Franz Rosenzweig (1886- 1929), è stato un filosofo tedesco, esistenzialista, amico e collaboratore di Martin Buber e maestro di Walter Banjamin, un esponente dell'ebraismo più aperto al cristianesimo.
In Globus, Per una teoria storico universale dello spazio del 1917, Rosenzweig compie un’analisi filosofica dello spazio geografico e psicologico di grande importanza per noi analisti di gruppo, utilizzando la metafora della dialettica Mare Terra come dispositivo per interpretare la fondazione della mente:
Il primo uomo che delimitò per sé e per i suoi un pezzo del suolo terrestre per farne una proprietà inaugurò la storia mondiale. Poiché dicendo “mio”, non solo fece “suo” il “suo”, ma rese tutto il resto possesso di tutti coloro che restavano.
Cosi facendo, col ʻmioʼ, creò contemporaneamente il “tuo” e il “suo”.
Tracciando il primo confine, l’umanità prese possesso della terra.
Alla definizione di questa prima frontiera corrisponde una rispettiva presa di possesso della terra, sancita dall’insorgere del primo pronome possessivo — “mio” — cui segue di rimando la costituzione dei posses-si(vi) altrui— “tuo”, “suo”, ecc.
Con la demarcazione del confine l’io stabilisce ed attesta la propria dimora nel mondo, il possesso di una porzione di terra che lo divide dagli altri. Viene qui istituita la legge dell’oikos, del proprio, della casa: ecumene; la parola scelta per la terra abitata che rimanda etimologicamente al tratto della domesticità.
Il tracciato di separazione segna la differenza, che sola può aprire lo spazio per il dialogo e per la relazione.
Rosenzweig scrive che l'intera storia universale altro non è se non il continuo spostamento in avanti di quel primo confine, altro non è che un sempre rinnovato incastro l’uno nell’altro del “mio”, del “tuo” e del “suo”, la creazione sempre più articolata di relazioni Io-Tu a partire dal caos indiviso dell’esso.
Solo a partire dalla fissazione di questa dimora, che dischiude uno spazio di distinzione al “c’è” indifferenziato del mondo, al neutro dominio dell’esso, si rende possibile il gioco infinito di relazioni io-Tu che scandisce il cammino del mondo nella storia.
Quindi da una parte c’è la divisibilità propriamente terranea, dell’altra il principio opposto dell’illimitatezza: dal momento in cui è stata creata, la terra è destinata ad essere attraversata in tutte le epoche da confini. L’essere limitabile è nella sua natura, l'illimitatezza il suo fine ultimo.
L'elemento naturale in cui tale principio trova la propria visibilità è il mare.
Il mare ammonisce l’uomo a ricordare la sua più intima vocazione all'autotrascendimento, all’essere sempre costitutivamente assegnato all'oltre del proprio limite, al dover cercare instancabilmente l’al di là del confine posto.
Finché l’aura di questa immagine riluce, sarà sempre impossibile per l’uomo votarsi in pace a quella zolla limitata e perenne, e ammuffire nel "mio": dal mare continua ad irradiare una luce che risveglia nell’anima incline al sonno la magia del fuori sconosciuto.
Qui, risvegliato ad un altrove, l’uomo rimane così posseduto da una memoria di libertà e non disimpara il desiderio.Si pensi alla “manque” in Lacan come condizione di alimentazione infinita del desiderio e del significante.
ll mare è la cifra di un altrove che permette all’uomo di non disimparare il desiderio.
Come sottolinea Guarneri” la logica del desiderio che si nutre d’infinito, risponde a quello che Freud chiamava "sentimento oceanico". E’ il sentimento oceanico cui fa riferimento il famoso carteggio fra Freud e Rolland. Il desiderio è infinito e inesauribile come l’oceano. L’esperienza Mistica della beatitudine oceanica nella fusione primaria dell’ immersione in amnios, una armonia primaria fra mondo esterno ,noi e nostra madre.
“Il mare risveglia l’uomo dal sonno dell'autoreferenzialità, lo strappa alla logica del possesso egoico, la sua libertà va intesa come apertura all’altro da sé”.
L’idea di sottofondo di Rosenzweig,è una grandiosa riunificazione di terra e mare in un globo che non conosca più separazioni.
“La terra è metafora della divisibilità, luogo originario del confine e, in fondo, della finitezza. Rappresenta un territorio che si offre alla presa di possesso,alla delimitazione di uno spazio proprio distinto e separato dagli altri. In molti miti e in molte leggende la terra appare come la grande madre, luogo dell’autoctono, luogo d’origine. La terra è spesso considerata dagli uomini come il loro fondamento materno», e dunque rappresenta l’utero, il grembo della propria definizione identitaria.
