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La mente può trovarsi in stati diversi , il sonno ,il sogno, la trance,l'ipnosi,l'attenzione fluttuante,
l'estasi,la preghiera,la meditazione,la creatività artistica e scientifica,
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W.R.Bion e la cultura filosofica Indiana della coscienza di L.Caldironi e M.Giampà

(...)Bion proveniva da una famiglia che non era strettamente inglese, anzi era molto poco inglese in realtà, era una sorta di ibrido euro-asiatico. Ibrido che si è rivelato molto importante nello sviluppo ulteriore di quello che era allora un bambino; perché Bion ha certamente assorbito moltissimo della cultura indiana." Infatti Bion nasce nel villaggio attualmente chiamato Muttra nel 1897, che era l'antica Mathura, città "santa" luogo di sincretismo religioso in quanto cara sia all'Induismo (Krishna), che al Buddismo, che successivamente all'Islam. Terra dove il tempo è scandito dal succedersi dei monsoni, aspettati e temuti. Luogo dove la parola hindi "Kal" significa sia ieri che domani. Riteniamo che quando Bion dice che il pensiero non ha bisogno di nessuno che lo pensi, esprima in sé quella parte della cultura indiana che ricerca il perfetto raccoglimento e l'in - centramento" della attenzione (samâdhi). A questo proposito M. Epstein sostiene che: "Quando Freud parlò del sentimento oceanico come apoteosi del sentimento mistico, e quando Fromm esaltò il benessere come risultato della meditazione buddhista, trascuravano un punto semplice ma essenziale; la meditazione non si limita a creazione di stati di benessere, ma riguarda anche la distruzione della credenza in un sé dotato di esistenza intrinseca". Lo stesso titolo, della trilogia romanzata del pensiero psicoanalitico di Bion, "Memoria del futuro" ("Il sogno", "Presentare il passato", "The dawn of oblivion") risente della cultura indiana. In India il "sogno", nella sua dimensione cosmogonica racchiude passato - presente - futuro, simboleggiando un "tempo" sospeso, fantasma all'interno del "dio Ð sognante". Il sogno "Éappartiene al dominio delle cose che sono e insieme non sono, chiamato alternamente (mayavirupa) nella letteratura brahamanica, (sambhogakaya) nei testi buddisti e taosticamente espresso con l'ideogramma che designa il mutamento ." (G.Marchianò,1984) In India si ritiene che la "vera conoscenza" non sia raggiungibile attraverso processi razionali, anzi, la "ragione", distoglie, satura la possibilità di conoscere. La vera realtà quindi è avvicinabile solo distanziandosi dallo stato di veglia, immergendosi in una dimensione meditativa - contemplativa della mente, più vicina a quella del sogno. Nella cultura indiana lo stato di "sogno" è uno stato intermedio tra il "sonno profondo" e quello della "veglia"; nel passaggio dal sonno alla veglia attraverso la fase mediatrice del sogno, in cui si plasmano le forme virtuali, Vißnu si rende conto che queste forme sono una proiezione di se stesso, il che è agli antipodi della nostra percezione ordinaria in cui le forme si mostrano fuori di noi. (G.Marchianò, 1984) L'Occidente, in contrasto con l'Oriente, ha trascurato la dimensione onirica quale strumento di conoscenza, privilegiando lo stato di veglia. Con S. Freud c'è un recupero della dimensione onirica, sia come via privilegiata per la ricerca interiore, per avvicinare materiale inconscio, ma anche come filo conduttore verso l'ignoto, l'insondabile: "Ogni sogno ha perlomeno un punto di insondabilità, quasi un ombelico attraverso il quale è congiunto all'ignoto"; ed ancora : "Anche nei sogni meglio interpretati è spesso necessario lasciare un punto all'oscuro, perché nel corso dell'interpretazione si nota che in quel punto ha inizio un groviglio di pensiero onirici che non si lascia sbrogliare, ma che non ha fornito altri contributi al contenuto del sogno. Questo è allora