Introduzione
Ho analizzato in
questo studio un totale di cinquanta
immagini di donne oggettivate di
cartelloni pubblicitari stradali per evidenziare gli aspetti salienti del
sessismo mediatico, utilizzando il metodo iconografico e iconologico.
Mi sono ispirata all’opera del fotografo, archeologo e scrittore, Ico
Gasparri
descritta nel suo primo libro “Chi
è il maestro del lupo cattivo?” relativamente all’oggettivazione sessuale
nel mondo pubblicitarioutilizzando il metodo iconografico per la descrizione
delle immagini.
Per spiegare meglio “cosa”
propone la pubblicità definita “sessista”, Gasparri non
si limita a proporre
fotograficamente le immagini pubblicitarie, ma descrive
dettagliatamente ciò che viene
raffigurato.
La descrizione tecnica delle
immaginiviene definita attraverso il metodo iconografico ovvero attraverso lo “studio
dei dettagli, degli atteggiamenti”, attraverso cui è possibile
constatare se la raffigurazione è congrua con la realtà studiando accuratamente
gli spazi, il rapporto tra gli oggetti, le luci e gli atteggiamenti di quelle
donne “oggetto” dei cartelloni pubblicitari, di fronte ai quali il chiaro e
devastante messaggio è l’immagine di una prostituta .
Le dichiarazioni di Ico Gasparri
riguardo gli sforzi affrontati per lottare
contro un mondo “marcio”, contro
continui rifiuti dai diversi editori per la
pubblicazione del suo libro
attraverso il quale potesse esprimere il suo punto di vista,
sottolinea quanto sia difficile
superare la pubblicità sessista ed il rispettivo stereotipo
oggettivante.
Nonostante la miriade di
difficoltà, l’autore ha deciso di portare avanti
da solo il suo “grido di
giustizia” producendo, finanziando e distribuendo da sé più di
mille copie del libro in un solo
anno, per “consegnare al pubblico” un messaggio di
profondo sconforto maturato
durante i suoi quattordici anni di scatti accompagnati da
“indifferenza, negazione,
critiche”. Un lavoro durato più di quattro anni che ha
raggiunto l’apice l’ 11 novembre
2011.
Prima del successo e del
conseguimento del meritato premio come miglior artista italiano occupatosi dei
problemi e dei diritti delle donne e delle discriminazioni di genere, il
fotografo ha dovuto conquistarsi la stima del mondo circostante (“Oggi vengo
stimato, quando ho cominciato la gente mi vedeva con il fumo negli
occhi,ero romanticamente controcorrente ”).
Oggi, nonostante la continua
indifferenza di gran parte della gente, grazie al suo contributo, il “grido
di giustizia” è diventato più forte e il “corpo sociale” assorbe
sempre meno.
L’ Oggettivazione
sessuale
L’oggettivazione è una forma
particolare di de-umanizzazione, processo attraverso
cui agli esseri umani è sottratta
l’identità e la comunità; ciò fa sì che un individuo sia
pensato e trattato come oggetto,
strumento, merce.
La visione proto tipica dell’oggettivazione
è costituita dalla figura dello schiavo.
La filosofa statunitense Martha
Nusbaumm mette in evidenza sette dimensioni del
concetto di oggettivazione:
1. strumentalità: l’oggetto è uno
strumento per gli scopi altrui;
2. negazione dell’autonomia: l’oggetto
è un’entità priva di autonomia;
3. inerzia: l’oggetto è un’entità
priva della capacità di agire;
4. fungibilità: l’oggetto è
interscambiabile con altri oggetti della stessa categoria;
5. Violabilità: l’oggetto è un’entità
priva di tutela che ne garantisca l’integrità;
6. Proprietà: l’oggetto
appartiene a qualcuno, può essere venduto o prestato,
7. Negazione della soggettività:
l’oggetto è un’entità priva di esperienza e
sentimenti.
Secondo la filosofa, la
dimensione più pericolosa è la strumentalità; la visione
dell’individuo come strumento,
porta a considerarlo non più come soggetto,
individuo, ma come mezzo per
uno scopo. L’oggettivazione strumentale rende
l’individuo “attraente” agli
occhi di coloro che sono interessati a tale scopo,
determinando dunque l’avvicinamento
dell’individuo oggettivato.
L’oggettivazione sessuale è una
forma particolare di oggettivazione. In
letteratura si parla anche di sessualizzazione
per indicare situazioni in cui il
valore di una persona è confinato
alla sua capacità di attrazione sessuale.
