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Persone Down : considerazioni sul Desiderio, il successo e la resilienza. di Gugliemo Campione




   (da: http://www.termolionline.it/187114/paola-giorgetta-il-ritorno-a-casa-di-una-campionessa/)





Avevo scritto qualche settimana fa un articolo su Federica Pellegrini , intitolato ai rapporti fra il successo, l'amore vissuto in famiglia e la resilienza.

Scrivo di nuovo sul successo e la resilienza e plaudo altrettanto ed in modo speciale, dunque, al grande successo di un'altra meno conosciuta nuotatrice italiana  Paola Giorgetta di Montemitro in Molise che  ha brillantemente rappresentato l'italia e le persone down ai Giochi Mondiali Estivi di Special Olympics di Los Angeles, 25 Luglio-2 Agosto.

L'italia ha vinto 84 medaglie di cui 25 d’oro, 29 d’argento e 31 di bronzo.

Paola ha conquistato l’oro nei 25 m. dorso( divisione F06, tempo di00. 00:33.22) davanti alla rumena Madalina Marin e alla giapponese Ichien Mai e  il l bronzo nei 50m stile libero( divisione F10,tempo 00:01:03.78) giungendo terza dopo l’islandese Rakel Aradottir e alla Cipriota Christodoulou .

La vittoria di Paola rappresenta il traguardo di un percorso personale di crescita e di riscatto fondato sui cardini della resilienza: il coraggio, la forza e la determinazione a perseverare nonostante le difficoltà.

La vittoria di Paola e di tutti gli altri atleti rappresenta la vittoria di una cultura basata sul desiderio di esistere e l'emozione di conoscere oltre che sull'investimento,capace di creare le condizioni favorevoli all’apprendimento e all’inclusione 
basate sul riconoscimento della competenza, la condivisione e l’empatia., contro i soliti avvizziti stereotipi e pregiudizi. 

In un mio saggio di qualche anno fa , dal titolo, "Psicoanalisi e disabilità " avevo posto delle questioni che qui mi pare opportuno riproporre.

Il successo di Paola ci induce a riflettere sulla seconda nascita delle persone durante la vita terrestre.

Una persona nasce due volte , diceva Pontiggia nel suo famoso romanzo e sottolineava Zoia in “Nascere non basta”.

Ma è stato Gesù molti secoli prima a sottolineare che non si nasce una volta sola.

Nel Vangelo di Giovanni 3:1-17, Gesù incontra Nicodemo :
"Or vi era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte a Gesù e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui.


Gesù gli rispose dicendo: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. 

Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quand'è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre e nascere?

 Gesù rispose: In verità, in verità io ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne, è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né d'onde viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito".

In una situazione di fragilità e di deficit cognitivo,si puo rinascere come soggetto la seconda volta se sussistono nelle relazioni familiari, amicali e sociali, il desiderio di esistere e le emozione di conoscere, come sostiene Nicola Cuomo. 

Psicologicamente, infatti, la domanda fondamentale che fonda la possibilità di essere soggetto è : 
Che cosa  desideri ?

Perché questo avvenga è fondamentale che la madre metta in gioco il suo desiderio e giochi con i suoi figli sinceramente.

Sin dalla nascita, però, un bimbo con handicap mette di fronte la Madre ad uno specchio del tutto speciale.

Non è il solito specchio che rimanda l’immagine desiderata , non è uno specchio che conferma, è una specie di specchio asimmetrico che rimanda un’altra immagine.

Non quella della normalità tranquillizzante,del perfetto funzionamento , della conferma di sé e della propria famiglia di appartenenza, della propria cultura di appartenenza.

Ci arriva un’altra immagine che contiene anche elementi di vulnerabilità , di fragilità che rimandano sensibilmente alla fragilità della nostra condizione di umani. Quella fragilità , quella mortalità che è la nostra cifra piu tipica e che è soprattutto tipica dei bambino, degli anziani, dei malati, degli emarginati.

E’ un immagine riflessa che atterrisce , spaventa perché ci ricorda in realtà qualcosa che ci è molto familiare. La fragilità di tutti “.

Questo ci fa riflettere sull'importanza di non smettere di sognare e desiderare anche in presenza di questo scarto tra le aspettative e la realtà di un figlio disabile.

Come dicono Eugenio Gaburri e Laura Ambrosiano in “La spinta ad esistere” :

”Nella nostra epoca si cerca di organizzare la vita in modo sempre piu conformistico, non si vuole sentire il dolore e non ci si accorge di cio quasi come se si ambisse a essere ne vivi ne morti,si ha paura senza sapere perché né da dove essa proviene e come proteggersi: tutto sommato restare ottusi porta ad un adattamento senza tanto dolore !

Che orribile parola adattamento, disadattamento. Tutti i bambini, e forse i bambini disabili in particolare, ci chiedono di non conformarci per poter essere davvero soggetti e non copie transgenerazionali e che se questa apparente armonia sociale conformistica dell’accettazione del disabile“politically correct” si rompe ( a scuola, nel mondo) si sviluppa un attrito -è vero- ma che grazie ad esso si anima la spinta ad esistere a vivere la propria vita in modo piu autentico e meno adattato alle norme imposte.

