Marco Margnelli (1939-2005 ) medico neurofisiologo e psicoterapeuta è stato uno dei pionieri nello studio degli stati modificati di coscienza.
Autore di importanti studi sulla fenomenologia paranormale e nell'ambito delle esperienze mistiche, è stato ricercatore presso il Cnr, il Karl Ludwig Institut fur physiologie dell'Universita di Lipsia e l'Università del North Carolina.
Ha fondato il Centro studi e ricerche sulla psicofisiologia degli stati di coscienza a Milano. E' stato presidente della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza SISSC.
Si è occupato in modo approfondito del particolarissimo stato di coscienza che in Occidente va sotto il nome di "estasi". Per lui, l'estasi era uno stato modificato di coscienza nel quale, o attraverso il quale, possono verificarsi molti fenomeni parapsicologici. E al quale tutti, in potenza, sono in grado di accedere. Fra l'altro, Margnelli ha svolto dirette indagini sul compo studiando i mistici di Medjugorje e ha esaminato i casi di altri mistici come lo stigmatizzato Fra Elia.
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Mergnelli , neurofisiologo e ricercatore sul campo, la coscienza è più ampia di ciò che si creda.
Fin dalla notte dei tempi l'uomo distingue il sogno dalla realtà, nel senso che riconosce il sogno perché ciò che vi accade non obbedisce alle leggi della realtà fisica nella quale vive durante il giorno, o meglio, nella quale vive mentre è sveglio. Il mondo onirico ha da sempre affascinato poeti e filosofi, artisti e scrittori, mistici e uomini di scienza, ma si è dovuto aspettare Sigmund Freud perché si sentisse il bisogno di studiarlo scientificamente e cioè si cominciasse a cercare di dare una risposta alle mille domande che esso suscita.
Perché sogniamo? A cosa serve sognare? Qual è il vero significato dei sogni? Perché nel sogno tutto è possibile? E' vero che esistono sogni premonitori? Cosa succederebbe se qualcuno o qualcosa ci impedisse di sognare? E così via da millenni.
Per prima cosa Freud ha stabilito che i sogni servono principalmente a soddisfare desideri che non possono essere soddisfatti nella realtà o, addirittura, per soddisfare desideri che la mente sveglia censura ovvero non ammette di avere. Permettendo la realizzazione fantastica di tali desideri, il sogno scarica le tensioni e riesce a mantenere l'equilibrio psichico. Nei sogni la realizzazione dei desideri può avvenire anche in modo magico, nel senso che gli ostacoli che impediscono la loro soddisfazione nella realtà vengono superati infrangendo le regole del mondo fisico.
Questo aspetto del sogno è stato riconosciuto come una regressione a un modo di pensare infantile, perché i bambini fino a che, maturando, non imparano come funziona la realtà fisica "sembrano vivere nel mondo dei sogni" (e delle favole). Freud ha chiamato questo tipo di pensiero "pensiero primario" in contrapposizione a quello del cervello sveglio che invece ha chiamato "pensiero secondario". Dunque, se il modo di pensare nel sogno è diverso da quello della veglia è proprio come se avessimo due menti: una per il giorno e una per la notte.
Questa constatazione, tuttavia, fa nascere un bel po' di domande. Per esempio se è vero che il pensiero primario è il modo di pensare dell'infanzia e che crescere e sviluppare il pensiero secondario significa imparare come funziona il mondo reale, bisogna allora domandarsi non solo perché si nasca ignoranti ma anche perché nel sogno si ritorni bambini... Dietro questa ce n'è poi una ancora più vasta: "imparare a conoscere il mondo", in realtà, vuol dire acquistare coscienza di leggi e regole che prima non c'erano, che valgono per tutti, vuol dire condividere con i nostri simili una "visione della realtà" precisa e inalterabile, tanto che ciò che non rientra in questi parametri viene etichettato come "impossibile" o/e spesso come "appartenente al modo dei sogni". Insomma crescere significa imparare la coscienza.
