questo punto che si incontra il male nella sua banalità.
Ossia emergono gli stereotipi che ingabbiano il pensiero e l'affettività all'interno di schemi cristallizzati, procedure che si ripetono invariate senza apprendere dall'esperienza.
Diceva Eichmann " il linguaggio burocratico (Amtsprache) e' la mia unica lingua"
Hanna Arend commenta: " Il fatto si è però che il gergo burocratico era la sua lingua perché egli era veramente incapace di pronunziare frasi che non fossero clichés."
I cliché sono gli stereotipi,Armando Bauleo li definiva schemi rigidi di pensiero e di comportamento sovrainvestiti di affettività che vengono applicati in situazioni nuove per impedire l'apprendimento dalla esperienza.
Pichon Riviere definiva gli stereotipi come i nostri nemici cioè come la causa della mancanza di pensiero la ripetizione in situazioni diverse degli stessi modi di essere.
In questa accezione lo stereotipo e' un abito, come direbbe Peirce,che non si modifica con la prassi, o se vogliamo allargare il discorso e' una teoria che non può essere falsificata,come dice la famosa frase attribuita ad Hegel:
" se i fatti non concordano con la teoria, tanto peggio per i fatti".
Dunque una ideologia non scientifica che non ammette contraddizioni e che è' chiusa in se stessa.Non c'è possibilità di novità. Tutto è' circolare ed è' chiuso in una sfera di autosufficienza.
Le stereotipie appaiono per controllare l'ansia della situazione sconosciuta.
Di fronte alla novità si applicano gli schemi conosciuti perché pensare il nuovo e' difficile ma è indispensabile per riuscire ad apprendere dall'esperienza.
Bisogna dunque,come diceva Nietzsche
"trasformare la merda in oro" cioè se il gruppo lavora sul suo compito può trasformare le ansie di base: confusive, depressive e paranoiche che emergono con la rottura degli stereotipi,
in concetti che vanno a costituire la base dello Schema di Riferimento Concettuale ed operativo specifico di quel gruppo e solo di quel gruppo.
Nella sua teoria del pensiero Bion chiamava questa trasformazione il passaggio dagli elementi beta agli elementi alfa, ma perché questo passaggio possa avvenire, perché si possano fabbricare i concetti e' necessaria la funzione alfa, cioè un contenitore ampio che contenga le ansietà e non le faccia colare fuori dal gruppo.
Questo contenitore e' dato dalla internalizzazione del setting, detto in un altro modo dal sentimento di appartenenza a quel gruppo in quel momento.
Si può notare il passaggio a questo momento quando qualcuno comincia a dire noi, con riferimento al gruppo nel qui ed ora ed a riferirsi a ciò che è' dentro e a ciò che è fuori. Il dentro ed il fuori sono distinti da un calore differente, il dentro e' più caldo e permette una maggiore circolazione di affettività e di libido. E' successo che la bolla si è sciolta, le resistenze che impedivano che l'altro diventasse presente nell'anima sono cadute e si è' costruita una intimità più vasta e' l'anima del gruppo che non solo lascia entrare l'altro che ora è' qui con me,ma fa apparire alla mia coscienza un gruppo interno in cui gli altri sono sempre stati presenti, come oggetti parziali e poi come imago, materna,paterna,fraterna e così via per usare i termini di Jung che Freud fa suoi in dinamica della translazione.
Le imago non arrivavano alla coscienza perché Stavrogin non "chiama nessuno".
Il suo esserci nega il bisogno dell'altro.
Ma si tratta di una verneinung che istituisce il "male" così come lo stiamo intendendo:come diniego non solo dell'aggruppamento esterno e dunque resistenza al compito,ma come denegazione o disconoscimento del gruppo interno,delle imago che ci costituiscono.
Nel dialogo iniziale fra Stavrogin e Thicon appare chiaro il disconoscimento:
" Vi guardavo e ricordavo i lineamenti della vostra genitrice. Non vi somigliate esteriormente ma c'è una somiglianza, interiore, spirituale.
Non c'è nessuna somiglianza, soprattutto spirituale.
As -so -lu -ta -men -te, nessuna!"
La denegazione ha l'imago della bolla autosufficiente: una monade senza porte ne' finestre. Il freddo godimento di una istituzione sadica.
Come dice Deleuze:
"Il sadico ha bisogno di istituzioni,il masochista di relazioni contrattuali"
E' dunque il contratto che istituisce un setting a favorire un cambiamento del clima che fa emergere
Il gruppo interno. Questo comincia a interagire con il gruppo esterno creando una tensione permanente che produce un cambiamento.
Le imago possono essersi formate o deformate in passate situazioni particolari. Il clima del gruppo può permettere una modifica del carico emozionale depositato sulle imago. Tutto questo avviene nell'intergioco della assegnazione ed assunzione di ruoli che costituisce il codice che il gruppo ha costruito lavorando sul compito.
Quando tutto questo e' compiuto il nostro
Mefistofele
guardandosi attorno. Può dire:
E allora? Dove se ne sono andati?
Banda di ragazzetti,m'hai preso di sorpresa!
Via verso il cielo con la preda,a volo: ecco
quello che pregustavo intorno a questa fossa!
M'hanno rubato un raro tesoro,unico.
Si era legata,quell'anima grande,con me.
Un trucco e a me l'hanno soffiata.
Ed ora da chi andrò a reclamare?
Quello che era il mio diritto chi me lo renderà ?
Ti hanno ingannato nei tuoi vecchi giorni,
l'hai meritato,ti va proprio male.
Ho sbagliato da idiota.
Persa tanta fatica: che vergogna.
Una libidine volgare,un assurdo
capriccio sono entrati
nel più incallito dei diavoli.
Per quella sciocca faccenda puerile
quanto lui si affannava,il molto esperto!
Allora la pazzia che proprio alla fine l'ha vinto
poca non era di certo." 
Ci vuole molta pazzia per gestire il male nel gruppo.
Leonardo Montecchi
Fabriano 24/9/2015
Bibliografia
Fiodor Dostojevski. I demoni. Einaudi
José Bleger. Simbiosi e ambiguità Armando
Psicologia della conducta. Paidos
Psico igiene e psicologia Istituzionale. Lauretana
Jean Paul Sartre. Critica della ragione dialettica. Il saggiatore
L'essere e il nulla. Il saggiatore
Gilles Deleuze. Il freddo e il crudele. Guanda 
Sigmund Freud. Al di la del principio di piacere.
Dinamica della translazione
La negazione. In opere. Boringhieri
Wileim Reich. Analisi del carattere. sugar
I.Ducasse de Loutremont. I Canti di Maldoror Feltrinelli
Elio Facchinelli. Claustrofilia. Adelphi
Hanna Arend La banalità del male. Feltrinelli
Enrique Pichon Riviere. Il processo gruppale. Lauretana
Armando J Bauleo. Ideologia gruppo e famiglia. Feltrinelli
C.Sanders Peirce. Opere. Bompiani
Wilfred Bion. Trasformazioni. Armando
Apprendere dall'esperienza
Jaques Lacan Jean Hyppolite commento alla verneinung freudiana
J.Wolfang Goete. Faust. Mondadori

