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"iPhoneography epiphany" di Giovanni Savino,2010.
ll fotografo muove dal desiderio di colmare una distanza dall'oggetto ma questa distanza si ripropone nell'oggetto fotografia :
ciò che è surreale nella realtà esterna non lo è necessariamente in quella interna in cui l'ambivalenza è la regola e la parte vale per il tutto.
(G.Campione , Didascalia a "Escape", iPhoneography epiphany di Giovanni Savino) :
"Camminare consente di percepire la realtà con tutti i sensi, di farne pienamente esperienza lasciando all’uomo l’iniziativa. Non privilegia unicamente lo sguardo, a differenza del treno o dell’auto, che istituiscono la distanza dal mondo e la passività del corpo. Si cammina per nessun motivo, per il piacere di gustare il tempo che passa, di concedersi una deviazione per meglio ritrovarsi alla fine del cammino, per scoprire luoghi e volti sconosciuti, per aumentare la conoscenza corporea di un mondo inesauribile di sensi e sensorialità; o anche, semplicemente, per rispondere all’invito della strada. Camminare è un modo tranquillo per reinventare il tempo e lo spazio. Prevede uno stato d’animo, una lieta umiltà davanti al mondo, un’indifferenza ai moderni mezzi di trasporto o, quantomeno, un senso della relatività delle cose. Fa nascere l’amore per la semplicità, per la lenta fruizione del tempo. Secondo Stevenson: " non si viaggia in cerca del pittoresco, ma in cerca di certi umori gioiosi: della speranza e del coraggio che accompagnano i primi passi al mattino, della pace e della pienezza spirituale al momento del riposo serale" (Stevenson, 1978).
Per Rousseau, camminare è un fatto solitario, un’esperienza di libertà, una fonte inesauribile di osservazioni e di fantasticherie, un lieto godimento delle strade propizie agli incontri inattesi, alle sorprese."Mai ho pensato, ho vissuto, sono stato vivo e me stesso, se così posso dire, come in quei viaggi che ho fatto a piedi e da solo" (Rousseau, 1972). È la stessa professione di fede che anima il giovane Kazantzakis: "Essere giovani, robusti, non amare nessuno in particolare – un uomo o una donna che possano immiserire il vostro cuore e impedirvi di amare ogni cosa con imparziale impeto e interesse – viaggiare a piedi, da soli, un sacco sulle spalle, da un capo all’altro dell’Italia, godendosi la primavera e l’estate, e che poi venga l’autunno, carico di frutti e di pioggia, e l’inverno: ritengo si debba essere imprudenti per invocare una felicità più perfetta" (Kazantzakis, 1961).
Camminare, anche per una modesta passeggiata, concede una licenza momentanea dalle cure che ingombrano l’esistenza inquieta e frettolosa delle società contemporanee. Riporta alla percezione di sé, al fremito delle cose, ristabilisce una scala di valori che le abitudini collettive tendono a sfrondare. Nudo di fronte al mondo, contrariamente all’automobilista o all’utente dei mezzi di trasporto, chi va a piedi si sente responsabile dei propri atti, è ad altezza d’uomo e difficilmente può dimenticare la propria umanità più elementare".
Queste considerazioni di David Le Breton de "Il mondo a piedi:elogio della marcia" mi son venute in mente sfogliando le pagine di " IPhoneography epiphany, New York city,the iphone diaries " , il nuovo libro fotografico di Giovani Savino.
Savino cammina per New York in quel modo, con quella presenza a sè e alle cose del mondo ed in tal modo ci riporta con sè a zonzo,in "otium" psicologico e creativo in cui i confini tra lavoro, studio e gioco si confondono. Di questo genere di Ozio intellettuale scrissero Seneca (De otio), Epitteto ( Manuale), Bertrand Russell (Elogio dell'ozio).
Ci muoviamo per la Grande Mela in una specie di Peripatetica"Aristotelica ( insegnare muovendosi intorno (peri) al giardino del Ginnasio - pateto) in cui Savino ci introduce ad una galleria antropologica contemporanea della complessità indicando, mostrando, alludendo,allucinando, sognando,interpretando ,metaforizzando .
Questa complessità crescente del reale spaventa i più e induce un sempre più diffuso timore di annichilimento dell'identità che esita in un ingenuo e pericoloso, per quanto comprensibile,tentativo di riduzionismo, di difesa , di paranoia ,base psicologica del razzismo d'ogni epoca.
Una nuova specie di agnosìa in cui non vedere è, dunque, ignorare.
Vedere è allora sapere (in greco il verbo oido= vedo ha la stessa radice di "idea,pensiero").
Savino attraverso il suo " iphone-taccuino visivo" ci apre gli occhi,ci induce a vedere e sapere, ci costringe a non ignorare, osa vedere .Come fa Orazio (Epistole 1, 2),nella lettera all'amico Massimo Lollio, Savino ci invita a "sapere aude", osare sapere, farsi carico, assumere la responsabilità del rischio di sapere.
Vedere è allora sapere (in greco il verbo oido= vedo ha la stessa radice di "idea,pensiero").
Savino attraverso il suo " iphone-taccuino visivo" ci apre gli occhi,ci induce a vedere e sapere, ci costringe a non ignorare, osa vedere .Come fa Orazio (Epistole 1, 2),nella lettera all'amico Massimo Lollio, Savino ci invita a "sapere aude", osare sapere, farsi carico, assumere la responsabilità del rischio di sapere.
Se è vero che la salute mentale possa consistere nella conquista della libertà di fluttuare dalla considerazione dei propri desideri e bisogni individuali alla necessaria condivisione della realtà con gli altri , nella nostra epoca ci si trova sempre più, invece "costretti" ,"obbligati" (nel senso del latino compulso) all' "aut aut", a stare da una parte o dall’altra . O attestati‐cioè‐ su posizioni ultraindividualistiche o identificati con la massa nel conformismo gregario dell’"Ululare con i lupi" che impedisce la solitudine dell’essere individuo differenziato : non si pensa, si fa come fanno tutti.
Ci si nasconde nell’anonimato e nell’illusione dell’essere potente quanto la massa ,così come ci ha insegnato Freud nei suoi scritti sociali "Psicologia delle masse e analisi dell'io".
Kant riprende il "sapere aude" di Orazio e ne dà una celeberrima interpretazione illuministica nel suo scritto del 1784 «Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?», : "L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!"
Dialogando idealmente con Kant noi pensiamo però che l'autonomia di giudizio e di ricerca , pur permanendo un valore essenziale , può essere raggiunta anche grazie al confronto e all'aiuto dell'altro. In questo senso le fotografie di Savino rappresentano una " palestra della Polis" in cui è possibile formare ,allenare e rendere saldo uno sguardo che possa permettersi il rischio e il il lusso di un "Et et " al posto dell' "aut aut ": interfacciare le diverse sfaccettature del mondo esterno e riconoscere il " diritto di cittadinanza" ai diversi aspetti del proprio mondo interno e quindi dell’altro da sé.