Coscienza e rappresentazione
Ma allora cos'è la coscienza? Evidentemente non è solo la progressiva attribuzione di significato alle cose, agli oggetti, alle persone, ai pensieri o ai sentimenti, e così via. I bambini-lupo e cioè quelle povere creature rapite in giovanissima età da animali selvatici e da loro poi allevati, hanno dimostrato quanto la coscienza sia appresa e anche quanto sia importante l'ambiente nel quale la si impara: solo in ambiente umano si sviluppa una coscienza umana e i bambini lupo, da grandi, resteranno irrimediabilmente dei lupetti, incapaci di parlare e pensare in modo umano: tutti i tentativi per "recuperarli", come ha dimostrato il caso del bambino lupo dell'Aveyron studiato da Jean Itard e portato sullo schermo cinematografico da Truffaut, potranno al massimo sviluppare un lupo ben addomesticato.
La coscienza della veglia, in realtà, è uno "strumento" che ci serve per adattarci a vivere nel mondo fisico/umano, nel mondo della materia/natura: essa contiene una "rappresentazione virtuale" del mondo mediante la quale riconosciamo i messaggi dei sensi e rispondiamo appropriatamente alle situazioni nelle quali ci veniamo a trovare. In questa rappresentazione un prato può essere solo verde o giallastro, mai violetto, una legnata in testa fa male, gli umani non possono volare e gli animali non parlano. Se vedessimo un prato blu, immediatamente avremmo la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, se un cane ci rivolgesse la parola e ci accorgessimo di poter andare a fare la spesa volando, dubiteremmo di essere svegli e, forse, correremmo a consultare uno psichiatra.
La rappresentazione virtuale del mondo è un costrutto mnemonico, mentale, edificato mediante le sensazioni. Nei primissimi anni di vita dobbiamo imparare il buio e la luce, il liscio e il ruvido, il caldo e il freddo, il silenzio e il rumore, il peso e la leggerezza, dobbiamo imparare a parlare e a dare un nome alle cose, dobbiamo acquisire l'autocoscienza di noi stessi e dobbiamo sviluppare in modo poderoso il pensiero secondario, fino a che siamo pronti a inserirci nella realtà fìsica e sociale, fino a che siamo "maturi".
La coscienza del sogno, invece, non contiene nessuna rappresentazione del mondo e accetta qualunque modello di realtà le si proponga, cosi che nel sogno è normale vedere dei prati violetti, è normale che il nostro cane ci parli, non suscita nessuna meraviglia il poter andare al supermercato del quartiere volando invece che camminando. Nondimeno questa coscienza pensa, pensa a modo suo, è vero, però è capace di affrontare problemi e suggerire come risolverli oppure è capace di soddisfare desideri indicibili (secondo Freud principalmente sessuali) purché non continuino ad angosciarci; in altre parole, deve avere - non può non avere un suo modello di realtà che però non può essersi formato attraverso il contatto con la realtà fisica e neppure con il contatto con la realtà onirica perché, come si è detto, nel sogno è possibile qualunque realtà. E allora qual è la forza plasmante, se pure ce ne fosse una, della coscienza del sogno?
Modello nirvana
II "modello di realtà" della coscienza onirica è l'assoluto benessere dell'utero. E' la condizione "nirvanica" che viviamo per nove mesi prima di nascere. Per nove mesi galleggiamo senza peso nel caldo del liquido amniotico, nel silenzio e nel buio, nutriti ed amati, senza dover fare altro che "stare bene". Giorno per giorno viviamo il formarsi del corpo, sentendo nascere e crescere gli organi, sentendoli entrare in funzione, sentendo l'energia vitale come una poderosa forza continuamente al lavoro per mantenere il completo benessere e sovrintendere alla nostra incarnazione: il programma operativo della coscienza onirica è "vivere", "stare bene", "sopravvivere", "restare in vita".
Ogni notte la nostra coscienza tenta di tornare in questo beato nulla, in questa "non realtà" estatica. La coscienza della veglia ha il lontano ricordo di questo "paradiso perduto" e sente poderosa la spinta a riguadagnarlo. E' un tentativo che trova la sua realizzazione nell'estasi mistica ed è probabilmente per questa ragione che l'uomo nel corso della sua storia millenaria, a qualunque razza o cultura appartenesse, si è applicato a trovare tecniche per l'estasi: vuole/vorrebbe raggiungere lo stato primigenio da sveglio, senza doverlo sognare, perché ha, nebuloso ma incancellabile, il ricordo di averlo provato.