Musica , Trance, Tarantismo : SEMINARIO AL CONSERVATORIO MUSICALE NICCOLO PICCINNI , BARI. a cura di Guglielmo Campione.

Cliccare sul link per aprire il file :

https://docs.google.com/presentation/d/18_T1bj8dQv_8t6aUXIDtHQtiD_YmaBmO-UYN7YCiSVM/edit#slide=id.i0


SEMINARIO AL CONSERVATORIO MUSICALE NICCOLO PICCINNI , BARI.


                                     
                                           RITO DELLA TARANTA, GALATINA, LECCE.

Il disturbo di personalità borderline: quali sono i tratti tipici? VIDEO INTERVISTA a cura di Linnea Passaler.

https://www.youtube.com/watch?v=_gN6jau9Rtc&list=PLh_mbgEqIcuzYGv4xwm5WGYT4ubs5GU8S



Pericoli del WEB in INFANZIA E ADOLESCENZA : Video intervista a Guglielmo Campione

https://www.youtube.com/watch?v=kFpZFXjDdIM



MANIFESTO PER IL PADRE

Un gruppo di docenti universitari, scienziati, giornalisti, professionisti, operatori dell’assistenza ai genitori separati e dei diversi gruppi del movimento degli uomini in Italia, chiede la modifica dell’atteggiamento verso il padre nella cultura corrente, e nelle norme di legge.

Fin da questo primo documento, inoltre, i firmatari pongono la necessità di un maggior aiuto e riconoscimento al padre disposto ad assumersi ogni onere per il figlio concepito, che la madre sia intenzionata ad abortire.