l'ombelico del sogno, il punto in cui esso affonda nell'ignoto". (S.Freud, 1899) Possiamo riconoscere che l'esperienza del ha da sempre incantato ogni forma di cultura e civiltà. Si tratta infatti di una esperienza ubiquitaria e fondamentale, che, in Oriente, è stata affiancata alla dimensione contemplativa, in Occidente invece, ha trovato nel linguaggio della poesia ed artistico in generale, un modello preferenziale di espressione. A questo punto ci piace citare Virgilio che nel VI canto dell'Eneide dice che: "Gemelle sono le porte del sogno: si dice che l'una sia di corno, dalla quale escono facilmente le vere ombre; l'altra splendente, delicatamente lavorata in bianco avorio, è quella per la quale i mani mandano in terra i falsi sogni." Borges nel 1985 così commentò questi versi di Virgilio: "A giudicare dalla scelta dei materiali si direbbe che il poeta abbia oscuramente intuìto che i sogni che prevedono il futuro sono meno preziosi dei sogni fallaci, invenzione spontanea dell'uomo che dorme." Per quanto riguarda il Bion, definito "mistico", a nostro parere è un pensatore, che da storico, ha preso in considerazione la "memoria del passato", da psicoanalista prende in considerazione la memoria primordiale(**), il protomentale(***), gli elementi C della Griglia(****) (pensieri onirici, miti, sogni). Quello che ritiene Bion vada cercato, attraverso l'atteggiamento mentale del "mistico" o "genio" o "scienziato", è la Realtà Psichica "O", che è il più possibile "a - sensoriale". A nostro parere vale per Bion quello che Gargani (1999) scrive a proposito di una affermazione di Wittgenstein riguardo : "ÉNon abbiamo a disposizione subito la verità (altrimenti non esisterebbe nemmeno il suo problema), e nondimeno ogni volta nella verità bisogna trovarcisi già da sempre. (É) La verità nella quale dobbiamo già trovarci e abitare, per poterla esprimere, è uno stato che è acquisito attraverso una spietata disciplina interiore; dunque non attraverso un passivo atteggiamento estatico, ma attraverso il lavoro dell'assoggettamento interiore di noi stessi." Possiamo quindi affermare che la proposta di Bion di una psicoanalisi scientifica prende in considerazione un "allenamento della mente" attraverso cui si metta da parte la memoria, il desiderio, persino quello di comprendere e di guarire, per poter vivere ciò che ci propone l'incontro e andare a cercare la parte più "profonda" nostra e dell'altro (at-one-ment) "O". Può questa "psicoanalisi scientifica" spaventare gli psicoanalisti? Ancora oggi riteniamo valido il pensiero di A.Green che nella recensione di "Attenzione e Interpretazione" del 1973, affermava: "Without any doubt, the psichoanalytic groups will put quite a show of resistence before they recognize themselves in Bion's descriptions". Si può allora parlare della psicoanalisi scientifica come terapia anche se questa non si pone questo fine? Può tollerare lo psicoanalista e l'analizzando il terrore della follia che un simile approccio inevitabilmente suscita? Si pone allora un conflitto etico e si può dire che questa disciplina può essere praticata solo da uno psicoanalista che si è sottoposto con rigore a questo apprendimento; è raccomandabile soltanto allo psicoanalista che sia stato condotto dalla propria psico - analisi, almeno a riconoscere le posizioni schizo - paranoide e depressiva. Le raccomandazioni di Bion (astensione dalle percezioni sensoriali e dalle esperienze ad esse connesse), ricordano i suggerimenti dello yoga nella tradizione indiana dove si tende a "con-iug-are", a congiungere parti di sé superando momenti "catastrofici" e paure. Nel 1,15 yoga sutra: "il distacco è il risultato che raggiunge chi ha cessato di sentir sete per gli oggetti veduti o uditi e controlla gli oggetti (dei sensi)." Nel 1,43 yoga sutra: "La (più alta) samâdhi (estasi) senza ragionamento verbale è raggiunta quando la memoria è purificata da tutti i (materiali) attribuiti (e) può fermarsi sulle idee (universali, in se stesse) senza aggiunzioni individualizzanti." Pataòjali L'intero sistema yoga è basato sul concetto che la mente è il principale fattore che ci lega alla terra e ci libera, ad un tempo, dalla schiavitù di tutte le forme. Perciò la disciplina yogica s'incentra sull'arte del controllo mentale, della purificazione della mente e della scienza mentale attraverso cui possiamo ottenere la "gnosi".