Tutti noi che abbiamo conosciuto Marco Margnelli ricordiamo anche la sua capacità di didatta e soprattutto la passione che lo ha spinto alla ricerca ed allo studio dei fenomeni della mente che ancora oggi, per una gran parte, mantengono la loro natura se non di mistero, almeno di profonda incertezza e di imperfetta conoscenza. Per questo ci affascinano, come e anche di più di altre aree che interessano la vita umana, perché essi, che sembrano ristretti nella sia pur limitata zona dell'organo che è il cervello, non hanno confini né di spazio né di potenzialità e sono tanto commisti e confusi con gli elementi dell'anima e della spiritualità da far ritenere del tutto irrisolvibili certi quesiti per i quali, da sempre l'uomo, in un modo o nell'altro, ha mostrato interesse e curiosità. Margnelli, questi problemi se li è sempre posti ed ha impiegato buona parte delle sue forze intellettuali per cercare, se non la soluzione difficile, almeno la conferma, filtrata dalla sua mente di ricercatore, della loro consistenza. Questo libro è, in un certo senso, una condensata antologia dei principali e più originali argomenti trattati in modo particolare da Margnelli nella sua lunga ed impegnativa opera di ricerca scientifica. Gli argomenti esposti, per le teorie in essi considerate e i risultati raggiunti, sono quelli che ci hanno maggiormente fatto conoscere lo studioso e sono coordinati e condotti in una realtà postuma sotto forma di un dialogo (appunto improbabile) da Emidio Alessandrini, amico e collaboratore di Margnelli, teologo ed esperto di tematiche che riguardano la psicopatologia e l'uso dell'esorcismo.I fenomeni più intriganti per la loro discussa natura, alcuni dei quali ai limiti tra la psicologia, la psichiatria e la pura spiritualità, come le stigmate, le estasi, le esperienze mistiche e quelle di premorte, sono riportati nelle stesure originali con le parole dell'autore. Le analisi, le valutazioni e i criteri scientifici descritti vengono accolti nel contesto della "neurofisiologia dell'insolito", anche se talvolta la coscienza di qualche lettore può forse generare spontaneamente una specie di contromisura che tende a confutare certi particolari dell'evento. Ma tutto ciò, comunque, non disturba. Non si tratta quindi di una intervista formale ma piuttosto di un dialogo compiacente anche se, appunto, improbabile, che rende quasi intimamente discorsiva e comprensivamente logica l'esposizione di argomenti affascinanti, anche al di là del supporto scientifico che tuttavia presentano. Credo che le intenzioni del curatore, che riescono efficacemente ad ampliare la conoscenza delle ricerche di Margnelli, condotte seriamente all'interno di un argomento difficile, sottolineino ulteriormente e nello stesso tempo l'importanza dei risultati riportati. Di ipnosi, a parte i riferimenti storici, se ne accenna quanto basta per ricordare certi impieghi come elemento di ricerca e di sperimentazione, con valutazioni oggi abbastanza desuete secondo i concetti moderni della natura della trance.
Marco Margnelli è stato un neurofisiologo che ha dedicato ampi e approfonditi studi sugli stati modificati di coscienza con un severo approccio scientifico che significa innanzi tutto osservazione rigorosa, raccolta di dati, comparazione e verifica con strumenti appropriati, esame clinico, indagine e riscontri su una casistica significativa.
