Mi sembra di vedere il mio
Io attraverso una lente che lo
rifranga e moltiplichi; tutte
le figure che si agitano
intorno a me sono altrettanti
Io ed io mi adiro del loro
modo di agire….»
E.T.A. Hoffmann
Parlare del "Doppio" consente di intraprendere un viaggio introspettivo
L’uomo, infatti, è sempre stato affascinato da sè stesso , ed ha affrontato spesso nell'arte l’analisi di sé,o dei suoi “sé”, come Giovanni Savino nel suo lavoro "Psychophotography .
E' un Savino inedito ,più cerebrale e ludico al contempo, all'inseguimento delle vertiginose possibilità della tecnologìa digitale e dell'inconscio come dimensione non solo patita ma anche giocata esperimentata. E' un Savino psichedelico ma consapevole che il contatto con il mondo interno delle sue fantasie richiede più impegno, dolore, sofferenza ed abnegazione
della conoscenza della realtà esterna, perchè non possiamo usare la razionalità e perchè lo specchio ci confronta con immagini talvolta poco piacevoli o troppo lontane dell’idea che abbiamo di noi stessi.
E' lo Specchio che la fa da padrone in questa produzione fotografica . Noi sappiamo quanto in ogni cultura, civiltà, popolo, l’Ombra, il Sosia, lo Specchio – intesi come proiezione autonoma del nostro Io – abbiano sempre rappresentato il magico, infuso un alone di paura e
mistero intorno a sé.
Basti pensare allo stesso termine latino “imago-inis”, il cui significato non è solo legato alla sfera visiva, ottica, ma anche alla “parvenza”; difatti, la parola “imago” può essere tradotta come “eco, visione, sogno, apparizione”, con evidente allusione alla sfera del magico, al sortilegio,all’amore per se stessi.
C'è anche il terrore di non riuscire a vedere la propria immagine riflessa nello specchio, segno di malvagità, di demoniaco, tratto distintivo delle storie sui vampiri.
Il tema del doppio è un «apologo sulla condizione umana», da sempre dilaniata fra Bene e Male, rettitudine e corruzione, ingenuità e conoscenza.
Nella prismatica tematica del doppio, compaiono differenti sfumature: può manifestarsi come la nostra ombra divenuta autonoma – come nella storia di Peter Schlemihl di Adalbert Von Chamisso, o nella fiaba L’ombra di Andersen; doppia è anche la nostra immagine allo specchio – si pensi alla storia di Erasmo nelle Avventure della notte di San Silvestro di Hoffmann; ma forse, nell’immaginario comune, il doppio si esplicita appieno nella figura del sosia, come appare nell' Elisir del diavolo di Hoffmann, ne Il Sosia di Dostoevskij, fino allo studio chiave sul Perturbante di Freud, “unheimlich”, termine che Freud stesso descrisse come intraducibile in altre lingue. Esso è l’antitesi dell’aggettivo “heimlich”,“confortevole, tranquillo”, che deriva da “heim”, “casa”, quindi “unheimlich” è ciò che, all'opposto, suscita spavento,sospetto, inquietudine, perché non noto, familiare, quotidiano.
Nel linguaggio corrente con la parola “perturbante” s’indica una peculiare situazione, un disagio, uno sdoppiamento, in riferimento ad una perdita di identità, ad un’alienazione, e tale disagio riguarda il soggetto, l’Io, il suo inconscio.
In questa galleria fotografica giochiamo con l'autore e la sua leggerezza , quasi come bambini che si divertono a fare giochi di parole, indovinelli, enigmi, rebus ma talvolta ci turbiamo per l’emergere improvviso di una figura di sosia, un’invasione dell’inconscio nel campo del conscio, un “ritorno del rimosso”, che, spesso, assume i tratti del demoniaco, perché, a ben guardare, c'è come sottolineava Freud «il manifestarsi dell’angoscia della morte, la quale, scansata in quanto lutto e dolore, si ripresenta nel reale, con la beffarda e ghignante figura del Sosia». Ciò che è escluso, rimosso, insomma il familiare, diventa tormento e perturbante.