La figura del padre è stata in Occidente separata dalle sue funzioni educative e sociali. I risultati, del tutto prevedibili secondo tutte le Scienze umane, sono evidenti: insicurezza e difficoltà di iniziativa nei figli; incapacità di accettare il principio d’autorità; solitudine e fatica nelle donne madri nel dover assolvere da sole il peso educativo; frustrazione nei maschi adulti, svalutati in quest’aspetto essenziale dell’identità maschile. Una situazione fonte di danni gravissimi agli individui, alla vita di relazione e familiare, alla società, alla nostra civiltà. Occorrono attenti interventi, che ridiano dignità e responsabilità alla figura paterna. Di grande significato affettivo, e simbolico, è la posizione del padre nei confronti del figlio procreato. La prassi oggi vigente, priva il padre di ogni responsabilità nel processo riproduttivo. Una situazione paradossale, ingiusta dal punto di vista affettivo, infondata dal punto di vista biologico e antropologico, devastante sul piano simbolico. Per il bene dei figli, e della società, é necessario che al padre sia consentito di assumere le responsabilità che gli toccano in quanto coautore del processo riproduttivo. I casi di cronaca che presentano la disperazione dei padri, che vogliono, prendendosene ogni responsabilità, il figlio che la madre ha deciso di abortire, sono solo la punta dell’iceberg del lutto dell’uomo-padre, espulso dal processo di riproduzione naturale di cui è promotore. E’ necessario avviare una riflessione collettiva che equipari realmente la dignità della donna e dell’uomo nella procreazione, a garanzia della vita, della famiglia e della società. L’interesse e la volontà della donna devono essere opportunamente tutelati, nel quadro della cura sociale di difesa della vita, e di promozione della famiglia, nucleo vitale della comunità. I sottoscritti cittadini, e gruppi lanciano quindi un forte richiamo alle forze della politica, e della società civile, perché ripensino le norme, e rimuovano i pregiudizi che sottraggono, al di là di ogni senso comune, il padre alla vita del figlio.


Claudio Risé, psicoanalista,
 Università di Trieste Stefano Zecchi, Università di Milano,
 Giuseppe Sermonti, professore Emerito di Genetica molecolare
Claudio Bonvecchio, Università dell'Insubria
Giulio Maria Chiodi, Università Federico II, Napoli
 Stefano Serafini, Pontificia Università San Tommaso di Roma
 Giovanni Ventimiglia, Facoltà di Teologia di Lugano e Università Cattolica di Milano
Alberto Giovanni Biuso, Università di Milano
Cesare Galli, università di Parma Ivo Germano, Università di Bologna
Silvio Restelli, Ricercatore presso l'Istituto Regionale per la Ricerca Educativa, Lombardia
Guido Milanese, Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere, Università Cattolica del Sacro Cuore
Claudio Moffa, Professore Ordinario all'Università di Teramo
 Aldo Brandirali, Assessore Comune di Milano

 GIORNALISTI ED EDITORI 

Carlo Stagnaro Alberto Mingardi Roberta Tatafiore Robi Ronza Umberto Folena Gianluca Savoini Luciano Lanna Marcello de Angelis, direttore di Area Paolo Grezzi, direttore de L'Adige di Trento e de Il Mattino di Bolzano Luigi Maffezzoli, Lugano Marco Guggiari Mitì Vigliero Giuseppe Zois, direttore de Il Giornale del popolo, Lugano Vittorio Argento, Giornale Radio Rai Marco Tarquinio Giuliana Olcese Umberto Sebastiano Marina Salvadore Alessandro Scandale Andrea Sandri, Herrenhaus edizioni, circolo culturale "Le Scogliere di Marmo" (Seregno) Gianfranco Monti, Asefi edizioni, Milano Riccardo Alfonso, direttore Responsabile FIDEST – Agenzia Giornalistica Andrea Monda, giornalista e professore di religione Loredana Morandi Luca Pesenti Giuseppe Marro Guglielmo Piombini Paolo Zanotto, saggista, Siena ,Gianni De Martino, Salerno