La medicina, come scienza, non può ammettere la veridicità di fenomeni che non siano supportati da indagini adeguate, condotte con metodi, approfondimenti e competenze che escludano false e fantasiose invenzioni. Non sono molti i medici che come Margnelli si sono appassionatamente spinti in un campo da sempre presidiato da troppi pregiudizi. Per troppo tempo la convinzione che molti eventi o situazioni ai confini della realtà fossero unicamente prodotti da credenze religiose o che certi stati di allucinazione potessero essere indotti solo dall’uso di droghe o da ritualità orientali dapprima sconosciute e poi “snobbate” come scarsamente attendibili dal mondo occidentale o ancora da patologie psichiche ha lasciato la medicina indifferente o scettica o scarsamente interessata a un’analisi puntuale dei molti possibili stati di coscienza. L’estasi, le stigmate, le guarigioni “miracolose” così come le allucinazioni e le OBE (esperienze fuori dal corpo) erano relegate nell’ambito delle questioni inusuali, guardate con sospetto o semplicemente ignorate per profondo scetticismo. Al massimo in passato si sono intrecciate con gli studi di psichiatria, per loro natura a stretto contatto con manifestazioni insolite ed estreme della mente e delle umane espressioni. Ma sostanzialmente in medicina è sempre stata forte la riluttanza ad ammettere la possibilità che la coscienza "normale", intendendo con normalità l’assenza di malattia, potesse dissociarsi, disaggregarsi, manifestarsi in modi anche molto diversi da quelli consueti ovvero da quelli conformi al modello culturale di riferimento. In ciò in effetti ha pesantemente influito la paura del mistero e il bisogno sociale di un progetto vitale di uniformità dell’uomo. La civiltà, come per altri versi la religione, ha avvertito sempre più la necessità di limitare la libertà psichica del singolo e di creare appunto un modello di riferimento fuori dal quale ci sono la patologia o la diversità. Nella cultura occidentale – rileva infatti Margnelli – il benessere fisico, quello psicologico e spirituale sono tenuti nettamente separati. Non è un caso infatti che l’Oriente vanti una storia e un orientamento ben diversi sugli stati di coscienza. E non è un caso che pratiche orientali, come la meditazione e lo yoga, o il ricorso a sostanze allucinogene siano approdate in Occidente quanto si è avvertito forte un vuoto spirituale e da qui il crescente bisogno di indagare dentro di sé, di riappropriarsi delle proprie emozioni e della propria mente. Purtroppo il ritardo nello studio scientifico delle cose straordinarie ha impedito fino a tempi recenti che ne venissero colte le potenzialità diagnostiche o terapeutiche, che si intraprendesse un cammino scrupoloso di accertamento di fenomeni e possibilità della mente, che si riconoscesse il giusto valore e spessore a molte esperienze di grande rilievo per la conoscenza della psiche, per i processi di controllo e sopportazione del dolore e soprattutto, o meglio più in generale, per il sereno piacere di esplorare la ricchezza delle umani dimensioni intime e spirituali....
L’ipnosi per esempio da quando è stata accolta dalla comunità scientifica e soprattutto da quando si è superata l’ipnosi impositiva e si è approdati all’ipnosi che promuove le risorse del paziente, ha dato moltissimo in termini medici e culturali. Ma gran parte del sapere di cui sono depositarie le tradizioni spirituali e mistiche ha incontrato e incontra molte più difficoltà a essere debitamente analizzate e recepite dalla scienza medica. Partendo dalla triplice struttura, materia, spirito, psiche, Margnelli spiega come l’ambito psicospirituale sia il fondamentale passaggio da una dimensione psichica a una dimensione spirituale. E la porta di questo passaggio è sicuramente negli stati di coscienza. Ecco svelata la forza preziosa che lo studio della materia può riservare.
La trance, l’estasi cattolica, lo stato ipnagogico (tra la veglia e il sonno), le esperienze di pre-morte, la morte mistica, il sogno lucido sono un viaggio nell’attività cerebrale, nella processualità del pensiero, tra percezioni extrasensoriali e stati di coscienza che Margnelli conduce con il coraggio di non cedere ai pregiudizi e nel contempo utilizzando sempre la razionalità del protocollo medico. È una lettura appassionante e illuminante. Al di là dei notevoli riflessi che il pensiero di Margnelli e di chi vorrà continuarne l’opera possono trovare in medicina e in psichiatria la sintesi tra scienza e istero che Margnelli rappresenta è decisamente stimolante anche per una profonda riflessione psicologica e culturale. Come la meditazione e l’allenamento alle tecniche e alle pratiche che procurano modificazioni degli stati di coscienza così la conoscenza e la consapevolezza dei percorsi psico-mentali, emozionali, interiori sono essenziali per comprendere la possibilità di affrancarsi da molti condizionamenti – sociali e culturali –, di scoprire sé stessi, di percepire l’essenza complessa dell’uomo, di recuperare uno spazio di benessere e di libertà di coscienza.
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