Il doppio è la parte “ALTRA” di noi, ciò che siamo ma non conosciamo razionalmente, ciò che siamo ANCHE .
Alla base della creazione , e quindi anche alla base della creazione artistica come nel caso di Savino,c'è sempre un’individuo indivisibile primordiale (dal termine lat. individuus, composto da in- negativo e dividuus da dividere; che ricalca il termine gr. atomon composto da a- negativo e temno = tagliare), il quale, per essere percepito, ebbe bisogno di un taglio, della duplicità gemellare, della divisione ma anche del rapporto e dell'interazione, del gioco e dell’immagine speculare.
E' lo Specchio che la fa da padrone in questa produzione fotografica . Noi sappiamo quanto in ogni cultura, civiltà, popolo, l’Ombra, il Sosia, lo Specchio – intesi come proiezione autonoma del nostro Io – abbiano sempre rappresentato il magico, infuso un alone di paura e
mistero intorno a sé.
Basti pensare allo stesso termine latino “imago-inis”, il cui significato non è solo legato alla sfera visiva, ottica, ma anche alla “parvenza”; difatti, la parola “imago” può essere tradotta come “eco, visione, sogno, apparizione”, con evidente allusione alla sfera del magico, al sortilegio,all’amore per se stessi.
C'è anche il terrore di non riuscire a vedere la propria immagine riflessa nello specchio, segno di malvagità, di demoniaco, tratto distintivo delle storie sui vampiri.
Il tema del doppio è un «apologo sulla condizione umana», da sempre dilaniata fra Bene e Male, rettitudine e corruzione, ingenuità e conoscenza.
Nella prismatica tematica del doppio, compaiono differenti sfumature: può manifestarsi come la nostra ombra divenuta autonoma – come nella storia di Peter Schlemihl di Adalbert Von Chamisso, o nella fiaba L’ombra di Andersen; doppia è anche la nostra immagine allo specchio – si pensi alla storia di Erasmo nelle Avventure della notte di San Silvestro di Hoffmann; ma forse, nell’immaginario comune, il doppio si esplicita appieno nella figura del sosia, come appare nell' Elisir del diavolo di Hoffmann, ne Il Sosia di Dostoevskij, fino allo studio chiave sul Perturbante di Freud, “unheimlich”, termine che Freud stesso descrisse come intraducibile in altre lingue. Esso è l’antitesi dell’aggettivo “heimlich”,“confortevole, tranquillo”, che deriva da “heim”, “casa”, quindi “unheimlich” è ciò che, all'opposto, suscita spavento,sospetto, inquietudine, perché non noto, familiare, quotidiano.
Nel linguaggio corrente con la parola “perturbante” s’indica una peculiare situazione, un disagio, uno sdoppiamento, in riferimento ad una perdita di identità, ad un’alienazione, e tale disagio riguarda il soggetto, l’Io, il suo inconscio.
In questa galleria fotografica giochiamo con l'autore e la sua leggerezza , quasi come bambini che si divertono a fare giochi di parole, indovinelli, enigmi, rebus ma talvolta ci turbiamo per l’emergere improvviso di una figura di sosia, un’invasione dell’inconscio nel campo del conscio, un “ritorno del rimosso”, che, spesso, assume i tratti del demoniaco, perché, a ben guardare, c'è come sottolineava Freud «il manifestarsi dell’angoscia della morte, la quale, scansata in quanto lutto e dolore, si ripresenta nel reale, con la beffarda e ghignante figura del Sosia». Ciò che è escluso, rimosso, insomma il familiare, diventa tormento e perturbante.
Il doppio è la parte “ALTRA” di noi, ciò che siamo ma non conosciamo razionalmente, ciò che siamo ANCHE .