(É) Le varie forme di "estasi meditazionale" sono raggiunte a vari livelli, di cui il più basso è il livello verbale, vibrazionale, razionale; il più alto è lo stato di contemplazione dell'idea pura senza parola, di là dalle parole, dai nomi e dalle forme, quell'idea pura che è descritta quando si raggiunge il : "estasi - meditazionale" (non argomentativa). ( A.Elenjimittam, 1984) Per lo Yoga Sutra, lo yoga è "soppressione delle modificazioni della coscienza", per accedere al samâdhi: identificazione, unione piena fra il conoscente, l'atto del conoscere e l'oggetto conosciuto. Il samâdhi (che significa unione) è possibile solo se la coscienza "viene progressivamente permeata dall'istante di arresto della propria attività". In altre parole, la verità si situa non in un pensiero, ma nel vuoto fra due pensieri, e in tale vuoto, in tale silenzio è possibile rimanere più - che - coscienti. (G.Comolli, 1994) Vi sono numerosi modi di dire silenzio nella Hindi (una delle lingue indiane moderne), per esempio, come più significative, abbiamo le espressioni món e sannâta, entrambe di derivazione sanscrita. Sannata è un termine che esprime oltre a silenzio anche uno stato vicino alla paura, terrore, shock, costernazione, ed esprime un suono penetrante che ha l'effetto "ipnoide" del rumore del vento o della pioggia. Món deriva dal sanscrito mauna, sostantivo neutro, "silenzio" la condizione nella quale l'Unione può veramente realizzarsi. Il silenzio onnicomprensivo del Sé. Il silenzio che simboleggia ed esprime la Coscienza dell'Assoluto, cioè la consapevolezza dell'Identità con Brahman - nirguna (senza attributi), è uno dei tre attributi del Conoscitore o del samnyasin (il Rinunciante: colui che ha fatto voto di rinuncia alle illusioni del mondo). Mauna deriva a sua volta da Muni ( sostantivo maschile, "asceta che pratica il silenzio", colui che conosce il valore del silenzio). Questo stato di silenzio mauna è uno dei tre attributi, secondo Îankara, delle tre funzioni proprie del Samnyasin quale Conoscitore (jnanin) e possessore della Conoscenza. I tre attributi del Samnyasin infatti sono: o fanciullezza mentale (in senso positivo), purezza, non espansione, noi potremmo dire ; o sapienza, si riferisce alla funzione dell'insegnamento in quanto è qualificato ad impartire l'istruzione (upadesha) nella Conoscenza; o perfetto silenzio, nella mente, nella parola e nell'azione. (Glossario sanscrito, 1988) Non consideriamo queste delle divagazioni più o meno erudite, ma piuttosto riteniamo che sia, come dice Lorena Preta " indispensabile nell'attuale momento di crisi di un sapere acquisito il fare ricorso in maniera più diretta a campi contigui della propria ricerca e qualche volta anche molto distanti, senza per questo temere la confusione, anzi esaltando quel fenomeno di che sembra essere inizialmente molto fecondo." Corrao, nel commentare il primo volume di "Memoria del futuro" - "Il sogno", ritiene l'enigma della conoscenza, racchiuso all'interno del mitologhema del , "luogo di contraddizioni, anzi emblema simbolico della contraddizione, al di là delle divaricazioni e divagazioni letterarie e delle loro sfumature interpretative, lascia scorgere una coerente di senso, metaforica e mitica insieme, che consente l'esperienza di un perturbante Ergriffenheit, cioè di un enigmatico, oscuro , dominati, attratti e guidati da una verità che