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AVVOCATI

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MEDICI 

Guglielmo Campione, Medico psichiatra e psicoterapeuta, (MI) 
Marco Lombardozzi, Presidente Federazione Italiana Medici Omeopatici
Maria Paregger, Bolzano
Piero Accetta, Palermo
Gaetano Dell'Anna - Psicologo, Presidente di ARCA VIOLA http://www.arcaviola.it, O.N.L.U.S. Maurizio Scaglia, psicologo, Genova
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Brescia Roberto Boggi, medico chirurgo, Roma
Maiolo, Psicoanalista, Coordinatore scientifico Associazione "Il germoglio", Bolzano
Marcello Budini, Medico Chirurgo, Fonte Nuova
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 Benedetta Cuccuini Pucci, Medico psichiatra, Fiesole (FI)
 Eros Lamaida, medico, Salerno
M.Giulia Borney, medico
P. Giuseppe Maifredi, Soiano del Lago, (BS)
Paolo Bellavite, Professore Associato di Patologia Generale ,Medico Chirurgo, Università di Verona Marina Enrichi, Medico Ginecologo, Padova
Luciano Rossi, psicoanalista e psicoterapeuta, docente Università di Urbino
 Giuseppe Castello, Medico Chirurgo, Cagliari
 Fabio Cesare Campanile, Medico, Chirurgo Generale, Roma
Marco Maggi, Psicologo e Educatore, Mendrisio, Svizzera
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GRUPPI E ASSOCIAZIONI

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Adesioni all’appello “Per il Padre” 

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La Psicologia incontra la Spiritualità : di Filippo Falzoni Gallerani.



STATI DELLA MENTE è lieta di pubblicare questo lavoro di  Filippo Falzoni Gallerani ,il primo Psicologo e Psicoterapeuta a portare in Italia la tecnica del Rebirthing , differenziandosi dalle scuole di origine statunitense, e a fondare e sviluppare la scuola del Rebirthing ad approccio Transpersonale allo scopo di diffondere in modo coerente con la Psicologia Classica e Transpersonale il potente catalizzatore che la respirazione rappresenta. Questo metodo si rivela di grande efficacia per la soluzione degli attacchi di panico e i disturbi d'ansia e per la conoscenza di Sé.
F.F.Gallerani ha svolto studi approfonditi sull'opera di Ken Wilber , sull'Advaita Vedanta, sul pensiero di Krishnamurti, Ramana Maharshi, Aurobindo e di altri Maestri nella ricerca di una sintesi coerente del pensiero Orientale e Occidentale.
Ha incontrato Maestri di diverse scuole e tradizioni mantenendo una posizione laica ed un approccio scientifico. Ha viaggiato in tutto il mondo e ha una profonda conoscenza dell'India e della filosofia orientale.





La Psicologia Transpersonale è un approccio alla spiritualità in linea con i nuovi paradigmi della scienza e del pensiero moderno. La Psicologia Integrale cerca di includere il meglio della ricerca scientifica della psicologia, la consapevolezza di sé e la terapia, traendo ispirazione dalle grandi tradizioni spirituali che ne sono state la base.

La Psicologia ha origine dalle tradizioni spirituali, ma per affermarsi come scienza ha presto assunto un approccio materialista che ha escluso le dimensioni più profonde dell’Essere. Per secoli filosofi e mistici hanno riconosciuto la “Grande Catena dell’Essere” (o “Grande Campo dell’Essere”), che è rappresentata da dimensioni e livelli che trascendono e includono i precedenti: dalla materia, alla vita, alla mente, all’anima, allo spirito.
Negli ultimi tremila anni i filosofi del Perenne si sono trovati in accordo quasi unanime sui principali livelli del Grande Campo, sebbene il numero delle divisioni di questi livelli possa variare. Alcune tradizioni presentano solo tre maggiori livelli (corpo, mente e spirito; o anche: grossolano, sottile e causale). Altri ne hanno presentati cinque (materia, corpo, mente, anima e spirito), altri sette, come per i sette chakra del Kundalini Yoga. Filosofi del perenne come Plotino e Aurobindo hanno usato una dozzina di livelli di coscienza; altri avevano distinzioni molto complesse con anche 108 suddivisioni dei livelli dell’Essere e della Coscienza. Il Grande Campo è un grande nido morfogenetico che offre uno spazio di sviluppo ai potenziali umani.
La spiritualità diventa strumento del potere