La persona, dunque, è vista come
strumento del piacere altrui, valutata sulla base
dell’utilità delle sue funzioni
sessuali “separate dalla sua persona, ridotte a
mero strumento o guardate come
fossero capaci di rappresentarla nella sua
interezza” (Bartky, 1990).
Da ciò scaturisce la visione
della donna come
oggetto, merce, strumento del
volere e piacere altrui, priva della possibilità di
realizzarsi come persona capace
di agire e decidere autonomamente.
Nella società contemporanea, il
corpo femminile è ridotto sempre più a oggetto
sessuale.
Il corpo femminile è usato per
vendere, o diventa esso stesso oggetto
in vendita.
L’oggettivazione sessuale è ormai
un’esperienza quotidiana che
connota la vita delle donne molto
più di quella degli uomini.
Si esprime in una grande varietà
di forme, dalle più esplicite come prostituzione e pornografia,alle forme più
sottili di oggettivazione mediatica. I media giocano un ruolo
fondamentale nella cultura dell’oggettivazione
sessuale. Numerosi studi hanno
mostrato che la sessualizzazione
delle donne da parte dei media, avvenga in
modo differente sia dal punto di
vista qualitativo che da quello quantitativo
rispetto agli uomini; alle donne
sono richiesti pochi atteggiamenti stereotipati,
ruoli limitati, corpi e volti
identici. Il mezzo privilegiato di oggettivazione
sessuale è lo sguardo, che porta
le persone a trattare se stesse come oggetti da
valutare sulla base dell’aspetto
fisico. Questo processo prende il nome di auto
oggettivazione, attraverso cui
donne e ragazze imparano a pensare a se stesse
come oggetti del desiderio
altrui. La donna, dunque, è spinta a servirsi del
proprio aspetto fisico per
acquisire potere e mobilità sociale. Tutto ciò, nella
società attuale, è penalizzante
riguardo le prospettive di carriera, come
illustrano vari studi riguardo
all’impatto negativo della sessualizzazione; ” Una
donna vestita provocante per un
lavoro di manager, risulta meno competente e
meno intelligente” (Glick e
coll., 2005).
Conseguenze
psicologiche e sociali
La maggior parte delle
conseguenze dell’oggettivazione, incide sul benessere
psicofisico: l’oggettivazione
conduce all’auto-oggettivazione, legata a
maggiori comportamenti a rischio,
che scatena emozioni negative, riduce la
consapevolezza degli stati
interni e determina la diminuzione di esperienze di
stati motivazionali di picco,
rari momenti che ci regalano soddisfazione e gioia.
Tutto ciò contribuisce alla
diffusione di stati depressivi, disfunzioni sessuali e
disordini alimentari, processi
alla base della conseguenza primaria dell’auto
oggettivazione.
La società contemporanea espone
continuamente le donne a
modelli irraggiungibili di corpi
femminili perfetti, ciò provoca sentimenti
negativi e disgusto per la
propria inadeguatezza e incapacità a conformarsi agli
standard. Tali sentimenti
provocano tensione e ansia. Un’ulteriore
conseguenza, accertata da diversi
studi, riguarda il funzionamento cognitivo;
pensare in modo ossessivo e
continuo al proprio corpo, confrontandolo con gli
standard culturali accettati,
porta ad una diminuzione delle prestazioni
cognitive, quindi di interessi,
risultati scolastici, aspirazioni a campi più
impegnativi, limitando le
opportunità di formazione e affermazione
professionale. L’oggettivazione
dunque, e, di conseguenza l’auto oggettivazione,
comporta serie conseguenze per la
vita delle donne. La
continua considerazione della
donna come oggetto sessuale porterà
all’aumento, da parte dell’uomo,
di stabilire con loro relazioni meramente
strumentali e a non riconoscere
il loro contributo allo sviluppo della società,
fattore che inciderà gravemente
soprattutto sulle adolescenti.
Analisi
delle immagini : Iconografia e
Iconologia .
Il termine
iconografia deriva dal greco είκών(eikόn →
immagine) e γράφειν (graphein→ scrivere) e si occupa della
descrizione,
classificazione e
interpretazione delle immagini; Iconologia deriva dal greco
είκών (eikόn → immagine) e λέγειν (leghein→ spiegare), si occupa
quindi di
ricercare una
spiegazione approfondita delle immagini e dei simboli
Il criterio utilizzato
per l’analisi minuziosa delle immagini è quello di interpretare le scene riprodotte
come se fossero immagini della realtà, proprio perché la nostra mente
legge come esperienze
di vita reale, l’esperienza altrui.
