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UOMINI CHE ODIANO LE DONNE : IL SESSISMO MALEVOLO E IL SESSISMO BENEVOLO di Maria Rita Milesi


IN OCCASIONE DEL 8 MARZO , "STATI DELLA MENTE" È LIETA DI PUBBLICARE QUESTO ARTICOLO DI MARIA RITA MILESI PSICOLOGA -PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA .



In un articolo del 1996 Peter Glick della Lawrence University e Susan Fiske della University of Massachusetts at Amherst, hanno proposto una teoria del sessismo nei confronti delle donne caratterizzandolo come "ambivalente".

La prima domanda che i due autori si pongono è se il sessismo sia una forma di pregiudizio. Il pregiudizio è un atteggiamento sfavorevole verso persone e gruppi, altamente stereotipato, rigido, che si manifesta col rifuggire dai contatti sociali con tali gruppi. Gli autori sottolineano che quello verso le donne è un pregiudizio particolare in quanto uomini e donne instaurano strette e continue relazioni sociali; inoltre esso è marcato da una profonda ambivalenza, non da un’antipatia uniforme. Per di più chi è sessista non è preoccupato di manifestarlo contrariamente a quello che avviene con altri tipi di pregiudizio.

Gli autori, dunque, prendono in considerazione due componenti del sessismo che esprimono due atteggiamenti contrastanti nei confronti delle donne: il sessismo ostile e il sessismo benevolo.

Il sessismo ostile, la forma prevalente di sessismo, corrisponde alla definizione classica di pregiudizio; si evidenzia con un’antipatia dichiarata verso le donne, una loro svalutazione fatta esclusivamente in base al genere sessuale e una loro conseguente discriminazione in tutti gli ambiti della vita sociale.

Il sessismo benevolo consiste invece in una visione stereotipata della donna, che suscita sentimenti positivi, comportamenti prosociali e la ricerca di intimità. Ciononostante gli autori non ritengono positiva questa forma di sessismo in quanto è legata allo stereotipo tradizionale, alla dominanza maschile nella vita sociale ed è quindi discriminante. Non a caso il sessismo benevolo fornisce una giustificazione al relegamento della donna in ruoli domestici, infatti sia il sessismo ostile che quello benevolo servirebbero a legittimare il potere degli uomini. 
Secondo i due autori il sessismo ostile e il sessismo benevolo si suddividono in tre componenti: paternalismo, differenziazione di genere, eterosessualità.
Per paternalismo si intende la modalità di relazionarsi agli altri nella maniera in cui un padre si relaziona con i suoi figli. Ciò mette in evidenza l’ambivalenza del sessismo in quanto implica sia caratteristiche di dominanza (paternalismo dominante) sia affetto e protezione (paternalismo protettivo).
Il paternalismo dominante giustifica la patriarchia perché considera la donna non completamente adulta, legittimando così la necessità di una figura maschile sovraordinata. D’altro canto il paternalismo dominante coesiste col paternalismo protettivo; quest’ultimo infatti sottolinea la dipendenza diadica dell’uomo verso la donna come moglie, madre e oggetto romantico (ai fini della riproduzione). Ecco perché la donna deve essere amata e protetta (la sua debolezza richiede la protezione maschile).

La differenziazione di genere è la prima e la più netta categorizzazione sociale che gli individui effettuano; essa implica una componente competitiva e una complementare. La differenziazione di genere competitiva giustifica anch’essa il potere maschile nella società, infatti solo agli uomini vengono attribuiti tratti che sono necessari per dirigere le istituzioni sociali. La differenziazione di genere complementare ascrive alle donne tratti positivi che sono complementari a quelli degli uomini (es. caratteristiche stereotipicamente non attribuite agli uomini, come la sensibilità, la dolcezza, ecc…). Questo si riflette nella divisione tradizionale dei ruoli che relegano la donna ai lavori domestici. Per il sessista benevolo le donne completano gli uomini.

L’eterosessualità è senza dubbio la componente più importante dell’ambivalenza degli uomini verso le donne. Le relazioni sentimentali sono ritenute da entrambi i sessi il principale fattore che contribuisce alla felicità nella vita; inoltre queste relazioni sono le più intime e le più profonde tra quelle che gli uomini instaurano. La motivazione che spinge gli uomini ad avere rapporti sessuali con le donne è proprio legata alla necessità di instaurare queste relazioni psicologicamente intime (intimità eterosessuale). Ciononostante queste stesse relazioni costituiscono la più grande minaccia di violenza verso le donne. Infatti l’ostilità verso di esse è caratterizzata dalla credenza che utilizzino il loro fascino sessuale per manipolare l’uomo e dominarlo. Quindi per alcuni uomini l’attrazione sessuale verso le donne può essere inscindibile dal desiderio di dominarle (ostilità eterosessuale).

Glick e Fiske suggeriscono che il sessismo ostile e benevolo traggono le loro radici dalle condizioni biologiche e sociali che caratterizzano i gruppi umani. Sebbene gli antropologi non sono del tutto d'accordo sul fatto che il predominio maschile caratterizzi tutte le culture umane, concordano nel ritenere che il patriarcato ( gli uomini posseggono il controllo strutturale delle istituzioni economiche, giuridiche e politiche) prevale nelle diverse culture.

Gli atteggiamenti verso le donne che gli autori indicano come sessismo ostile e sessismo benevolo hanno origini antiche, infatti si ritrovano chiaramente nell’Odissea scritta da Omero ben tremila anni fa. Penelope rappresenta l’ideale greco dell’essere donna: bella, intelligente, ben educata, il pilastro della casa, fedele e subordinata al marito. La maga Circe e le Sirene cercano invece di adescare Ulisse con le loro arti seducenti. Nonostante sia passato molto tempo dall’età Omerica, queste immagini corrispondono perfettamente alla visione odierna ambivalente della donna: da una parte la moglie fedele e dall’altra la seduttrice che domina l’uomo. 

Bibliografia

Glick P, Fiske ST. (1996) The Ambivalent Sexism Inventory: Differentiating Hostile and Benevolent SexismJournal of Personality and Social Psychology 1996, Vol. 70, No. 3, 491-512