.

Blog fondato da Guglielmo Campione www.guglielmocampione.it

La mente può trovarsi in stati diversi , il sonno ,il sogno, la trance,l'ipnosi,l'attenzione fluttuante,
l'estasi,la preghiera,la meditazione,la creatività artistica e scientifica,
l'esplorazione dello spazio e degli abissi marini,l'agonismo sportivo.

Stati della mente pubblica lavori originali o già pubblicati con il consenso degli autori, interviste e recensioni di libri e promuove eventi culturali e scientifici.

LA PACE COME ASSENZA DI CONFLITTI E IL MEDITERRANEO ANCORA INSANGUINATO di Guglielmo Campione

Viviamo in un epoca in cui , abbandonate le grandi ideologie,sembra rialimentarsi l’illusione di un pace vista come condizione idealizzata d’assenza di conflitti e non come momento d’ indispensabile sintesi e composizione delle diversità . Una fantasìa onnipotente e autarchica d’assenza di ciò che è altro da noi che, di fatto, conduce a una sua eliminazione (l'ignorare è eliminare) apparentemente pacifica e priva di assunzioni di responsabilità. In questo modo si evita l’elaborazione del lutto, termina che etimologicamente deriva dal verbo latino "labor, labersis, lapsus sum, labi", che vuole dire "faticare con sofferenza e dalla preposizione "e" che appunto indica separazione, uscita da quello stato . Fornari, nell'insuperata opera del 1966 "Psicoanalisi della guerra" parlò di elaborazione paranoica del lutto: il lutto non è più sofferenza per la morte della persona cara ma uccisione del nemico illusoriamente pensato come uccisore.L'originario terrificante sentimento interno depressivo emergente sotto forma di senso di colpa per la morte dell'oggetto amato viene eluso pensando che la responsabilità non sia propria ma di un nemico esterno. Questo significa che nessuno - neanche il pacifista militante-può aspettarsi che l'abbandono delle verità assolute si realizzi spontaneamente se non attraverso un atto di faticosa (labor)dolorosa , autoimposta ma indispensabile rinuncia... La complessità crescente del reale spaventa e induce un sempre più diffuso timore di annichilimento dell'identità che esita di converso in un ingenuo, per quanto comprensibile, tentativo di riduzionismo. Non vedere è essenziale per questa specie di agnosìa. Vedere è infatti sapere . Orazio (Epistole 1, 2),nella lettera all'amico Massimo Lollio, lo invita a "sapere aude", osare sapere, farsi carico, assumere la responsabilità del rischio di sapere. Non vedere è, dunque, ignorare. Mi viene in mente, per restare alle vicende degli ultimi giorni del Mediterraneo insanguinato , che non vedere i cadaveri degli immigranti raccolti ormai a centinaia dalle reti dei pescatori siciliani durante le loro consuete giornate di pesca, permette di non farsi carico in alcun modo , se non con proclami politici, dell’ennesimo dramma causato dal non vedere l’altro e di non elaborare il lutto di queste perdite. Così pare che, lì dove la salute possa consistere nell’aver faticosamente conquistato la libertà di poter fluttuare dalla considerazione dei propri desideri e bisogni individuali alla necessaria condivisione della realtà con gli altri , nella nostra epoca ci si trovi invece "costretti" ,"obbligati" (nel senso del latino compulso) a stare o da una parte o dall’altra . O attestati-cioè- su posizioni ultraindividualistiche o identificati con la massa nel conformismo gregario dell’"Ululare con i lupi" che impedisce la solitudine dell’essere individuo differenziato : non si pensa, si fa come fanno tutti . Ci si nasconde nell’anonimato e nell’illusione dell’essere potente quanto la massa così come ci ha insegnato Freud nei suoi scritti sociali Psicologia delle masse e analisi dell'io, Totem e tabù,Il disagio della civiltà. Mosè e il monoteismo. Nel suo scritto del 1784 «Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?», Kant riprende il sapere aude di Orazio e ne dà una celeberrima interpretazione illuministica: "L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!" Dialogando idealmente con Kant noi pensiamo però che l'autonomia di giudizio e di ricerca , pur permanendo un valore essenziale , può essere raggiunta anche grazie al confronto e all'aiuto dell'altro.La Dipendenza è una cosa , l'interdipendenza un'altra ! Per noi Psicoterapeuti, il gruppo terapeutico può essere il luogo in cui l'individuo incontra il gruppo (e dunque il "sociale") e Psicoanalisi e Politica tornano a incontrarsi . Una palestra della Polis in cui è possibile formare ,allenare e rendere saldo un sè che possa permettersi il rischio- ma anche il lusso- di interfacciare le sue diverse sfaccettature, dando diritto di cittadinanza ai diversi aspetti del proprio mondo interno -prima-e quindi , in un secondo momento, all’esistenza dell’altro da sé. L'unica legge assoluta che regola un' aggregazione sociale di tal fatta è il riconoscimento dell'Altro .

Nessun commento:

Posta un commento