Ho analizzato la dimensionspaziale della
figura, considerando la posizione del “fisico”, dov’è e come è posizionato, lo
studio degli atteggiamenti, espressione facciale, posizione delle braccia e
delle gambe, ed infine il rapporto tra soggetto ed oggetto.
Questo mi ha permesso
di classificare le immagini in 3 categorie:
1. Parte del corpo
La prima categoria
sottolinea l’eccessivo investimento del corpo femminile.
L’immagine femminile
è ridotta a pezzi di carne, sintetizzando il mondo della donna
a bocca, seno,
sedere. Questi tagli, ben studiati dai pubblicitari, hanno come primo
obiettivo quello di
enfatizzare prestazioni sessuali e richiamare il piacere maschile.
La prima categoria
classifica “pezzi di carne”, è possibile infatti notare come siano
messe in risalto
esclusivamente donna, con i suoi valori e sentimenti, viene cancellata. La
donna viene rappresentata meramente come oggetto del desiderio maschile, e
indotta ad una condotta oggettivante e stereotipata inducendo i due universi,
maschile e femminile, ad accettare un “prototipo” di donna sbagliato, una donna
provocante, bella e disponibile.
2. Oggetto
La seconda categoria sottolinea
il ruolo che viene dato alla donna, il quale la riduce a mera rappresentazione
di oggetto, da utilizzare al momento opportuno e accantonare
quando non serve più.
La seconda categoria
classifica le donne ritratte nel ruolo di oggetto o porta oggetto.
Queste, come altre
immagini sessiste, riconducono ad una visione della donna ridicolizzata, priva
di intelligenza e capacità di azione. Veri e propri manichini.
3. Aspetto fisico
La terza categoria
sottolinea il carattere stereotipico cui la donna deve subire, la considerazione
di una donna che deve contare sul proprio corpo per raggiungere i propri
obiettivi.
La terza categoria classifica
le donne in base all’aspetto fisico. Donne perfette,
con volti perfetti e
fisici da modella in situazioni casalinghe, in spiaggia, in aereo.
Quest’ aspetto
provoca effetti negativi su donne o adolescenti, alle quali
viene inculcata una
visione sbagliata del “perfetto” ridotta, tra l’altro, al solo aspetto
fisico. L’idea di
queste immagini è quella di trasmettere un unico prototipo di donna,
che, erroneamente, ha
il fine di aumentare l’autostima femminile, di portare a credere
che attraverso la
bellezza si possa arrivare dappertutto, ma “La bellezza delle cose
esiste
nella mente che le contempla” (David Hume), proprio
perché ogni mente
dovrebbe essere
libera di percepire la bellezza a suo modo.
Lo stereotipo, privo
di esperienza empirica, induce emozioni, giudizi di valore, atteggiamenti ad
una parola-nome (Schaft, 1987).
È interessante notare
come la pubblicità possa influenzare uno stile di vita o un
pensiero, ancor più
interessante risulta la continua propagazione di tali pubblicità,
frutto di una
rappresentazione sociale condivisa e stabile nel tempo.
Conclusioni
Dall’analisi
effettuata con l’obiettivo di associare le scene rappresentate nei cartelloni
pubblicitari a scene
di vita reale, è possibile constatare l’inesistente relazione tra
dimensione reale e
dimensione pubblicitaria. È infatti insolito vedere una donna
recarsi in un negozio
di scarpe in reggiseno, stesa a gambe aperte su un mare viola
per bere o
addirittura vedere una hostess in tacchi e reggiseno. Se si riflette sulla
vendita del prodotto
in sé, è assurdo trovarsi di fronte ad una commessa di una
gioielleria nuda. L’analisi
iconografica delle immagini serve a chiarire il messaggio
rappresentato dal
contesto, perché nulla viene posizionato per caso, dallo sfondo agli
atteggiamenti dei
soggetti. Ciò che traspare è l’idea di una donna perfetta e inutile, la
cosa più rilevante
però è che sia perfetta, visione che porta ad una conseguenza
devastante: “se la
modella di quell’immagine attira l’attenzione di un uomo, svestita
in
quel modo con atteggiamenti provocanti, posso farlo anch’io”.
Aspetto
fisico
BIBLIOGRAFIA
Gasparri, I. 2011. Chi
è il maestro del lupo cattivo?, Milano: Ichome
Gelli, B. 2009. Psicologia
della differenza di genere, Milano: Franco Angeli
Mucchi Faina, A.
1996. L’influenza sociale, Bologna: il Mulino
Volpato, C. 2011. De
umanizzazione, Bari: Editori Laterza