In Occidente la religione presto si allontanò dallo Spirito e l’uomo ne fece un sanguinario strumento di potere, che contraddiceva gli insegnamenti dello stesso Dio che si voleva imporre con la violenza al mondo intero.La reazione a questa decadenza ha ispirato l’Illuminismo, che ha rappresentato la vittoria della Ragione sul dogma e la superstizione. Tuttavia la reazione ai misfatti delle religioni fu eccessiva e andrò troppo oltre sino a negare del tutto l’esistenza dell’anima e dello spirito. Fu come buttare il bambino con l’acqua sporca, perché per combattere i crimini della Chiesa e osservare i fatti senza il filtro del dogma, si negò del tutto l’esistenza dell’autentica spiritualità, sino a considerare “reale” solo la materia. Da questa prospettiva avere fede è come credere a Babbo Natale, le esperienze mistiche sono viste come una forma d’isteria e i mondi invisibili sono considerati solo fantasia.
Purtroppo ancor oggi è vero che a livello di massa ciò che viene presentato come spirituale e religioso ha troppo spesso i connotati patologici di una fuga dalla realtà, di una stampella dell’ego, che è una parodia della vera spiritualità. Il risveglio spirituale è sempre l’eccezione, si dice che “pochi cercano la Verità e di questi pochissimi la trovano”. Ma il fatto che la trascendenza dell’Io, la percezione dell’Unità della vita e della sacralità dell’Essere siano esperienze destinate a pochi non ne inficia la realtà.


Jung e l’importanza dell’anima

C. G. Jung fu accusato di misticismo perché riconosceva l’importanza dell’anima e della realizzazione del Sé. 
Jung considerava i simboli delle religioni dei prodotti dall’inconscio collettivo, che correttamente interpretati rappresentano il cammino interiore attraverso il quale l’individuo si emancipa per individuarsi e autorealizzarsi. Ma per il solo fatto di trattare temi che la scienza considera tabù, la psicologia junghiana è stata a lungo esclusa dalle istituzioni, al contrario della visione materialista di Freud che ha profondamente influenzato gran parte della cultura occidentale. I numerosi studiosi del Perenne, tra cui numerosi orientalisti, sono stati relegati sino ad anni recenti in un’area che la scienza ufficiale non ha mai preso seriamente in considerazione. Una prima svolta si ebbe quando la Fisica quantistico-relativistica mise in evidenza una realtà ineffabile oltre lo spazio-tempo, che poteva collimare con le visioni dei mistici e giustificare fenomeni che la ragione considerava impossibili.


La nascita della psicologia umanistica

Negli anni ‘60 del secolo scorso i tempi erano maturi perché questa grave lacuna della psicologia fosse colmata con la nascita della Psicologia Umanistica e poi della Psicologia Transpersonale, la quale ha cercato di offrire un’interpretazione psicologica della Grande Catena dell’Essere riadattata alle conoscenze scientifiche moderne. Una Psicologia che riconosce i piani sottili e le dimensioni esistenziali e spirituali dell’essere umano.
Dal momento che gli stati non ordinari di coscienza sono spesso la chiave di accesso alla nuova coscienza, Wilber ha ritenuto che la Psicologia Transpersonale abbia finito con il dare ad essi eccessiva importanza a scapito del resto e per questo ha ideato la Psicologia Integrale che è un’ulteriore evoluzione della Psicologia Transpersonale. In breve Wilber cerca di includere il meglio della ricerca scientifica della psicologia con l’essenza delle grandi tradizioni spirituali. Un tentativo di integrare alcune delle intuizioni di sorgenti premoderne, moderne e postmoderne, riconoscendo che ognuna ha qualcosa d’importante da insegnare.Stanislav Grof con le tecniche esperienziali della Respirazione Olotropica e Ken Wilber, con la sua straordinaria e vasta opera di sintesi sostenuta da ricerche interdisciplinari che abbracciano Oriente e Occidente, sono tra le figure più rappresentative del movimento transpersonale. Negli ultimi anni sono stati pubblicati sulla Psicologia Transpersonale centinaia di libri e il Journal of Transpersonal Psychology, le cui prime pubblicazioni risalgono alla fine degli anni ’60, è una vasta e interessantissima raccolta di studi e ricerche a sostegno di una visione ampia e coerente.



