https://m.youtube.com/watch?v=tHYAZwOebEU&feature=youtu.be
Sullo sfondo di un fiume incorniciato da alti comignoli in mattone che svettano da vecchi fabbricati di industrie dei primi del novecento , Bianca , la giovane protagonista , dalla chioma androgina, ,riflette sulla decadenza del rapporto armonico fra essere e natura :
osserva ,fuori di sè ,i "grandi uccelli metallici" degli aerei di linea che sorvolano l'area produrre un'incongruenza dolorosa col ricordo del volo primigenio degli uccelli "in penne e ali" .
E questo osservare fuori di sè la caducità delle cose , che l'uomo sempre per sua natura spera eterne, , questa dolce Nostalgia d'una natura incontaminata, fa echeggiare dentro di sè la caducità del proprio tempo e fa riemergere il ricordo di antichi viaggi verso il paese dei genitori .
Bianca ricorda che, in quei momenti di spleen , in cui la riflessione esistenziale sui destini dell'essere umano echeggia quella sulla storia individuale , sua Madre ricorreva alla visione rituale e liberatoria della sua Terra d'infanzia : un Eden eterno affacciato sul Mare azzurro chiamato il Santissimo Santuario per le sue taumaturgiche qualità naturali e umane che spicca per contrasto simbolico e percettivo con il grigio della vecchia area industriale ( anch'essa obsoleta e caduca d'altronde e dunque ideale Teatro contemporaneo per una riflessione sul tempo).
L'assenza di riferimenti geografici è un potente strumento narrativo che universalizza la vicenda interiore di Bianca e la rende leggibile da tutti.
Ognuno, nutre dentro di sè, infatti, un luogo immaginario cui ricorre per recuperare il senso della propria storia e delle proprie vicissitudini , per fermare il Tempo dell'orologio e risignificare il tempo interno. Un'ora, non è solo un'ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti, di climi. » diceva il filosofo francese H.Bergson).
Il Tempo di Bianca è un Tempo psicologico, un Tempo di coscienza , un Tempo soggettivo fatto di istanti eterni e di deja vu che scorre come un fiume carsico , mentre fuori ticchetta alienante il tempo meccanico digitale dei timer della produzione .
Una sceneggiatura intima e intensa che pur sottolineando l'alienazione che scaturisce dalla dissociazione dell'umano dalla natura , non indulge in chiusura a banali pessimismi ma indica nella speranza "l'oltre " che è fonte e motore di "Desiderio " vitale e salvezza per il futuro .
Marco Paracchini conduce impeccabilmente la Regia e le Riprese , volando altrettanto poeticamente col linguaggio visivo su Archeologie industriali di Turbigo e atterrando intensamente sui dubbi fattisi volto e mani della protagonista Femminile .
CAST:
Silvia "Elektra" Casciano, Manuela Stefani, Francesca Rosa.
Voce Narrante: Michela Tupputi
Sceneggiatura: Viviana Barucchelli
Montaggio: Viviana Barucchelli e Claudio Asile
Regia: Marco Paracchini
Operatore: Giorgio Saettone
Post-produzione video: Marcello Alongi
Segretaria di edizione: Alessia Cucchetti
MUA: Raffaella Artioli
Fotografo di scena: Claudio Asile
Voce Narrante: Michela Tupputi
Sceneggiatura: Viviana Barucchelli
Montaggio: Viviana Barucchelli e Claudio Asile
Regia: Marco Paracchini
Operatore: Giorgio Saettone
Post-produzione video: Marcello Alongi
Segretaria di edizione: Alessia Cucchetti
MUA: Raffaella Artioli
Fotografo di scena: Claudio Asile
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