Nei disabili come in tutti c’è una persona che sta lottando per nascere come soggetto farà diverse esperienze di diverse morti e rinascite ed ogni volta attraverserà il conflitto tra desiderio di armonia ,consenso- conformismo e attrito per affermarsi come esseri singolari , speciali.

Il disabile mette in mostra in modo paradigmatico la tematica del rispecchiamento e dell’identità nelle relazioni : fare i conti con quel naturale rispecchiarsi negli altri come appendici dei nostri desideri o delle nostre rivendicazioni, rivincite , tutte esperienze che spesso ci hanno bloccato in passato come vittime dei desideri o delle paure dei nostri genitori a loro volta ereditate dai loro in una ruota transgenerazionale senza fine e senza pensiero.

Questo è l’amore gratuito e incondizionato , la tenerezza. come ricorda Gaburri.

Essere guardati per quello che siamo .

La tenerezza è una curiosità e un trasporto da persone che non si aspettano nulla in cambio,è una gratuità per cui l’altro sente di essere amato senza dover dare qualcosa in cambio.

Non è : se sei cosi ti amo , se sei diverso da come ti voglio non ti amo.

Non ci sono aspettative assolute di soddisfacimento e si è disposti a lasciarsi colpire da quello che l’altro è , fa, esprime senza altre mete..

Un piacere gratuito di fronte alla sua potenziale diversita e unicità.

Dice Gaburri, “Di solito guardiamo gli altri con gli occhi del nostro gruppo di appartenenza ,della nostra mentalità e aspettative: se l’altro non corrisponde con certe aspettative si angosciamo, ci spaventiamo, ci preoccupiamo..

In realtà la vera domanda è : sei disposto a farti sorprendere e disorientare ?



Come dice Eugenio Borgna in una bella e recente intervista su Repubblica di Simonetta Fiori del 28 agosto 2015 :
(...)" Allo stesso modo della speranza, anche il desiderio è condizionato dalla storia personale di ciascuno di noi. Se il mio vissuto è stato ricco, anche la sfera dei desideri resta estesa e polimorfa.
Il desiderio è desiderio di desiderare, come diceva Lacan. Un'esperienza condizionata dal passato, ma soprattutto aperta al futuro. Desiderare significa riconoscere dentro di sé questa dimensione del tempo che è il futuro. Se in me muore il futuro, muoiono anche i desideri. Se io vivo prigioniero del mio passato gli spazi aperti del desiderio si comprimono. A volte si annullano (...)
Non esiste desiderio che non sia intrecciato al tempo, alla circolarità senza fine tra passato presente e futuro. Noi storicizziamo i contenuti delle speranze e dei desideri perché essi non sono liberi ma condizionati dalla storia personale di ciascuno di noi(...).
Oggi siamo tutti magnetizzati da desideri immediati che ci impediscono di guardare ai desideri più grandi. È anche questo un effetto della crisi economica: ha spostato il nostro orizzonte dai desideri più alti a quelli legati alla quotidianità: il benessere o la pura sopravvivenza. 

Tutte pulsioni legittime, ma non sono quelle a cui si riferisce Rilke nei Quaderni di Malte Laurids Brigge : non lasciare morire mai un desiderio perché altrimenti la tua vita perde di senso. 
Questa immagine custodisce il segreto più profondo del desiderio inteso come qualcosa che oltrepassi la condizione individuale per metterla in relazione con un altro orizzonte di senso. Non c'è desiderio senza trascendenza. Non ci sono speranze se non c'è l'ansia di uscire dai confini limitati del mio io. Più entro in relazione con gli altri, più mi trasformo(...)

Il desiderio è dunque relazione e ricerca infinita di qualcosa che possa portare scintille di luce anche quando le disfatte esistenziali mi spingono verso il buio. 

È anche favorire una maturazione che mi impedisca di restare mummificato dentro di me - io sono quello che divengo, diceva Nietzsche. 
Sono questi i desideri grandi che mi permettono di andare avanti, mentre oggi vedo proliferare solo desideri finiti. 
Ma un conto è vivere, un altro è sopravvivere. 
E secondo Rilke, io vivo solo se ho desiderio di infinito, lo stesso di cui parla Leopardi, anche Pascal o il Musil di I turbamenti del giovane Törless . 
È quel sentimento che ci fa cogliere la seconda vita che è dentro di noi (...)

Borgna dedica nell'intervista, poi una parte alla fragilità , che è particolarmente interessante inserita in un discorso come quello che qui sto cercando di articolare fra Fragilità, Desiderio, speranza, resilienza e successo :

"(...) Chi è fragile non diventerà mai apatico. Proprio perché associata a una straordinaria introspezione e a capacità di ascolto, la fragilità ci rende immuni dall'insorgenza di disturbi psichici come l'indifferenza.
È uno scudo insostituibile. Se io so quanto le parole, i silenzi, le distrazioni possano far male, non cadrò mai in quell'errore.
Ma la maggior parte delle persone rifugge dalla fragilità perché socialmente sconveniente, faticosa da sopportare.

(...)Una pietra non è fragile perché sopravvive a tutti gli urti.

Invece desideri, speranze e anche tristezza sono fragili perché non sanno resistere alle aggressioni dell'indifferenza.
Vanno in pezzi.
E qui sta il loro valore enorme.
Sono infinitamente più preziose le emozioni e le parole che si rompono di quelle inconsistenti che non si rompono mai."

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