Nel primo capitolo del suo libro Psicologia Integrale, Wilber inizia chiarendo le basi essenziali del terreno di ricerca: “La psicologia è lo studio della coscienza umana e delle sue manifestazioni nel comportamento. Le funzioni della coscienza includono la percezione, il desiderio, la volontà e l’azione. Le strutture della coscienza, di cui alcune sfaccettature possono essere inconsce, includono il corpo, la mente, l’anima e lo spirito. Gli stati di coscienza includono gli stati normali (veglia, sonno e sogno) e gli stati alterati (stati non ordinari e meditativi). I modi della coscienza includono l’estetica, la morale e la scienza. Lo sviluppo della coscienza si espande per l’intero spettro dal “prepersonale” al “personale” e al “transpersonale”, dal subconscio, al conscio al superconscio, dall’id, all’ego, allo Spirito. Gli aspetti relazionali e comportamentali della coscienza si riferiscono alla sua mutua interazione con il mondo oggettivo esteriore e il condiviso mondo socioculturale di percezioni e valori condivisi”.


Analisi critica della psicologia in Oriente e in Occidente

Il grande problema della psicologia, per come si è storicamente sviluppata, è che frequentemente la maggior parte delle diverse scuole ha preso solo uno dei molteplici aspetti di questo fenomeno straordinariamente ricco e sfaccettato, annunciando che solo quello era l’aspetto che valeva la pena studiare o perfino che era l’unico aspetto esistente. Il Comportamentismo ha ridotto la coscienza alle sue manifestazioni comportamentali osservabili. La psicoanalisi ha ridotto la coscienza alle strutture dell’Io e al loro impatto con l’id. L’Esistenzialismo ha ridotto la coscienza alle strutture personali e alle modalità intenzionali. Molte scuole di Psicologia Transpersonale focalizzano l’attenzione solamente sugli stati alterati di coscienza, senza una coerente teoria dello sviluppo.


Le Psicologie dell’Oriente tipicamente eccellono nella descrizione dello sviluppo della coscienza dagli ambiti personali a quelli transpersonali, ma hanno una comprensione molto limitata degli sviluppi precedenti, cioè dal prepersonale al personale. La scienza cognitiva porta l’empirismo scientifico ad affrontare il problema, ma spesso finisce nel ridurre semplicemente la coscienza alle dimensioni obiettive dei meccanismi neuronali e a funzioni simili a quelle di un biocomputer, devastando così il mondo della vita e della coscienza stessa. Wilber considera tutti questi aspetti una parte importante della psicologia ma con la sua Psicologia Integrale offre un quadro più ampio del mistero della natura umana nella sua pienezza.
Le teorie sono necessarie per orientarsi ma non è sufficiente conoscerle per ottenere una trasformazione reale. Una psicologia dell’Essere non può essere insegnata a chi non è pronto e non può essere praticata correttamente da chi ha compreso i concetti senza avere sperimentato direttamente il proprio Sé. Non bastano letture e ascoltare conferenze, è necessaria una profonda e sincera autoindagine, il confronto con l’ombra e un autentico risveglio del cuore.

Persone Down : considerazioni sul Desiderio, il successo e la resilienza. di Gugliemo Campione




   (da: http://www.termolionline.it/187114/paola-giorgetta-il-ritorno-a-casa-di-una-campionessa/)





Avevo scritto qualche settimana fa un articolo su Federica Pellegrini , intitolato ai rapporti fra il successo, l'amore vissuto in famiglia e la resilienza.

Scrivo di nuovo sul successo e la resilienza e plaudo altrettanto ed in modo speciale, dunque, al grande successo di un'altra meno conosciuta nuotatrice italiana  Paola Giorgetta di Montemitro in Molise che  ha brillantemente rappresentato l'italia e le persone down ai Giochi Mondiali Estivi di Special Olympics di Los Angeles, 25 Luglio-2 Agosto.

L'italia ha vinto 84 medaglie di cui 25 d’oro, 29 d’argento e 31 di bronzo.

Paola ha conquistato l’oro nei 25 m. dorso( divisione F06, tempo di00. 00:33.22) davanti alla rumena Madalina Marin e alla giapponese Ichien Mai e  il l bronzo nei 50m stile libero( divisione F10,tempo 00:01:03.78) giungendo terza dopo l’islandese Rakel Aradottir e alla Cipriota Christodoulou .

La vittoria di Paola rappresenta il traguardo di un percorso personale di crescita e di riscatto fondato sui cardini della resilienza: il coraggio, la forza e la determinazione a perseverare nonostante le difficoltà.

La vittoria di Paola e di tutti gli altri atleti rappresenta la vittoria di una cultura basata sul desiderio di esistere e l'emozione di conoscere oltre che sull'investimento,capace di creare le condizioni favorevoli all’apprendimento e all’inclusione 
basate sul riconoscimento della competenza, la condivisione e l’empatia., contro i soliti avvizziti stereotipi e pregiudizi. 

