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Trasmutazione” le poesie esoteriche di Diego Guadagnino


                                                                                      

Con la raccolta Trasmutazione (Libroworld Editore, Ragusa, 2007), opera prima che riunisce testi scritti in anni e anni di attività letteraria svolta privatamente, Diego Guadagnino segna un grande ritorno alla poesia autentica, che scaturisce dalle profondità ancestrali del cuore e della mente, e si alimenta di temi alti e nobili, addirittura ardui. Guadagnino sfrutta le risorse di una cultura vertiginosa, solido terreno in cui mette radici la sua poesia.
Sul piano espressivo, Diego Guadagnino punta sull’innegabile originalità stilistica e metrica, segnalata dall’introduzione della rima, presente in tanti componimenti.
Trasmutazione è in primo luogo una stupefacente avventura del pensiero, senza che la poeticità ne abbia a soffrire, anzi! Come nel caso di Eliot o di Montale, la poesia di Diego Guadagnino trae forza da una robusta riflessione, occupata dal problema fondamentale del senso della vita, come risposta alle domande “chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo?”.
La risposta offerta da Trasmutazione risiede nella tradizione esoterica e spirituale nell’accezione più ampia del termine. Il concetto di trasmutazione diverge sostanzialmente dalla metànoia paolina, che è il rinnovamento del credente che abbraccia la religione e ne osserva supinamente riti e regole. La trasmutazione secondo Diego Guadagnino è un’espressione tecnica di quell’antica dottrina iniziatica in odor di eresia che è l’Alchimia. Nella trasmutazione culmina il processo alchemico, scandito da varie fasi, dall’Opera al Nero all’Opera al Rosso, in cui si ottiene l’oro dalla materia bruta.
La metamorfosi di Kafka, autore citato nella bella poesia Franz e molto apprezzato da Guadagnino, si mostrava come momento negativo-dissolutore precedente all’annullamento dell’identità del singolo, una sorta di agonia dell’anima che il corpo si limita a registrare assumendo una forma differente. Invece la trasmutazione indica proprio il contrario, cioè l’affermazione della vera vita, la vita dello spirito, a seguito del superamento della coscienza infelice, intesa quale perdita dell’armonia originaria tra l’umano e il divino. In altri termini, la trasmutazione segna l’avvenuto passaggio dall’ignoranza alla conoscenza, dal sogno visionario del divenire alla realtà concreta dell’essere, e la relativa consapevolezza del Sé autentico, il Sé spirituale.
Intercettando precise influenze alchemiche, Guadagnino identifica la sua personale versione della Trasmutazione con la liberazione dalle maglie delle catene dell’esistenza inautentica. In questo senso, è particolarmente rivelativa la lirica Il Disinganno, che si intitola esattamente come il meraviglioso gruppo marmoreo presente all’interno della Cappella Sansevero, il noto tempio ermetico partenopeo. Ciò che ha colpito Diego Guadagnino è la figura umana che tenta di liberarsi da una fitta rete, chiaro simbolo indicante il progressivo emanciparsi dello spirito dal giogo della materia. Questa concezione sapienziale è la traccia da seguire per comprendere a fondo il significato di tutto il libro. E che spiega l’interesse di Diego Guadagnino per diverse dottrine del risveglio o dell’illuminazione, dal Buddismo nelle sue disparate correnti al Taoismo cinese, dal Sufismo al Cristianesimo Esoterico, dalla Quarta Via di Gurdjieff all’Evoluzionismo spiritualistico di Aurobindo. Da non sottovalutare neanche l’apporto dell’Induismo, l’antica religione indiana, come testimonia il sonetto proemiale di Trasmutazione, Kali-yuga.
Lo schema di fondo dell’esperienza poetica racchiusa in Trasmutazione si radica sul bipolarismo prigione e liberazione, ravvisabile in alcune delle poesie più significative, come Scalo ferroviario, Da lì, Adamo, Amica della sera, Il luogo karmico, Autunno. Tutto il dettato della raccolta sembra avviarci sul cammino della liberazione, intesa nell’accezione della moksha buddista quale emancipazione ascetica dai vincoli della realtà sensibile.
L’intera opera svolge un discorso organico e coerente, che verte sul concetto di illuminazione, non lontanissimo, peraltro, dal compimento dell’Ars Regia alchemica nel nome e nel segno di quella trasmutazione reale e metaforica che renderebbe possibile il processo di trasformazione del metallo vile in nobile oro. Ma, come notavano gli antichi cercatori della pietra filosofale, per trovare l’oro bisogna averne di già, concetto che indica la presenza nell’alchimista di qualità ascetico-sapienziali tali da consentirgli il superamento della morte dell’io empirico e la seconda nascita.
Ciò è simboleggiato nell’ambito dell’alchimia medioevale dall’idea dell’imitatio Christi: come Cristo ha vinto la morte, risorgendo dalle tenebre dell’esistenza fisica, terrena, così l’alchimista autentico deve comportarsi in vista dell’autorealizzazione della personalità in chiave eminentemente spirituale, tramite l’iniziazione. In questo senso si comprende il fascino che il tema apparentemente nichilistico della morte esercita su Diego Guadagnino: non si tratta quasi mai della morte del materialista, che sancisce l’epilogo dell’avventura umana, ma della morte del mistico o dell’illuminato, che è la porta di accesso alla verità trascendente.
La morte alchimistica, come Opera al Nero, o mistica, nel senso della notte oscura dell’anima cantata poeticamente da San Giovanni della Croce, è esito di un percorso iniziatico da sperimentare in vita, ma va intesa anche come anticipazione della fine della vita nel mondo e come principio dell’altro mondo, che è il mondo della vera vita.
La Trasmutazione si accompagna all’accettazione della realtà, per quanto tale accettazione sia vincolata alle leggi divine e alla consapevolezza del carattere doloroso e illusorio dell’esistenza, che il poeta invita tuttavia ad assumere stoicamente su di sé, quale fardello inevitabile ed ineliminabile dell’uomo, di ogni uomo (“non volgere le spalle a questa pena”, afferma un verso della raccolta poetica, che risulta veramente rivelativo della visione del mondo di Diego Guadagnino).
Domenico Turco

1 commento:

  1. Libro di grande spessore poetico e filosofico; Guadagnino riesce a esprimere con incomparabile bellezza concetti altissimi.

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