Nel corso del 1911 Umberto Boccioni elabora il ciclo dedicato agli Stati d'animo.
Il ciclo è costituito da 3 tele distinte, che rappresentano rispettivamente 3 diversi stati d'animo della gente, colti nel momento della partenza del treno dalla stazione ferroviaria. Ma, stando al risultato, l'artista non sembrerebbe essersi minimamente interessato a svolgere il tema in chiave descrittiva. Siamo, in effetti, alle fasi cruciali della nascita del Futurismo italiano, di cui Boccioni è uno dei più convinti assertori.
L'opera offre a Boccioni lo spunto per tradurre in forme, colori e immagini, il senso del movimento, che è uno dei problemi centrali della pittura futurista. I 3 stati d'animo che danno il titolo alle tele vengono proposti dall'artista sotto forma di 3 diverse condizioni di "dinamica motoria".
- In Gli addii predominano le linee oblique e ondulate, che richiamano i saluti, lo sventolio dei fazzoletti.
- In Quelli che vanno, una folata di linee orizzontali dalle tinte accese travolge le persone e le cose, trascinandole in un dirompente movimento in avanti.
- Altra cosa in Quelli che restano, dove l'impianto, costituito di linee verticali, masse inerti e colori smorti, ricrea la sensazione di stasi e pesantezza che si associa al non partire, al rimanere.
- In Gli addii predominano le linee oblique e ondulate, che richiamano i saluti, lo sventolio dei fazzoletti.
- In Quelli che vanno, una folata di linee orizzontali dalle tinte accese travolge le persone e le cose, trascinandole in un dirompente movimento in avanti.
- Altra cosa in Quelli che restano, dove l'impianto, costituito di linee verticali, masse inerti e colori smorti, ricrea la sensazione di stasi e pesantezza che si associa al non partire, al rimanere.
Nello stesso anno, Boccioni realizza 2 versioni diverse del ciclo:
- La prima versione appare ancora legata allo stile del periodo che precede l'adesione al Futurismo (Pre-futurismo), proprio di capolavori come La città che sale. La tecnica pittorica si basa su una trama di linee, trattini e macchioline di colori contrastanti, che richiamano il Divisionismo. Del tutto nuovo è invece l'interesse dell'artista per le masse in movimento.
- La seconda versione, delle stesse dimensioni della prima, si presenta molto diversa. Le forme appaiono solide e scomposte in frammenti. La tecnica tradisce l'influenza del Cubismo di Picasso e Braque, che Boccioni ha modo di conoscere a Parigi. Le pennellate libere e sciolte della prima versione sono rimpiazzate da pennellate a tratti più piccoli e controllati. La loro funzione è quella di creare effetti di chiaro-scuro e rotondità, in modo da evocare il senso del volume. Sarà questo lo stile caratteristico dei grandi capolavori futuristi di Boccioni, che vedranno la luce nei 4 anni successivi.
- La prima versione appare ancora legata allo stile del periodo che precede l'adesione al Futurismo (Pre-futurismo), proprio di capolavori come La città che sale. La tecnica pittorica si basa su una trama di linee, trattini e macchioline di colori contrastanti, che richiamano il Divisionismo. Del tutto nuovo è invece l'interesse dell'artista per le masse in movimento.
- La seconda versione, delle stesse dimensioni della prima, si presenta molto diversa. Le forme appaiono solide e scomposte in frammenti. La tecnica tradisce l'influenza del Cubismo di Picasso e Braque, che Boccioni ha modo di conoscere a Parigi. Le pennellate libere e sciolte della prima versione sono rimpiazzate da pennellate a tratti più piccoli e controllati. La loro funzione è quella di creare effetti di chiaro-scuro e rotondità, in modo da evocare il senso del volume. Sarà questo lo stile caratteristico dei grandi capolavori futuristi di Boccioni, che vedranno la luce nei 4 anni successivi.
I due cicli oggi fanno parte rispettivamente:
- del Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano
- del Museum of Modern Art di New York
- del Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano
- del Museum of Modern Art di New York
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