In un mio saggio di qualche anno fa , dal titolo, "Psicoanalisi e disabilità " avevo posto delle questioni che qui mi pare opportuno riproporre.

Il successo di Paola ci induce a riflettere sulla seconda nascita delle persone durante la vita terrestre.

Una persona nasce due volte , diceva Pontiggia nel suo famoso romanzo e sottolineava Zoia in “Nascere non basta”.

Ma è stato Gesù molti secoli prima a sottolineare che non si nasce una volta sola.

Nel Vangelo di Giovanni 3:1-17, Gesù incontra Nicodemo :
"Or vi era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte a Gesù e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui.


Gesù gli rispose dicendo: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. 

Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quand'è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?

 Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né d'onde viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito".

In una situazione di fragilità e di deficit cognitivo,si puo rinascere come soggetto la seconda volta se sussistono nelle relazioni familiari, amicali e sociali, il desiderio di esistere e le emozione di conoscere, come sostiene Nicola Cuomo. 

Psicologicamente, infatti, la domanda fondamentale che fonda la possibilità di essere soggetto è : 
Che cosa  desideri ?

Perché questo avvenga è fondamentale che la madre metta in gioco il suo desiderio e giochi con i suoi figli sinceramente.

Sin dalla nascita, però, un bimbo con handicap mette di fronte la Madre ad uno specchio del tutto speciale.

Non è il solito specchio che rimanda l’immagine desiderata , non è uno specchio che conferma, è una specie di specchio asimmetrico che rimanda un’altra immagine.

Non quella della normalità tranquillizzante,del perfetto funzionamento , della conferma di sé e della propria famiglia di appartenenza, della propria cultura di appartenenza.

Ci arriva un’altra immagine che contiene anche elementi di vulnerabilità , di fragilità che rimandano sensibilmente alla fragilità della nostra condizione di umani. Quella fragilità , quella mortalità che è la nostra cifra piu tipica e che è soprattutto tipica dei bambino, degli anziani, dei malati, degli emarginati.

E’ un immagine riflessa che atterrisce , spaventa perché ci ricorda in realtà qualcosa che ci è molto familiare. La fragilità di tutti “.

Questo ci fa riflettere sull'importanza di non smettere di sognare e desiderare anche in presenza di questo scarto tra le aspettative e la realtà di un figlio disabile.

Come dicono Eugenio Gaburri e Laura Ambrosiano in “La spinta ad esistere” :

”Nella nostra epoca si cerca di organizzare la vita in modo sempre piu conformistico, non si vuole sentire il dolore e non ci si accorge di cio quasi come se si ambisse a essere ne vivi ne morti,si ha paura senza sapere perché né da dove essa proviene e come proteggersi: tutto sommato restare ottusi porta ad un adattamento senza tanto dolore !

Che orribile parola adattamento, disadattamento. Tutti i bambini, e forse i bambini disabili in particolare, ci chiedono di non conformarci per poter essere davvero soggetti e non copie transgenerazionali e che se questa apparente armonia sociale conformistica dell’accettazione del disabile“politically correct” si rompe ( a scuola, nel mondo) si sviluppa un attrito -è vero- ma che grazie ad esso si anima la spinta ad esistere a vivere la propria vita in modo piu autentico e meno adattato alle norme imposte.

Nei disabili come in tutti c’è una persona che sta lottando per nascere come soggetto farà diverse esperienze di diverse morti e rinascite ed ogni volta attraverserà il conflitto tra desiderio di armonia ,consenso- conformismo e attrito per affermarsi come esseri singolari , speciali.

Il disabile mette in mostra in modo paradigmatico la tematica del rispecchiamento e dell’identità nelle relazioni : fare i conti con quel naturale rispecchiarsi negli altri come appendici dei nostri desideri o delle nostre rivendicazioni, rivincite , tutte esperienze che spesso ci hanno bloccato in passato come vittime dei desideri o delle paure dei nostri genitori a loro volta ereditate dai loro in una ruota transgenerazionale senza fine e senza pensiero.

Questo è l’amore gratuito e incondizionato , la tenerezza. come ricorda Gaburri.

Essere guardati per quello che siamo .

La tenerezza è una curiosità e un trasporto da persone che non si aspettano nulla in cambio,è una gratuità per cui l’altro sente di essere amato senza dover dare qualcosa in cambio.