supera l'Intelletto e la Coscienza." Possiamo immaginare la per Bion come una sorta di bussola, la lanterna che illumina il cammino, ma che cosa racchiude al suo interno quale è il suo flusso di senso? E' veramente come un labirinto (edificio di pietra degno di ammirazione), al cui interno canali di movimento coreici ne sottolineano la componente dinamica e trasformativa. Non si torna indietro dal labirinto, dice Massimo Raveri, si esce trasformati. Egli (1992) sostiene che "L'asceta comprende che il mostro sono i fantasmi, le angosce della sua mente, risvegliate nella meditazione dal del suo inconscio. Se è riuscito a dominarne l'orrore, può davvero. (É) Pensare è entrare nel labirinto, più esattamente è far essere e apparire il labirinto. (É) Nel labirinto non ci si perde, ci si trova. è dunque la soluzione della sfida di conoscenza; ma questa verità, così essenziale, e chiara, ha la forma logica di un , è una proposizione autoreferenziale che ingenera un circolo vizioso e infinito. E' un altro enigma". "...We are such stuff As dreams are made on; and our little life Is rounded with a sleep..." W. Shakespeare, "The Tempest" NOTE (*) Il lavoro - del - sogno - è continuo, giorno e notte. Esso opera sulla base degli stimoli che riceve, i quali provengono dal di dentro e dal di fuori della psiche. (Bion, Cogitations, p. 82) (**) Il si stratifica sul pensiero embrionale (quello che provvede a collegare le varie impressioni sensoriali e la coscienza). "La MENTE PRIMORDIALE è una reliquia di parti del nostro retaggio ancestrale come la fessura branchiale, indizi di una struttura anatomica da pesce, o di una coda rudimentale." (Bion, 1978, "Discussioni con W. R. Bion", p.16, Loescher editore, Torino, 1984)) Invece il pensiero preverbale primitivo, che il neonato acquisisce alla nascita, è collegato alla funzione visiva e si esprime attraverso ciò che potremmo definire degli ideogrammi. Questa modalità di pensare è strettamente connessa alla capacità di eseguire introiezioni e proiezioni di oggetti ben armonizzati e, a forziori con la coscienza di averle. (***) Protomentale. "Per spiegare ciò che accade agli assunti di base inoperanti ho postulato l'esistenza di un sistema proto - mentale, in cui attività fisica e attività psichica si trovano in uno stato indifferenziato; esso si trova al di fuori del campo considerato generalmente utile alla ricerca psicologica." ( Bion, 1961, "Esperienze nei gruppi", Armando Roma 1971, pag. 164). (****) La griglia "è analoga a un regolo in fisica ed è formata a partire da una matrice di teorie allo scopo di agevolare l'osservazione e non come sostituto di essa". (Bion, 1970, p. 10) La griglia segue il principio dell'ordinamento degli elementi secondo il sistema periodico di Mendeleev. In verticale sono elencati i singoli elementi, che vanno dai fattori più semplici del protomentale (elementi beta) ai fattori più astratti (calcolo algebrico); in orizzontale sono allineate, dalla più semplice alla più complessa, le funzioni del giudizio, dai primi gradini (ipotesi definitorie) fino ad arrivare alle conclusioni effettive del giudizio (azione). ( Gaburri E e Ferro A., vol. primo, p. 336, Trattato di Psicoanalisi, a cura di Semi A., Raffaello Cortina Editore, Milano 199 BIBLIOGRAFIA 01 Feyerabend K. P., "Dialogo sul metodo", Editori Laterza, Roma - Bari, 1989. 02 Keats J., citato da W. R. Bion in "Attenzione ed interpretazione", Armando Editore, Roma, 1973. 03 Wittgenstein L., "Diari segreti", Editori Laterza, Roma - Bari, 1999. 04 Bion W. R.(1970) Attenzione e interpretazione. Una prospettiva scientifica sulla psicoanalisi e sui gruppi. Armando, Roma 1973 05 Bion W. R.(1992) Cogitations. Armando Editore, Roma 1996. 06 Bion W. 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"Il corpo e il paradiso", Marsilio, Venezia 1992

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