Nel mare si dischiude invece una spazialità altra e alternativa che d’un tratto apre dinanzi un mondo diverso da quello della terra e della terraferma. La spazialità del mare sembra caratterizzata dall’impossibilita del confine e dal carattere dell’illimitatezza."
Rosenzweig cita due diverse immagini del mondo che sono anche due diverse rappresentazioni della socialità e della mente:
“La prima- ci dice ancora Guarneri- è la raffigurazione Talasso centrica OMERICA che pone al centro un grande mare interno circondato da un sottile anello di coste abbracciato tutt’intorno dalla striscia del fiume Oceano. Il mare è al centro .
La Terra, la casa, circoscrive il mare e lo rende un mare interno, chiuso.
L’uomo si poteva sentire a casa avendo raggiunto la costa di questo mare interno. Vedere il mare significa vedere la costa e quindi sentire la propria casa vicina anche se si era lontani. Il mare era garanzia di ritorno. La costa era perimetro che segnalava il sentimento della strada per la casa.
L’immagine greca del mediterraneo privilegia la terra e i confini. Il mare è familiarità, è casa perché il mediterraneo è chiuso e quindi ha terre–coste dall’altra parte di esso anche se non si vede”.
Questo ci fa capire bene ancor oggi il sentimento dei nordafricani che attraversano a rischio della vita il mediterraneo alla ricerca di una terra di fronte alla loro che è sentita come casa e forse come mente comune, Koinos.
“La seconda, più antica della prima, è l’immagine BIBLICA del mondo di Isaia, Geocentrica, tolemaica, che al contrario pone al suo centro un enorme terraferma che emerge dal mare e sulla quale sorgono e periscono i grandi imperi.
Tutto il mare intorno a questo blocco compatto di terra è Oceano.
In questa raffigurazione esistono delle coste situate al di là del mare, le isole, che rimangono comunque frastagliate e disperse, non danno al mare alcuna forma, non gli conferiscono nessun carattere chiuso: disseminati in un mare infinito, lontano, estremo, che si presenta come l’al di là rispetto alla sola terraferma centrale in sé conchiusa .
Nella visione di Isaia dunque, non vi è alcun mare interno o chiuso.
Piuttosto c’è l’Oceano, come emblema di un infinito incommensurabile, noi diremmo di un inconscio privo di forma e di contini, che si offre alla vista come un al di là sconosciuto e inquietante, un abisso che si spalanca intorno alla terra familiare, nel quale navi e navigatori osano calarsi.
Un mare dal carattere oceanico e abissale, infinito e perturbante, terra di Leviatani e mostri “.
Terra e mare sono due metafore non di decisioni esistenziali ma caratteri costitutivi della realtà –finito e infinito, limite e limitatezza.
Il mare è segno dell’oltre, di un fuori sconosciuto che spinge l’uomo verso l’infinito, è l’alterità che consente di uscire dal proprio io e aprirsi all’estraneo.
Il mare batte le coste della terra come simbolo di una liberta che bussa alle porte dell’io, di un’alterità che viene a sconvolgere e perturbare le divisioni ratificate dai possedimenti degli uomini sulla terra.
Dirà Rosezweig:
“Il mondo può diventare un globo. C’è un solo mondo e un solo mare ma sembra ancora che nonostante si sappia che il mondo è sferico si continui a pensare come se fosse piatto.
In una visione davvero tridimensionale il regionalismo e il localismo non avranno più senso.
Manca ancora tridimensionalità.
Il ruolo che l’identità europea giocherà sarà fondamentale. L’Europa incarna il progetto ideale del dialogo fra culture, ad essa spetta il compito di universalizzare su scala planetaria la tensione all’incontro e all’integrazione degli spazi marittimi e terrestri del globo in un unitaria costruzione geopolitica ma anche mentale, capace di attraversare le diverse culture, congiungere finito e infinito limitato e illimitato, Mediterraneo e Oceano affinché l’umanità dimori in un’unica casa”.
Il sogno che animò le conquiste di Alessandro Magno , poi di Cesare, centinaia di anni dopo Cristoforo colombo,e piu recentemente suez e gibilterra : unire il mediterraneo all’oceano.
Bibliografia
Guarnieri C., “Terra,mare ,oceano. L’al di là del nuovo pensiero in un saggio di Geopolitica”, Universita di Lecce.
Rosenzweig F., Globus,Per una teoria storico universale dello spazio,Marietti
Rosenzweig F.,Il nuovo Pensiero in La scrittura:saggi 1914-1929,Citta Nuova
Rosenzweig F.,La stella della redenzione, Vita e Pensiero
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