Alla base della creazione , e quindi anche alla base della creazione artistica come nel caso di Savino,c'è sempre un’individuo indivisibile primordiale (dal termine lat. individuus, composto da in- negativo e dividuus da dividere; che ricalca il termine gr. atomon composto da a- negativo e temno = tagliare), il quale, per essere percepito, ebbe bisogno di un taglio, della duplicità gemellare, della divisione ma anche del rapporto e dell'interazione, del gioco e dell’immagine speculare.
I Gemelli che Savino nomina, Cosma e Damiano, rappresentano talvolta la lotta che l'essere umano deve compiere per superare le opposizioni e le antinomie interne talaltra sono assolutamente simili, doppi, copie l’uno dell’altro, e in questo caso esprimono l’unità di una dualità equilibrata, l’armonia interiore ottenuta attraverso la riduzione del multiplo all’uno.
Superato il dualismo, la dualità non è altro che apparenza o gioco di specchi.
In fondo la storia del Dr Jekyll e Mr. Hyde non è che un bellissimo apologo sulla condizione umana: ognuno di noi è il Dr. Jekyll e, naturalmente, ognuno di noi è Mr.Hyde, anche se non lo diamo a vedere o facciamo fatica ad ammetterlo o addirittura del tutto inconsapevoli. Chi non ha mai pensato o almeno desiderato una volta nella vita di poter dare sfogo a
emozioni, sentimenti oppure fantasie, piaceri strani, brutali, perversi, ma di sentirsi impossibilitato a farlo per rispetto di una legge giuridica, di una legge morale o per rispetto della propria reputazione? Non somigliamo a quei personaggi pirandelliani, rinchiusi nella prigione della maschera ?
Quindi il “doppio” che cosa è in fondo? E' l’alter ego che esiste in ognuno di noi, che ci accompagna discreto e silenzioso, lungo tutta la nostra esistenza, per poi emergere, riaffiorare, apparire nei sogni ogni notte .
La paura e desiderio ci parlano del rapporto di ognuno di noi con il suo inconscio ,e talvolta dietro un profondo desiderio si cela il timore di scoprire qualcosa di sconvolgente su noi stessi.
Stevenson, fa profetizzare a Jekyll che “ l’uomo non è autenticamente uno, ma è autenticamente due […] e alla fine sarà riconosciuto come una mera aggregazione di soggetti multiformi, incongrui e indipendenti fra di loro” e che tutte queste identità convivono forzatamente,aspettando di sopraffarsi per emergere.
Superato il dualismo, la dualità non è altro che apparenza o gioco di specchi.
In fondo la storia del Dr Jekyll e Mr. Hyde non è che un bellissimo apologo sulla condizione umana: ognuno di noi è il Dr. Jekyll e, naturalmente, ognuno di noi è Mr.Hyde, anche se non lo diamo a vedere o facciamo fatica ad ammetterlo o addirittura del tutto inconsapevoli. Chi non ha mai pensato o almeno desiderato una volta nella vita di poter dare sfogo a
emozioni, sentimenti oppure fantasie, piaceri strani, brutali, perversi, ma di sentirsi impossibilitato a farlo per rispetto di una legge giuridica, di una legge morale o per rispetto della propria reputazione? Non somigliamo a quei personaggi pirandelliani, rinchiusi nella prigione della maschera ?
Quindi il “doppio” che cosa è in fondo? E' l’alter ego che esiste in ognuno di noi, che ci accompagna discreto e silenzioso, lungo tutta la nostra esistenza, per poi emergere, riaffiorare, apparire nei sogni ogni notte .
La paura e desiderio ci parlano del rapporto di ognuno di noi con il suo inconscio ,e talvolta dietro un profondo desiderio si cela il timore di scoprire qualcosa di sconvolgente su noi stessi.
Stevenson, fa profetizzare a Jekyll che “ l’uomo non è autenticamente uno, ma è autenticamente due […] e alla fine sarà riconosciuto come una mera aggregazione di soggetti multiformi, incongrui e indipendenti fra di loro” e che tutte queste identità convivono forzatamente,aspettando di sopraffarsi per emergere.
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