Non è : se sei cosi ti amo , se sei diverso da come ti voglio non ti amo.

Non ci sono aspettative assolute di soddisfacimento e si è disposti a lasciarsi colpire da quello che l’altro è , fa, esprime senza altre mete..

Un piacere gratuito di fronte alla sua potenziale diversita e unicità.

Dice Gaburri, “Di solito guardiamo gli altri con gli occhi del nostro gruppo di appartenenza ,della nostra mentalità e aspettative: se l’altro non corrisponde con certe aspettative si angosciamo, ci spaventiamo, ci preoccupiamo..

In realtà la vera domanda è : sei disposto a farti sorprendere e disorientare ?



Come dice Eugenio Borgna in una bella e recente intervista su Repubblica di Simonetta Fiori del 28 agosto 2015 :
(...)" Allo stesso modo della speranza, anche il desiderio è condizionato dalla storia personale di ciascuno di noi. Se il mio vissuto è stato ricco, anche la sfera dei desideri resta estesa e polimorfa.
Il desiderio è desiderio di desiderare, come diceva Lacan. Un'esperienza condizionata dal passato, ma soprattutto aperta al futuro. Desiderare significa riconoscere dentro di sé questa dimensione del tempo che è il futuro. Se in me muore il futuro, muoiono anche i desideri. Se io vivo prigioniero del mio passato gli spazi aperti del desiderio si comprimono. A volte si annullano (...)
Non esiste desiderio che non sia intrecciato al tempo, alla circolarità senza fine tra passato presente e futuro. Noi storicizziamo i contenuti delle speranze e dei desideri perché essi non sono liberi ma condizionati dalla storia personale di ciascuno di noi(...).
Oggi siamo tutti magnetizzati da desideri immediati che ci impediscono di guardare ai desideri più grandi. È anche questo un effetto della crisi economica: ha spostato il nostro orizzonte dai desideri più alti a quelli legati alla quotidianità: il benessere o la pura sopravvivenza. 

Tutte pulsioni legittime, ma non sono quelle a cui si riferisce Rilke nei Quaderni di Malte Laurids Brigge : non lasciare morire mai un desiderio perché altrimenti la tua vita perde di senso. 
Questa immagine custodisce il segreto più profondo del desiderio inteso come qualcosa che oltrepassi la condizione individuale per metterla in relazione con un altro orizzonte di senso. Non c'è desiderio senza trascendenza. Non ci sono speranze se non c'è l'ansia di uscire dai confini limitati del mio io. Più entro in relazione con gli altri, più mi trasformo(...)

Il desiderio è dunque relazione e ricerca infinita di qualcosa che possa portare scintille di luce anche quando le disfatte esistenziali mi spingono verso il buio. 

È anche favorire una maturazione che mi impedisca di restare mummificato dentro di me - io sono quello che divengo, diceva Nietzsche. 
Sono questi i desideri grandi che mi permettono di andare avanti, mentre oggi vedo proliferare solo desideri finiti. 
Ma un conto è vivere, un altro è sopravvivere. 
E secondo Rilke, io vivo solo se ho desiderio di infinito, lo stesso di cui parla Leopardi, anche Pascal o il Musil di I turbamenti del giovane Törless . 
È quel sentimento che ci fa cogliere la seconda vita che è dentro di noi (...)

Borgna dedica nell'intervista, poi una parte alla fragilità , che è particolarmente interessante inserita in un discorso come quello che qui sto cercando di articolare fra Fragilità, Desiderio, speranza, resilienza e successo :

"(...) Chi è fragile non diventerà mai apatico. Proprio perché associata a una straordinaria introspezione e a capacità di ascolto, la fragilità ci rende immuni dall'insorgenza di disturbi psichici come l'indifferenza.
È uno scudo insostituibile. Se io so quanto le parole, i silenzi, le distrazioni possano far male, non cadrò mai in quell'errore.
Ma la maggior parte delle persone rifugge dalla fragilità perché socialmente sconveniente, faticosa da sopportare.

(...)Una pietra non è fragile perché sopravvive a tutti gli urti.

Invece desideri, speranze e anche tristezza sono fragili perché non sanno resistere alle aggressioni dell'indifferenza.
Vanno in pezzi.
E qui sta il loro valore enorme.
Sono infinitamente più preziose le emozioni e le parole che si rompono di quelle inconsistenti che non si rompono mai."